Un Genoa decisamente brutto quello che, sbandando nella parte centrale della gara, torna da Roma inanellando la terza sconfitta consecutiva contro i giallorossi di Gian Piero Gasperini a cui basta di fatto un paio di minuti in più di un quarto d'ora (dal 14' al 31') per segnare le tre reti decisive nel finale 3-1 in loro vantaggio.
E non basta una ripresa più attenta a rendere meno amara la sconfitta per il Grifone e il suo tecnico Daniele De Rossi che, presentando la sfida alla vigilia, aveva lanciato un paio di messaggi molto chiari sulla sfida dell'Olimpico. Su tutti il desiderio di portare via qualche punto salvezza alla squadra che è stata quella di una vita intera da calciatore, cosa molto distante nella prova fornita da Vasquez e compagni, al di là delle emozioni del saluto coi suoi vecchi tifosi.
Sono infatti "rabbia e fastidio" per quanto visto in campo dai suoi ragazzi, i primi pensieri del mister genoano ai microfoni di Dazn nel post partita, tendendo a minimizzare l'effetto emotivo rispetto alla preparazione della gara. "Non mi è piaciuta la prestazione che abbiamo fatto - ha esordito netto - Lasciando da parte il saluto finale e l'affetto di tifosi romanisti e miei ex giocatori, quelle sono cose che rimangono e sarebbero state uguali con un pari o una nostra vittoria. Anzi, forse con un risultato diverso sarei stato più sereno nell'andare a salutare. Questa partita aveva una sorta di romanticismo che l'ha accompagnata durante la preparazione, ma non è cambiato nulla rispetto al solito, prima di ogni partita mi addormento con difficoltà - ha continuato De Rossi - Ai miei ragazzi ho cercato di far capire, anche nei discorsi, quanto per me fosse importante solo il nostro risultato, mentre tutto quello che era intorno non doveva scalfirci e non credo l'abbia fatto".
Eppure qualcosa non ha funzionato. E se con l'Atalanta era stato un episodio a inclinare il piano, contro la Roma, un po' come contro l'Inter, per l'allenatore genoano da rivedere è l'approccio: "L'abbiamo preparata in modo simile a come fatto con l'Atalanta, anche se in quel caso l'espulsione all'inizio ci ha costretto a lottare un po' di più. E i giocatori della Roma mi hanno detto di averla vista ed essere 'in allarme'. Mi è dispiaciuto che nel primo tempo siamo stati un po' leggeri in troppe circostanze, e contro una squadra così forte non te lo puoi permettere. Gli errori li fanno tutti, ma farne tanti tutti insieme nel primo tempo significa chiudere praticamente la partita immediatamente".
Un discorso collettivo, dal quale De Rossi non sottrae nessuno: "Mi ha dato fastidio un po' di passività, un po' di leggerezza nei duelli - ha sottolineato - Questa squadra se gioca al 100%, come ha fatto nelle prime mie sei o sette partite, può vincere o mettere in difficoltà chiunque, e può uscire sempre a testa alta. Ma se gioca al 99%, con le squadre un po' più deboli magari farà solo fatica, come ad esempio nel primo tempo con il Verona. Con le squadre forti come la Roma però prendi le imbarcate. Questo è quello che penso e dovrò lavorare meglio in funzione di questo aspetto, fermo restando che su sette partite penso di poter essere soddisfatto delle prime sei, per atteggiamento e per prestazioni oltre per quello che hanno dato i giocatori anche in allenamento".
Al di là dell'aspetto tecnico e dell'analisi della prova del suo Genoa, non poteva mancare comunque un accenno alla parte emozionale: "Non so quale sia stato il momento più impattante, è una settimana che mi arrivano messaggi e altro. Qualcosa sicuramente mi ha emozionato, forse il saluto coi giocatori che mi sono venuti incontro prima della partita felici di rivedermi. Sono andato sotto la curva che mi ha trattato da re per tanti anni e continua a farlo, quindi tutto è stato impattante. Sapevo sarebbe stato così, che avrei fatto questo giro e l'ho detto prima perché il risultato non condizionasse la mia decisione. E' stata una bella serata, però poi il resto è il mio lavoro, è la mia vita, la mia quotidianità e non mi è piaciuto il lavoro che ho fatto fare alla mia squadra".