Gen Z - il mondo dei giovani - 10 aprile 2022, 09:00

Coronavirus e Generazione Z, come i giovani hanno vissuto la pandemia

Un punto di vista sull'esperienza dell'isolamento forzato che i ragazzi hanno dovuto affrontare dal 2020 a oggi

Coronavirus e Generazione Z, come i giovani hanno vissuto la pandemia

Il periodo che si sono trovati ad affrontare i ragazzi della generazione Z dal 2020 a oggi non è stato sicuramente facile. Nel giro di pochi mesi siamo stati catapultati in una realtà a noi sconosciuta prima di quel momento. In un batter d’occhio ci è stato vietato di fare tutto ciò che per noi prima veniva considerata la normale routine giornaliera.

Tutto ad un tratto trascorrere del tempo in compagnia degli amici, fare delle passeggiate, fare sport e, persino andare a scuola, è diventato pericoloso. L’unica soluzione è stata quella di rinchiuderci nelle quattro mura di casa nostra. I mesi del lockdown personalmente sono stati davvero stressanti.

La cosa peggiore è stata quella di dover convivere con la consapevolezza di non poter mettere piede fuori di casa, e che la vita a cui ero sempre stata abituata mi era stata portata via da un giorno all’altro.

Ricordo bene che passavo le giornate sui social per sentirmi il più vicina possibile al mondo esterno, e per rimanere a contatto con quel briciolo di realtà che mi era rimasta. I sabati pomeriggio in cui solitamente prendevo il caffè insieme alle mie amiche si erano ridotti a videochiamate infinite chiusa nella mia camera, in cui il tempo sembrava dilatato e passava molto più lentamente del solito.

Mi ricordo i pomeriggi che passavo a cucinare nuove ricette trovate online, attività che era diventata molto comune tra gli italiani in quel periodo. Una delle cose peggiori durante il lockdown è stata la nostalgia che provavo verso i miei amici e le persone a me care, come per esempio i miei nonni.

Qualche settimana dopo l’inizio del periodo di quarantena è arrivata la didattica a distanza, che era diventato l’unico modo per evitare il collasso del sistema scolastico. É lì che la mia routine si è ridotta drasticamente: il mio unico compito era diventato quello di stare seduta davanti al pc per circa sei ore al giorno, cercando di seguire le lezioni per quanto possibile.

Sicuramente i lati negativi della didattica a distanza superano di gran lunga quelli positivi: è stata invalidante per molti studenti perché, riducendo al minimo i contatti con il mondo esterno, molti oggi soffrono di attacchi di panico e ansia sociale. Anche il rendimento scolastico è calato drasticamente, perché una lezione a distanza non equivale in alcun modo ad una lezione seguita in classe. Perciò molti studenti si sono sentiti scoraggiati e la voglia di studiare si è estremamente ridotta. Posso dire, in conclusione, che per esperienza personale la pandemia ha segnato in maniera permanente molte persone intorno a me.

Alcuni miei amici, purtroppo, hanno perso i propri cari ed alcuni non hanno neanche potuto dare loro un ultimo saluto a causa del virus. Gli impatti negativi dovuti alla pandemia sono molti: i ragazzi ad oggi sono svogliati, hanno ansia costante e nei casi più gravi molti sono arrivati a soffrire di depressione.

Purtroppo questi due anni ci hanno portato via molte cose, tra cui la possibilità di fare nuove esperienze, di viaggiare, di crescere, ed in generale di vivere la nostra vita come un normale adolescente avrebbe fatto prima dell’arrivo del Covid.

Gaia Uccheddu

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