Cultura - 02 marzo 2022, 13:03

Ucraina, polemiche per la decisione del Teatro Govi di annullare il Festival di musica e letteratura russa

Tra gli organizzatori il consolato russo, ma all'annuncio in tanti hanno criticato la decisione con una serie di commenti sotto al post, che hanno costretto gli organizzatori a precisare il perché della decisione

Ucraina, polemiche per la decisione del Teatro Govi di annullare il  Festival di musica e letteratura russa

Nel giorno delle polemiche per la cancellazione - poi revocata - del corso di Paolo Nori su Dostoevskij da parte dell'Università Bicocca di Milano, da Genova arriva la notizia di un'altra cancellazione, questa volta del Festival di musica e letteratura russa in programma al Teatro Govi.

Ad annunciarlo su Facebook lo stesso teatro, motivando la decisione, presa insieme al Municipio 5 Valpolcevera, come una "presa di posizione in quanto tra gli organizzatori spicca il Consolato Russo, ed è contro ciò che esso rappresenta politicamente che va la nostra iniziativa, non certo verso gli artisti che si sono dimostrati comprensivi nei nostri confronti e che speriamo di poter ospitare appena la situazione dovesse migliorare".

Sembra partita una crociata contro Dostoevskij, a cui il festival era dedicato, degna della cancel culture che ha preso di mira opere del passato. In questo caso si colpisce un autore morto da oltre 140 anni, i cui scritti, ovviamente niente hanno a che fare con quanto sta succedendo in Ucraina in queste ore.

All'annuncio in tanti hanno criticato la decisione con una serie di commenti sotto al post, che hanno costretto gli organizzatori a precisare il perché della decisione.

A sottolineare la gravità di quanto è successo è stata l'autrice Paola Ronco, che, sempre su Facebook ha scritto:

"Oltre alla sconcertante cancellazione del corso di Paolo Nori su Dostoevskij (EDIT, hanno già fatto marcia indietro), mi tocca mettervi a conoscenza di un altro episodio sulla stessa falsariga. Protagonista è il teatro Govi di Genova, che ha annunciato la cancellazione del Festival di musica e letteratura russa, che era dedicato al 200° anniversario della nascita del povero Dostoevskij, sempre lui. Vi incollo una parte delle motivazioni, perché mi pare interessante riflettere su come le parole vengano usate ormai senza alcuna concatenazione logica, ma solo per ribadire concetti elementari e posizionamenti: 'Il Teatro Govi di Bolzaneto è un luogo di cultura, pace e speranza che non vuole aprirsi a chi preferisce le bombe alle parole. Siamo consapevoli che essere di nazionalità russa non significhi automaticamente essere guerrafondai e siamo consapevoli che in una guerra a soffrire siano i popoli di tutte le fazioni coinvolte, ma in questo terribile clima mondiale preferiamo prendere una posizione netta, nella speranza che si ritorni alla Pace nel più breve tempo possibile'.


Uno degli organizzatori era il Consolato russo: si poteva chiedere un passo indietro a loro, semmai. Si poteva avviare una discussione. Sicuramente non era il caso di buttare Dostoevskij, la musica e la letteratura nel calderone di ‘chi preferisce le bombe alle parole’ – che poi che vuol dire, santiddio? Questa miscela letale di idiozia, servilismo e retorica guerresca non nasce ora, spero che siamo d’accordo su questo. E' stata preparata con molta cura in questi lunghi, spesso insopportabili, anni spesi a ficcare elmetti sulle teste della gente, a tagliare discorsi complicati con la stessa accetta che usiamo al bar quando c’è da sfottersi su chi ha vinto il derby, ad alimentare disprezzo reciproco tra le persone, individuate e additate come nemici pubblici ed eroi del giorno senza soluzione di continuità, a seconda di come gira il trend topic. 


Quando le parole non vengono più usate per capire, per comprendersi, ma solo ossessivamente per far prevalere la propria visione del mondo, per sembrare più intelligenti, per vincere le sfide retoriche, per accumulare reazioni sui social, è a quel punto che si perde tutto. 


Ripigliamoci, per cortesia, e smettiamola di usare le parole come armi, perché il mondo ha un bisogno disperato di complessità, di sfumature, di pensieri lucidi già in condizioni normali. Figuriamoci in un momento del genere
".

Francesco Li Noce

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