Cultura - 17 luglio 2019, 19:17

Il "Mistero Buffo" di Dario Fo torna in scena con la recitazione di Ugo Dighero

Domani sera, giovedì 18 luglio, alle ore 21, appuntamento con l'imperdibile spettacolo del Festival dell'Acquedotto: ingresso gratuito

Il "Mistero Buffo" di Dario Fo torna in scena con la recitazione di Ugo Dighero

Un irresistibile Ugo Dighero rivisita due celebri monologhi di Dario Fo – Il primo miracolo di Gesù Bambino e La parpàja topola, per il Festival teatrale dell’Acquedotto 2019, giovedì 18 luglio, alle ore 21,30 presso Piccarello, a Sant’Olcese. 

È forse questa la più famosa fabulazione di Dario Fo, quella che l’ha reso celebre in tutto il mondo: lo spettacolo-contenitore che volava sulle giullarate medievali per planare come un falco sulla satira politica. Il Mistero buffo è un contenitore magmatico e sorprendente. Torna in scena oggi nella vibrante interpretazione di Ugo Dighero: un omaggio al Premio Nobel che mostra ancora intatta la sua grande forza comica. Di quel patrimonio di invenzioni si fa carico l’attore genovese, che propone la sua versione di due celebri passi del Mistero buffo. 

A partire da Il primo miracolo di Gesù bambino, monologo che affonda le sue radici nei Vangeli Apocrifi e diventa una parabola di popolare sensibilità. Il secondo è il travolgente La parpàja topola, tratto dal Fabulazzo osceno del 1982, storia di un contadino sempliciotto cui va in sorte l’eredità del padrone. E lui, misogino e scorbutico, si trova circondato da aspiranti spose. 

Al di là delle vicende e delle trame, le fabulazioni sono terreno impervio per ogni attore: creazione di linguaggi fantastici, tra dialetto e grammelot, storie scabrose che si mutano in miracoli poetici, i testi di Mistero buffo richiedono all’interprete doti non usuali, capacità camaleontica di evocare mille personaggi, di coniugare Medioevo e presente, di tenere un occhio sul testo e uno sull’improvvisazione. Come ha spiegato Ugo Dighero: "Sono affabulazioni in cui chi racconta interpreta anche tutti i personaggi che dialogano tra loro, quindi bisogna usare tutte le tecniche, soprattutto la commedia dell’arte, con le maschere. Se gestisci tutto ciò, è come sedersi al volante di una Ferrari che bisogna saper guidare, ma va che è una meraviglia". Dighero ci riesce e il risultato non manca. 

Redazione

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