Attualità - 25 novembre 2021, 14:54

Sciopero nazionale Usb: presidio a Genova in piazza della Vittoria davanti alla sede dell'Inps

"Per chiedere alla dirigenza regionale dell’Inps di farsi carico delle necessità più urgenti"; il 26 novembre

Sciopero nazionale Usb: presidio a Genova in piazza della Vittoria davanti alla sede dell'Inps

“Manifestiamo compatti contro: 1) un contratto che prevede una ‘mancia’ da 50 euro netti medi mensili a regime nel 2021, tanto vale il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro 2019-2021 del comparto funzioni centrali, che riguarda ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici come Inps, Inail, Aci; 2) uno stipendio che non consente di far fronte agli enormi rincari nella vita di tutti i giorni, a partire dagli aumenti sconsiderati del gas e dell’energia elettrica; 3) il tentativo di scardinare l’attuale struttura retributiva scapito dello stipendio tabellare e l’applicazione delle fasce che finalmente dividano una volta per tutte i lavoratori consegnandoli all’arbitrio insindacabile dei dirigenti; 4) l’esiguità degli stanziamenti per il Ccnl; 5) il mantenimento dell’antidemocratica previsione contrattuale di penalizzare i non firmatari del Ccnl; 6) un ordinamento professionale che non risolve il problema del ‘mansionismo’ e non soddisfa le legittime aspettative dei lavoratori e delle lavoratrici del comparto; 7) l’erosione dei fondi dell’amministrazione per finanziare le posizioni organizzative decise unilateralmente dalla dirigenza”: è quanto si legge in una nota di Usb Liguria.

“Chiediamo – continua la nota – inoltre: 1) il ripristino dello smart working emergenziale fino al termine dell’emergenza sanitaria; 2) tamponi e screening gratuiti per la rilevazione della positività al covid per tutti su base volontaria. Perché siamo oggi davanti all’Inps? Per difendere i lavoratori e i pensionati, ma anche per difendere i servizi pubblici da chi vuole privatizzare, fare profitti e cancellare quel che rimane dello stato sociale. A danno di tutti. L’Inps rappresenta oggi, forse più che altri enti e ministeri, quella parte dello stato sociale più vicino ai bisogni dei cittadini con la garanzia di pensioni certe e sicure, pur se non sempre adeguate al costo della vita, e la garanzia degli altri servizi ai lavoratori e cittadini. Tutto questo grazie ai lavoratori pubblici, preparati e consapevoli del loro importante ruolo e che subiscono da anni la mancata sostituzione di chi va in pensione e, nonostante questo e dei contratti che li mortificano, riescono a far funzionare l’Istituto, come in questo periodo d’emergenza sanitaria dove, nonostante il lockdown, hanno registrato un aumento di produttività del 12,5 %, garantendo l’erogazione - oltre che delle pensioni - di tutte quelle misure necessarie ai cittadini a causa del Covid, come la cassa integrazione, il reddito di cittadinanza, le Indennità Covid e di disoccupazione, i servizi e gli aiuti alle famiglie in difficoltà”.

“A fronte dell’impegno dei lavoratori, - aggiunge la nota - nel bel mezzo di una recrudescenza della pandemia, il governo per mano del ministro Brunetta e della dirigenza Inps, come risposta ai lavoratori presentano il vergognoso contratto di cui sopra oltreché attuare misure organizzative che sembrano fatte apposta per aggravare la situazione sanitaria, con il rientro nelle sedi di tutto il personale e l’apertura incontrollata al pubblico”.

“Siamo oggi qui – conclude la nota – anche per chiedere alla dirigenza regionale dell’Inps di farsi carico delle necessità più urgenti: 1) il mantenimento dello smart working, per tutti e su base volontaria, fino alla cessazione dell’emergenza sanitaria, impedendo l’accesso incontrollato alle sedi; 2) il potenziamento dei servizi d’informazione ai cittadini e pensionati da remoto; 3) il mantenimento di tutte le misure di contenimento, tamponi gratuiti, tracciamento dei contagi e isolamento del personale coinvolto. Ribadiamo come il green pass nei luoghi di lavoro si stia confermando una misura politica e di controllo non sanitaria, strumento che stravolge il rapporto di lavoro e il Ccnl. Vogliamo oggi ribadire la necessità d’investire in personale e mezzi per i servizi pubblici, adeguare salari e pensioni al reale costo della vita, fermare lo sfascio programmato dello stato sociale per favorire lobby e speculatori. I soldi del Pnrr vadano ai servizi pubblici e non alle imprese private”.

Comunicato stampa

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