Attualità - 12 febbraio 2022, 15:30

La Liguria e la difesa militare sulle coste tra l’Ottocento e il Novecento

Prima dei conflitti mondiali, la Liguria era già terra di difesa e fu armata a dovere. La collocazione geograficamente esposta non ha mai dato tregua alle coste liguri, costrette ad evolversi rapidamente per difendersi al meglio

La batteria di San Benigno sotto la Lanterna di Genova, durante un'esercitazione di inizio '900

La batteria di San Benigno sotto la Lanterna di Genova, durante un'esercitazione di inizio '900

Prima dei conflitti mondiali, la Liguria era già terra di difesa e fu armata a dovere. La collocazione geograficamente esposta non ha mai dato tregua alle coste liguri, costrette ad evolversi rapidamente per difendersi al meglio.

Tra il 1871 e il 1880 l’Italia stanziò 66,6 milioni di lire per le fortificazioni del paese e più di 31 milioni per gli armamenti, una cifra totale che paragonata ad oggi potrebbe essere espressa in oltre 400 milioni di euro. 

Le Alpi Occidentali erano uno degli obiettivi principali dei lavori di fortificazione, assieme alle piazze marittime di Genova e La Spezia. Nel 1882 fu stipulata la Triplice Alleanza, con Germania e Austria-Ungheria, che consentì all'Italia di sospendere i costosi lavori di fortificazione della costa Adriatica e di risparmiare ingenti somme utili a fortificare la costa ligure.


Il pericolo più consistente erano i possibili attacchi da parte francese alle coste della regione Liguria, per cui furono progettati nuovi sbarramenti lungo i passi di collegamento tra la Liguria e la Pianura padana per evitare la minaccia di aggiramento. Inoltre, il progresso tecnologico di fine Ottocento portò alla realizzazione di grandi batterie costiere che però essendo fuori terra, rimanevano comunque esposte pericolosamente. 


A Genova vennero invece approntate undici batterie a difesa del fronte marittimo, la principale costruita alla base della Lanterna armata con pezzi da 320 mm.

A La Spezia, la "Torre Umberto I" segnò un nuovo progresso, con cupola corazzata e armamenti più evoluti. Il progetto dovette però scontrarsi con le difficoltà economiche nazionali, così il prototipo non ebbe seguito e si andò verso l'adozione di nuovi pezzi a tiro curvo, con una portata di tiro di otto chilometri. 

La piazza di La Spezia, il principale arsenale marittimo italiano, fu munito di circa 30 opere armate con più di 300 cannoni, 170 dei quali con funzioni antinave, 100 per la difesa del fronte terrestre e 30 con doppio compito. 


Il golfo della Spezia fin dai primi anni dell'Ottocento, grazie alla sua conformazione geografica, fu utilizzato quale arsenale militare dove forti e postazioni di artiglieria create durante gli anni sopravvissero fino all'inizio del conflitto mondiale, quando le necessità di protezione di uno dei maggiori arsenali del Regno d'Italia, fece sì che molte opere furono riarmate e altre costruite ex novo.

I conflitti mondiali costrinsero la nazione ad attuare altre modifiche e a rivedere i piani.

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Dario Rigliaco

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