Innovazione - 20 novembre 2018, 18:03

"Hannes": premio alla mano robotica che sostituisce per il 90% quella umana

"Hannes", la mano robotica di IIT e Inail, ha appena vinto il Premio per l'innovazione ADI Design Index. Ecco come funziona la protesi in grado di sostituire quasi interamente l'arto umano. Intervista al ricercatore Matteo Laffranchi (VIDEO)

È stata presentata ufficialmente solo lo scorso maggio e ha già vinto un premio prestigioso. Si tratta di “Hannes”, la mano di derivazione robotica dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova e di Inail Centro Protesi di Budrio, cui è stato conferito oggi, a Roma, il Premio per l’Innovazione ADI Design Index 2018 dall’Associazione Disegno Industriale.

Ancora una volta, quindi, IIT si è distinto per il costante lavoro di ricerca. In questo caso bellezza estetica, funzionalità, materiali e concept innovativo sono le caratteristiche che hanno determinato l’assegnazione del premio e la conseguente segnalazione alla Presidenza della Repubblica Italiana per il conferimento del prossimo Premio Nazionale per l’Innovazione (“Premio dei Premi”).

“Hannes” è la protesi sviluppata dal Rehab Technologies Lab, il laboratorio congiunto nato nel dicembre 2013 dalla collaborazione tra l’Inail e l’IIT (ben 6 i ricercatori dell’Istituto di Genova impegnati nella sua realizzazione), che a breve sarà immessa sul mercato e che è destinata a rivoluzionare la protesica. Infatti, rispetto agli altri arti artificiali, si distingue per la parte meccanica, che è unica nel suo genere, e che conferisce alla mano poliarticolata versatilità e naturalezza del movimento.

Si muove col pensiero, grazie agli impulsi elettrici che dal cervello arrivano ai sensori posti sul braccio, il pollice è orientabile in 3 differenti posizioni e il polso si piega in 5. Per uomo e donna, con guanto diversificato e in due misure, “Hannes” riesce a sostituire la mano umana per circa il 90% delle funzioni. La sua batteria dura un giorno e un software che si interfaccia con lei mediante connessione bluetooth, consente di calibrare i parametri di funzionamento di “Hannes” in base alle esigenze e alle caratteristiche personali del paziente, che può afferrare un oggetto grande e pesante, fino a 15 kg, come un oggetto piccolo e leggero quanto un chiodo o un foglio.

Inoltre, ai passi in avanti che compie la scienza, corrisponde anche un “balzo in avanti nella democratizzazione della tecnologia”, come spiega Matteo Laffranchi, ricercatore Rehab Technologies Iit-Inail, in quanto, una volta in commercio, dal 2019, questa mano avrà un costo inferiore del 30% rispetto alle protesi concorrenti. E naturalmente sono in fase di sviluppo anche gli altri arti, sia superiori, quindi braccia, sia inferiori, quindi gambe e piedi.

E se "Hannes" già ha un aspetto estremamente antropomorfizzato – si può scegliere se usare, appunto, il guanto maschile o femminile per coprirla o lasciarla col suo aspetto robotico – è destinata a diventare ancor più “umana”. Non tanto nell’estetica, quanto nel funzionamento. Non bisognerà aspettare, infatti, ancora molti anni, per vedere realizzato l’arto in grado di percepire le sensazioni tattili: “I sensori sui polpastrelli saranno in grado di stimolare elettricamente i nervi per riportare al paziente la sensazione del tatto”, conclude Laffranchi.

Ma intanto con “Hannes” è già possibile condurre una vita normale, essendo in grado di prendere in mano il bancomat, appendere un chiodo o spostare una sedia.

 

Medea Garrone