Attualità - 05 luglio 2020, 17:00

Alessandro Benedetti, lo scienziato del mare che ama fotografare le onde

Il ricercatore del Cnr, responsabile della stazione di Bonassola, studia il comportamento dei materiali quando entrano in contatto con l’acqua salata. Ma, nel tempo libero, svolge anche un’intensa attività culturale e divulgativa

Alessandro Benedetti, lo scienziato del mare che ama fotografare le onde

C’è una bellissima frase, nel libro ‘La ragazza dai capelli strani’ di David Foster Wallace, che dice: “Waves are what keep oceans from just being very big puddles”, sono le onde a impedire che i mari siano semplicemente delle enormi pozzanghere.

E se lo scrittore americano è stato così bravo a dirlo con le parole, è altrettanto straordinario a spiegarlo e a raccontarlo con la fotografia un ricercatore che vive e lavora da moltissimi anni in Liguria: Alessandro Benedetti.

Quarantotto anni, originario di Milano, ha fatto proprio del mare l’elemento principale della sua vita: per l’attività professionale di tipo scientifico e per la parte divulgativa attraverso la quale racconta, con immagini e parole, come nascono le onde, come si può assistere allo spettacolo del mare in tempesta in sicurezza, come i cambiamenti climatici stiano influenzando il comportamento del mare. E tanto, tanto altro.

Benedetti ama il mare da sempre: “Ho avuto una grande fortuna: quella di poter fare della mia passione anche il mio lavoro”. La Liguria è la terra d’approdo, in particolare la Riviera di Levante, in particolare Bonassola, dove abita e opera da parecchio tempo, sin dagli inizi degli anni Duemila. La fotografia, invece, nasce molto prima, già quando era bambino.

“Partivo da Milano con il treno, per venire in Liguria a fotografare le onde. Il primo rullino l’ho scattato nel 1986 a Celle Ligure, poi non mi sono più fermato. Ho girato tutta la regione, altre parti d’Italia, in Europa ho visitato l’arco Atlantico, sono stato per due volte alle Hawaii, ma mi mancano ancora moltissimi posti, che andrò a visitare quando i miei figli saranno un po’ più grandi, magari con loro... Perché di fotografare le onde non si finisce mai”.

E perché ogni onda, un po’ come ogni fiocco di neve per chi ama l’inverno e la montagna, ha una storia a sé: “Una storia - puntualizza Benedetti - che sarebbe destinata a essere effimera, a durare lo spazio di un solo attimo, se non ci fosse chi, come me, ha voglia di fermare quell’attimo e di lasciarlo lì per sempre”.

Ci vuole una bella dose di poesia, dentro la propria anima, oltre che una particolare costanza: c’è chi l’onda giusta l’attende in cima alla sua tavola, i surfisti, c’è chi invece rimane sulla terraferma, ma sempre a debita distanza, per fissarla sopra a un’istantanea. In più, Alessandro Benedetti ha saputo unire a tutto questo l’aspetto scientifico: poesia ma anche ricerca, insomma.

“Mi sono laureato in Scienze Ambientali e il relatore della tesi era la persona che poi è diventata il mio capo, quando ho iniziato a lavorare”. Scelte e destino hanno voluto che Benedetti finisse proprio dove aveva sognato: davanti al mare, in un laboratorio del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) a Bonassola, attivo nella sperimentazione e ricerca del comportamento dei materiali in ambiente marino, in particolare nel campo delle protezioni attive e passive su materiali metallici con l’obiettivo di adottare soluzioni che non siano impattanti per il mare stesso.

“Il laboratorio - racconta Benedetti - esiste dal 1993, si chiama Mareco ed è una infrastruttura della sede di Genova dell’Istituto di Chimica della Materia Condensata e di Tecnologie per l’Energia, ICMATE, dislocato inoltre a Padova, a Lecco e a Milano. La luogotenenza di Bonassola, di cui mi occupo, dipende direttamente da Genova”.

L’attività di ricerca va avanti nella Riviera di Levante sin dai primi anni Novanta: “La ormai celebre mareggiata del 29 ottobre 2018, però, ha completamente distrutto il laboratorio. Dopo questi eventi abbiamo ottenuto i fondi per ripartire grazie alla approvazione di un progetto in sede ministeriale. Il laboratorio sarà quindi ripristinato; nel frattempo, continuo a lavorare un po’ da casa e un po’ a Genova”.

