Cultura - 04 aprile 2020, 14:00

Marassi: lo scontro tra Guelfi e Ghibellini di Quezzi e il collegamento con la Val Trebbia

In antichità era una palude salmastra alla foce del Bisagno e del Fereggiano, quando San Fruttuoso e la Foce non esistevano e i fiumi sfociavano direttamente nel mare che penetrava all’interno. I romani lo chiamavano “feritor”

F.Schmid-E.Ciceri  1850 ca - ed.Lemercier Paris - da:  "Paesaggio e Immagine di Genova" di Ennio Poleggi edit.  Sagep

F.Schmid-E.Ciceri 1850 ca - ed.Lemercier Paris - da: "Paesaggio e Immagine di Genova" di Ennio Poleggi edit. Sagep

Il passo della Scoffera collegava Genova con la Val Trebbia già dal lontano Medioevo, quando Marassi era il centro di collegamento con qualche manciata di case. Marassi era uno dei nuclei abitativi più importanti, e in antichità si chiamava “Borgo Superiore di Bisagno”, sviluppatosi intorno alla chiesa di Santa Margherita, che gestiva le terre fin dall’ XI secolo. La chiesa si trovava oltre il “Ponte di Prete Beroldo”, che attraversava il greto acquitrinoso del Bisagno fino ad arrivare su una piana chiamata, appunto, il "Piano" di Marassi. Solo nel 1428, il ponte cambiò il nome in "Ponte Rotto", probabilmente perché gravemente danneggiato. “Borgo Superiore del Bisagno” rimase per secoli un importante luogo di produzione agricola, grazie alla piana fertile e ai molti orti che offrivano frutta e verdura di ogni tipo per i mercati cittadini.

"Ponte Rotto" di Cambiaso Domenico Pasquale, seconda metà 1800, da: "La Valbisagno" ed. Stringa

 

In un documento del gennaio 1027 vi è la donazione fatta da Berta o Beza, moglie di Astolfo, del territorio di Marassi al Monastero di Santo Stefano. Il documento cita le proprietà in Bisogno, nel luogo detto Marasi, Santa Margarita. La parrocchia, che passò in seguito sotto la gestione del capitolo della Cattedrale di San Lorenzo e nel 1444 venne affidata ai francescani, che però l’abbandonarono per trasferirsi al Santuario della Madonna del Monte, situato nell’attuale quartiere di San Fruttuoso, lasciando Santa Margherita al clero diocesano. Solo nel 1619 la parrocchia passò ai frati dell’ordine dei Minimi che ampliarono la chiesa e il convento, realizzando il nuovo campanile, grazie all’antica torre di avvistamento guelfa che nel 1322 vide Di Negro rifugiarsi all’interno del campanile della chiesa di Quezzi.

 

Chiesa di S. Margherita a Marassi da:  "La Valbisagno"    edit. Stringa

 

Marassi e Quezzi erano divisi da un'aspra rivalità già dal XII secolo. Nel trecento ci furono numerosi scontri fra gli abitanti, in quanto coloro di Quezzi erano Ghibellini mentre i cittadini di Marassi erano Guelfi agguerritissimi. Secondo il Giustiniani nel XVI secolo, Quezzi, con la frazione di Vegori (oggi Egoli), contava oltre 250 abitanti contro i circa 200 di Marassi e Fereggiano.

 

 

«… e poi la villa di Vegori con dodici fuochi; e Quecio con quaranta, ambedue sotto una chiesa di S. Maria Maddalena; e tuttavia discendendo al basso, la villa nominata Feresiano, e, sotto di quella la villa nominata Marassio con quaranta fuochi la maggior parte di cittadini, sotto la parrocchia di S. Margarita, comune a Marassio e a Fereggiano.» (Agostino Giustiniani,  Annali della Repubblica di Genova, 1537)

 

da: "Genova e paesi circostanti vol 1" ed. Mondani 

 

Sia Marassi che Quezzi, nel seicento facevano già parte della Podesteria del Bisagno, mentre nel 1746 furono colpiti dall’occupazione delle truppe austriache durante l’assedio a Genova, che non ebbe successo in quanto le forze di Schulenberg raggiunsero la periferia della città in aprile, ma rendendosi conto di non avere forze a sufficienza per lanciare un'offensiva, dovettero aspettare fino a giugno l'arrivo di dodici battaglioni di fanteria da parte dei loro alleati sardi. Questi ritardi permisero a spagnoli e francesi di mandare altre truppe in città e Schulenberg abbandonò l'assedio accusando gli alleati di tradimento. Nel 1800, il terreno di scontro tra francesi e austriaci furono le colline proprio intorno a Quezzi, con i forti Quezzi, Richelieu e Monteratti. Solo grazie al dominio napoleonico e la nuova suddivisione amministrativa dell'ottocento, Marassi divenne comune autonomo, con giurisdizione anche su Quezzi e tutta la valle del Fereggiano. Nel 1873 il Comune di Genova aumentò l’espansione oltre i confini del Bisagno, inglobando Marassi, San Francesco d'Albaro, San Martino, Staglieno, San Fruttuoso e Foce, avviando l’espansione urbanistica che cambiò per sempre il volto dei quei “nuovi quartieri”. 

 

 

Da Genova scomparsa, ed. Mondani

 

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Dario Rigliaco

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