Politica - 17 gennaio 2022, 15:25

Peste suina, circa 16mila cinghiali infetti, Piana: "Non sappiamo quanto durerà l'emergenza"

La Regione nei prossimi giorni farà una ulteriore ordinanza che non andrà a sovrapporsi a quella ministeriale, ma il cui scopo è chiarire quali saranno le aree considerate off limits

Peste suina, circa 16mila cinghiali infetti, Piana: "Non sappiamo quanto durerà l'emergenza"

Difficile stabilire quali potranno essere i danni economici arrecati ad esempio alle strutture ricettive che potranno avere meno incassi, anche perché non sappiamo quanto potrà durare questo periodo. Noi ci auguriamo che duri il meno possibile, siamo partiti bene, presto”. Lo ha detto il vice presidente della Regione e assessore all’agricoltura Alessandro Piana questo pomeriggio nel corso del punto stampa sulla peste suina che ha portato all’ordinanza ministeriale di chiusura dei boschi in Liguria, in particolare nelle province di Genova e Savona, e in Piemonte, in provincia di Alessandria.

È chiaro – continua Piana - che con il confronto con le realtà agricole ci sarà da fare un monitoraggio per la stima dei danni economici da proporre al ministero. Ho pensato anche con i miei dirigenti di riaprire una sorta di misura 21 per i danni agli agricoltori come durante il lockdown, anche se in questo mi auguro siano molto più bassi”.

Sul fronte dell’epidemia, finora i casi accertati sono otto, tre in Liguria e cinque in Piemonte, mentre altri due sono in fase di verifica. La Regione nei prossimi giorni farà una ulteriore ordinanza che non andrà a sovrapporsi a quella ministeriale, ma il cui scopo è chiarire quali saranno le aree considerate off limits.

L’ordinanza attuale è oltremodo prudenziale – ha commentato il presidente della Regione e assessore alla sanità Giovanni Toti – Entro un paio di settimane anche alla luce di quello che accadrà nella ricognizione delle carcasse, si ridisegnerà l’ordinanza in termini perimetrali, ovvero con meno comuni interessati, sia in termini delle deroghe. Siccome sappiamo bene che non si possono aspettare tre settimane senza dare ai cittadini alcune spiegazioni che nell’ordinanza ministeriale sono contenute, ma non sempre di facile lettura, nelle prossime ore, mi auguro mercoledì, il vice presidente Piana con i servizi veterinari della Regione, con l’istituto zoo profilattico e Anci elaboreranno un’ordinanza regionale al fine di dare ai cittadini un vademecum di quello che si può e non si può fare, dei luoghi che sono frequentabili o meno. È chiaro a tutti che i cinghiali frequentano anche luoghi altamente antropizzati delle nostre città, non si può escludere che un cinghiale infetto può frequentare anche luoghi non interdetti, ma occorre continuare a vivere e quindi non possiamo chiudere tutto, i boschi sono chiaramente più frequentati dai cinghiali che non via XX Settembre, anche se è capitato di vederli in via XX Settembre”.

Il piano prevede, oltre al monitoraggio, anche l’abbattimento selettivo dei cinghiali infetti, che secondo le stime ammonterebbero a circa 16mila. L'abbattimento selettivo, spiega Toti “deve avere alcune caratteristiche, ci vorranno alcuni giorni perché occorre individuare l’area”.

Sul fronte dei ristori, “ho già chiesto ai ministri Speranza e Patuanelli, di pensare a una serie di risarcimenti per le persone colpite dai divieti, come anche delle deroghe in tema di agricoltura, silvicoltura e della raccolta del legno. In altri casi, come l’abbattimento degli allevamenti domestici di suini, è chiaro debba prevedere un risarcimento a chi perde i propri capi di bestiame”.