C’è bisogno di non fermarsi, soprattutto ora che i cambiamenti climatici obbligano il risveglio di una coscienza ambientale che, anche grazie ai movimenti a livello mondiale, sembra proprio essersi ridestata.

Non a caso, il laboratorio di Bonassola ha collaborato anche con altre istituzioni tra cui l’Università di Genova, con cui sono state realizzate collaborazioni nel campo del monitoraggio dei fenomeni meteomarini.

Alessandro Benedetti guida Mareco dai primi anni Duemila: quando la scienza finisce il turno, passa il testimone all’arte, anche se una netta separazione in realtà non c’è mai. Ed è il bello di cui parla il ricercatore: passione e professione vanno di pari passo, senza soluzione di continuità. Si studia quando si fotografa, si fotografa quando si studia.

“La Liguria si articola su un profilo costiero eterogeneo soggetto a mareggiate molto particolari e molto spettacolari. Negli anni s’impara a conoscere i punti di osservazione, e soprattutto s’imparano i comportamenti adeguati da tenere di fronte ad una mareggiata”. Lungi dall’essere vietati, sono spettacoli che vanno goduti in sicurezza, per proteggere l’incolumità dello spettatore ed evitare incidenti anche gravi.

Benedetti, insieme a Stefano Gallino e a Luca Onorato, ne parla molto bene nel libro ‘Wave watching. Lo spettacolo delle mareggiate in Liguria’, che è stato pubblicato da Hoepli in una prima edizione nel 2011 e in una seconda edizione nel 2016. “Il volume - illustra l’autore - è naturalmente corredato da una ricca parte fotografica. Ma ci sono molte informazioni di tipo pratico: ad esempio, quelle legate alla sicurezza”.

Come assistere a una mareggiata in maniera corretta? “Ovvio che non si debba superare il limite bagnato e garantirsi sempre una via di fuga alle spalle che sia percorribile in caso di pericolo. Tenendo conto che in una grossa mareggiata un frangente esploso proietta l’acqua verso lo spettatore anche a 20 metri al secondo, occorre prendere la via di fuga prima che l’onda colpisca, pena rischi per l’incolumità”. Nel libro, si mostrano diverse località delle riviere liguri dove le onde sono più spettacolari. Il percorso ciclopedonale ‘maremonti’ che connette Bonassola, Framura e Levanto è certamente uno tra questi. Spettacolo sì, ma anche devastazione: come nel caso dell’evento di ottobre 2018. “Premesso che le onde di cui parliamo sono fenomeni meteomarini, generati cioè dal vento, ammetto che non ho riscontrato una dinamica simile a quanto accaduto nel 2018 né da quando ho iniziato a studiare questi fenomeni, dal 1994, né in archivi meteo che ho consultato per i decenni precedenti. C’è quindi da chiedersi se sia stato un evento casuale o se questa dinamica possa ripetersi in futuro. Sono domande necessarie, se si pensa che l’impatto economico di questo evento è stato quantificato nell’ordine del centinaio di milioni di euro sulla Liguria. Una riflessione connessa ai cambiamenti climatici in atto suggerisce che se nei decenni a venire la frequenza di questo tipo di eventi dovesse diventare superiore ai tempi di recupero dei sistemi costieri, beh, c’è di che preoccuparsi”.

Anche per questo il lavoro di ricerca è fondamentale. Ma Alessandro Benedetti interseca agli studi e alla fotografia pure una fitta attività divulgativa: “Il Comune di Bonassola ed il CNR hanno dal 2008 istituito in un locale nel centro del paese il CePAS, Centro di Polivalenza Ambientale e Scientifica. È un presidio che produce divulgazione legata a quanto ruota intorno alle mareggiate e al wave watching. Teniamo conferenze molto partecipate, organizziamo uscite con le scuole, valorizziamo gli aspetti del territorio. Tali attività sono realizzate sia all’interno e all’esterno del Comune di Bonassola. L’onda del mare produce un fortissimo impatto emotivo, che apre le porte della curiosità e del desiderio di conoscenza attraverso cui è poi possibile far giungere diversi elementi didattici”.

Una vita dedicata al mare. Quando è come quella di Alessandro Benedetti, il mare ringrazia. E su questo non c’è dubbio alcuno.

 



Alberto Bruzzone

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