Sanità - 30 settembre 2021, 11:01

Covid-19: dalla crisi sanitaria al federalismo e alla crisi economica

La destabilizzazione economica che morde per gli effetti del Covid e l'analisi del docente universitario Enrico Mazzino

Enrico Mazzino

Enrico Mazzino

È indubbio che l'emergenza sanitaria da Covid-19 ha messo a dura prova le strutture sanitarie del nostro Paese, così come nel resto del mondo. In Italia, la tutela della salute rientra tra le funzioni concorrenti tra Stato e Regioni. A livello europeo, la Commissione UE ha giocato un ruolo centrale nell'approvvigionamento dei vaccini e nel coordinamento delle politiche messe in atto dagli Stati membri. A entrambi i livelli, nazionale ed europeo, sono emerse tuttavia alcune criticità: ritardi, difficoltà di coordinamento, confusione sull'attribuzione delle responsabilità. Tutto ciò ha contribuito a riaprire il dibattito su un tema già molto discusso, il federalismo. Due i messaggi che emergono a mio giudizio: 1) il decentramento, tipico dei sistemi federali, ma non è il principale responsabile dei problemi osservati durante la crisi sanitaria, posto che gli strumenti per accentrare il potere di gestire un'emergenza esistono; 2) la risposta europea alla crisi Covid-19 c'è stata, ma in prospettiva occorrerebbe rafforzare i poteri e le risorse a disposizione della UE per prevenire e rispondere alle crisi sanitarie. 

La contrazione imprevista dell'offerta (shock negativo dell'offerta) è stata un effetto diretto del lockdown, ossia dell'interruzione delle filiere produttive ritenute non essenziali. Dove è stato possibile, si è  ovviato al fermo delle attività ‘in presenza fisica' attraverso il lavoro da remoto (cosiddetto smart working). Tale soluzione organizzativa non è stata tuttavia applicabile in modo generalizzato: ne sono stati esclusi, ad esempio, alcuni comparti a stretto contatto con il pubblico del settore dei servizi (come turismo e ristorazione) e del settore industriale, dove il lockdown ha determinato la chiusura di impianti e stabilimenti. 

Allo shock dal lato dell'offerta si è aggiunto inoltre uno shock dal lato della domanda, innescato da molteplici fattori.

Le misure restrittive alla mobilità individuale hanno provocato, nell'immediato, il calo dei consumi (come nel caso, ad esempio, di turismo, commercio al dettaglio, trasporti, intrattenimento di massa).

A questo si è aggiunto il cosiddetto effetto reddito: il rallentamento o la chiusura temporanea di alcune attività, infatti, può determinare un calo del reddito disponibile alle famiglie poiché molti lavoratori subiscono una riduzione della retribuzione oppure, nell'ipotesi peggiore, perdono il lavoro.

La crisi ha innescato inoltre un effetto ricchezza, poiché le attività finanziarie possedute dagli individui possono perdere di valore per effetto dell'andamento negativo dei mercati finanziari.

Infine, la pandemia ha certamente aumentato l'incertezza, soprattutto nei casi in cui non sia agevole stimarne la durata e gli sviluppi. Sul piano psicologico, l'incertezza comporta una paralisi della domanda, poiché gli individui tendono a limitare i consumi al minimo indispensabile, a rimandare le spese e a rafforzare il risparmio precauzionale. 

Un'ulteriore amplificazione degli effetti della crisi è passata attraverso il sistema finanziario, ossia i mercati finanziari e le banche. Lo sviluppo della pandemia e delle sue conseguenze economiche ha avuto serie ripercussioni sull'andamento dei mercati finanziari determinando una diminuzione del valore dei titoli che riduce la ricchezza finanziaria delle famiglie e la loro propensione al consumo.

Ad oggi, la Campagna vaccinale in Liguria procede spedita, l’economia continua a crescere anche molto più delle aspettative, basta vedere le cifre previste dal MEF a marzo: questo è incoraggiante e anche il mercato del lavoro va piuttosto bene. La vera sfida sarà riuscire a mantenere il tasso di crescita considerevolmente più elevato di quanto fosse prima della pandemia, è lì che si vedrà la capacità dell'economia italiana di diventare strutturalmente più solida. 

La Campagna vaccini è riuscita grazie alla collaborazione fra Conferenza delle Regioni e Governo: questo è sicuramente un elemento molto positivo e dimostra che quando le Regioni ricevono dallo Stato indicazioni e regole chiare sulla campagna vaccinale, questo si trasforma in un elemento fondamentale per la buona riuscita delle vaccinazioni e anche la Regione Liguria lo ha dimostrato come ha sottolineato di recente il Governatore Toti il quale, come rappresentante delle Istituzioni, fin da subito, sulla Campagna vaccinale, ha espresso la sua posizione in modo deciso tracciando la strada giusta per sconfiggere il virus.

Credo di essere relativamente ottimista sul fatto che se non torneranno le chiusure dovute ai contagi, l’Italia riuscirà a raggiungere, nel primo trimestre del 2022, lo stesso livello di PIL che aveva nel quarto trimestre 2019, l’ultimo pre Covid. 

L’ISTAT registra una crescita già acquisita del Pil per quest’anno pari al 4,7%, è evidente che se si dovesse ricominciare con le chiusure allora si farebbe inevitabilmente un passo indietro e non in avanti. Io vorrei sperare quest’anno in una crescita del PIL vicina al 6%: solo così potremo davvero gridare al successo e osservare in maniera concreta che la crescita economica continua a tutti gli effetti.

Enrico Mazzino
PhD Applied Economics and Quantitative Methods in Health Sector 

Economista sanitario/Farmacoeconomista / Docente Università di Genova

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