Entro 36 ore - scrive Regione Liguria in una nota stampa diffusa dopo la conferenza - emetteremo una ordinanza di natura esplicativa o una faq per garantire a tutti i sindaci e ai cittadini dei Comuni compresi nell’area oggetto dell’ordinanza governativa di sapere in modo chiaro quali siano i comportamenti consentiti e quali quelli vietati: senza derogare dalle indicazioni ministeriali, si tratterà di una sorta di vademecum di ciò che si può oppure non si può fare, dei luoghi dove è possibile o non è possibile recarsi, ad esempio per consentire la frequentazione dei parchi urbani recintati". 

La preoccupazione è moltissima – aggiunge Toti – perché si tratta di una malattia molto grave per i suini, per cui non esiste alcun vaccino: in caso di diffusione del virus, le regole europee che tutelano il mercato ci costringerebbero ad azioni altamente impattanti sulla produzione delle carni suine nel nostro paese, un mercato che vale oltre 6 miliardi di euro all’anno. A fronte di questa situazione, l’ordinanza interministeriale era dunque improntata a criteri di massima prudenza, con la perimetrazione di un territorio probabilmente più ampio di quello interessato dal focolaio per evitare che il virus, che ha una fortissima resistenza, possa diffondersi in luoghi in cui gli allevamenti di maiali sono assai più numerosi rispetto al territorio attualmente colpito”. È necessario ricordare che la peste suina non è trasmissibile o pericolosa per l’uomo.

Entro tre settimane – aggiunge Toti – il piano di monitoraggio della pandemia, con la modifica conseguente dell’ordinanza ministeriale, che comprenderà il piano di abbattimento selettivo dei capi. Nel frattempo - conclude Toti - abbiamo già chiesto ai ministri della Salute Speranza e delle Politiche agricole e forestali Patuanelli di prevedere una serie di adeguati risarcimenti per tutte le persone e le attività che avranno danni economici a causa dei divieti, coinvolgendo anche la Camera di Commercio per perimetrare l’ambito dei ristori".

Il nucleo di esperti che riunisce principalmente Regione, Asl e Istituto Zooprofilattico – spiega il vice presidente con delega all’Agricoltura e Allevamento Alessandro Piana – si è formato sin dalle prime segnalazioni perché il fattore tempo è indispensabile per arginare l’emergenza epidemiologica. La priorità è quella di circoscrivere il fenomeno per scongiurare la trasmissione del virus dalle specie selvatiche agli allevamenti, che nella nostra Regione sono prevalentemente a conduzione familiare e allo stato semi-brado. L’area delimitata prevede misure di biosicurezza obbligatorie e come secondo step abbattimenti selettivi, una volta circoscritta l'area critica. Ci stiamo confrontando con le Associazioni agricole per stimare i danni economici del settore e proporre i conseguenti ristori".

Il monitoraggio in Liguria come in Piemonte era attivo da tempo, ed è proprio grazie ad esso che è stato possibile riscontrare il primo caso positivo, il 5 gennaio a Ovada – aggiunge Angelo Ferrari, direttore generale dell’Istituto zooprofilattico di Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta - Al momento sono 8 i casi su circa 50 capi testati. La vera sfida è monitorare con grande attenzione questa ampia area andando a rinvenire le carcasse presenti sul territorio. Saranno particolarmente importanti le prossime 2 settimane perché serviranno a delimitare con maggiore precisione l’area infetta. Serve tempo e serve conoscere meglio questo virus, di cui non sappiamo quale sia il grado di patogenicità: più sarà patogeno e più il focolaio ci chiuderà in breve. Non conosciamo la genotipizzazione del virus: sappiamo che non è di origine sarda”.

Da domani inizieremo con le battute in collaborazione con gli ambiti di caccia e squadre di cacciatori, senza cani né armi: andremo sul territorio nell’area interessata dall’ordinanza per individuare l’eventuale presenza di cinghiali morti - conclude Roberto Moschi, responsabile del Servizio Veterinaria di Alisa - Lavoriamo anche con le associazioni e società sportive che saranno impiegate nelle aree-parco. Abbiamo preparato un vademecum per le regole da seguire in sicurezza: le persone coinvolte che batteranno le aree, senza toccare gli animali, scatteranno una foto con la geolocalizzazione, e invieranno il tutto al servizio di veterinaria”.

Francesco Li Noce


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