Attualità - 27 maggio 2022, 15:48

Porto d’armi: le navi della guerra e le rotte in Liguria

Uno speciale del Tg regionale sul passaggio di armi in transito nei porti della Liguria e sul cortocircuito normativo che lo disciplina

Porto d’armi: le navi della guerra e le rotte in Liguria

Dal 2014 un gruppo di camalli genovesi accompagna con scioperi e manifestazioni il transito di navi saudite nel porto cittadino. Navi che trasportano armamenti prodotti nel Nord America e, è l'accusa dei portuali, sono destinati a teatri di guerra, primo fra tutti lo Yemen, lacerato da un conflitto dimenticato. Una di queste imbarcazioni nel gennaio di quest'anno è approdata anche nel porto della Spezia, non avveniva da almeno tre anni.

Per cercare di capire cosa succede lungo le rotte verrà trasmessa lunedì 30 maggio, martedì 31 maggio e mercoledì 1 giugno a Buongiorno Regione e nel tg delle 14 dalla Tgr Liguria – direttore Alessandro Casarin, vicedirettore Ines Maggiolini, caporedattore Luca Ponzi – l’inchiesta Porto d’armi in tre puntate realizzata da Pietro Adami.

Il Collettivo autonomo dei lavoratori portuali ha ottenuto alcune vittorie, dal 2019 infatti non vengono più imbarcate armi dalle banchine genovesi. Resta il problema del transito, una zona grigia su cui le autorità preposte negano la competenza. Ne è esempio il caso della nave cargo Eolika, sequestrata a inizio anno a Dakar, in Senegal, a bordo è stato trovato un carico di munizioni di un'azienda italiana: la nave era transitata nel dicembre 2021 nel porto spezzino, ma non erano state riscontrate irregolarità. Prefettura, capitaneria di porto e Autorità portuale rimandano all'Uama, l'Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento della Farnesina. Dal ministero degli Esteri fanno però sapere che sul semplice passaggio di armi fuori dallo spazio doganale non hanno voce in capitolo. Un cortocircuito normativo, nonostante una legge, la 185 del 1990, che insieme ai Trattati internazionali vieterebbe il transito di armi verso Paesi che violano i diritti umani. Il tema non è solo etico. I lavoratori del porto denunciano anche grossi rischi per la sicurezza: la presenza di esplosivi in un porto civile senza adeguate misure di prevenzione e sicurezza può potenzialmente causare una strage, come l'esplosione nel porto di Beirut dell'agosto 2020. Le azioni antimilitariste da Genova hanno ottenuto attenzione internazionale, fino a trovare sponde impensabili, come l'appoggio di Papa Francesco. Un'alleanza di mondi diversi, uniti contro le armi in porto e contro la generale escalation militare, che precede l'inizio della guerra in Ucraina: solo nel 2021 l'Italia ha esportato armi per un valore di oltre 4,6 miliardi di euro.

 

Redazione

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