Attualità - 24 febbraio 2021, 17:37

‘Il mio corpo’ arriva in prima visione sugli schermi virtuali di #iorestoinSALA

Il regista Michele Pennetta: "Ho voluto raccontare la precarietà di giovani senza futuro e prospettive"

‘Il mio corpo’ arriva in prima visione sugli schermi virtuali di #iorestoinSALA

Dopo i numerosi riconoscimenti internazionali e la selezione tra i finalisti dei Nastri d’Argento per la sezione ‘Cinema del reale’ arriva in prima visione sugli schermi virtuali di #iorestoinSALA ‘Il mio corpo’ di Michele Pennetta, docufilm con cui il regista conclude la sua trilogia siciliana iniziata nel 2013 con ‘A Iucata’ e proseguita nel 2016 con ‘Pescatori di corpi’; prosegue così l’attività di Circuito che a Genova gestisce i cinema Ariston, City, Corallo, Odeon e Sivori ai quali si aggiungerà l’America di via Colombo a Genova.

Il film uscirà on demand il 26 febbraio e a presentarlo al pubblico in diretta streaming alle 19 ci sarà il critico e direttore del festival di Locarno Giona Nazzaro che dialogherà col regista, il direttore della fotografia Paolo Ferrari e il produttore Giovanni Pompili; introdurrà la diretta Maud Corino, responsabile distribuzione di ZaLab, che sarà come di consueto visibile anche sulla pagina facebook di Circuito Cinema Genova.

Coproduzione svizzero-italiana, il film è interamente ambientato nell’entroterra siciliano e descrive due solitudini: Oscar, poco più che bambino, recupera la ferraglia per suo padre che si occupa di rivenderla; trascorre la sua vita tra le discariche abusive dove i rottami sedimentano. Agli antipodi, ma accanto, c’è Stanley che fa le pulizie nella chiesa del villaggio in cambio d’ospitalità e un po’ di cibo; coglie la frutta nei campi ed accompagna il bestiame al pascolo solo per tenere occupato il suo corpo venuto da lontano. Tra i due nessuna similitudine apparente salvo il sentimento d’essere stati buttati in pasto al mondo, di subire lo stesso rifiuto, la stessa ondata soffocante di scelte fatte dagli altri.

“Con questo nuovo film - dice Pennetta - ho voluto raccontare la precarietà di giovani senza futuro e prospettive: in Stanley e Oscar c'era qualcosa che li accomunava, lo stesso sentimento d’essere stati gettati in pasto al mondo senza preavviso, usando i propri corpi come unico strumento di sopravvivenza”.

Massimo Bondì

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