Riguardo alle recenti proteste degli studenti e degli insegnanti dell’Istituto Vittorio Emanuele II Ruffini, che da mesi non hanno a disposizione spazi adeguati per il normale svolgimento delle lezioni, si esprime la candidata in consiglio comunale del Partito Democratico Cristina Lodi: «Dalla manifestazione in piazza dei rappresentanti di istituto, mi sono recata personalmente alla sede del Vittorio Emanuele per verificarne le condizioni. Sicuramente nell’idea della “Genova Meravigliosa” non era compreso il decadimento delle scuole… Spesso ci si dimentica che Marco Bucci è sindaco anche della città metropolitana, che ha come diretta competenza gli istituti.
Gli studenti e le studentesse del Vittorio Emanuele da mesi vivono in una situazione di incertezza sul futuro scolastico e non hanno a disposizione aule consone, decorose e, soprattutto, sicure. Non si tratta soltanto di spazi non idonei, ma della sensazione di abbandono che vivono ogni giorno alunni, insegnanti e operatori scolastici, in una scuola che evidentemente non viene considerata dalla Città Metropolitana. Si è parlato anche del trasferimento in altre strutture, che però necessitano di interventi di ristrutturazioni a oggi non ancora ultimati e risultano troppo lontani dal quartiere in cui abita la maggior parte degli studenti.
Mai come in questi anni sono stati investiti soldi su questo settore, eppure l’impressione è che gli interventi da parte della Città Metropolitana siano parziali. Non è possibile che i ragazzi e le ragazze si sentano abbandonati e vedano negato il diritto allo studio.
In questi giorni l’attività del consiglio comunale è ferma, ma sarà mia cura stare al fianco degli studenti del Vittorio Emanuele e occuparmi della questione, certa che il candidato sindaco Ariel Dello Strologo avrà a cura il loro futuro, partendo anche dalla riqualificazione dei luoghi dove vivono, dove crescono e dove si confrontano.
È necessaria per Genova un’amministrazione nuova che parta dai luoghi dove vivono e trascorrono la maggior parte del tempo le nostre ragazze e ragazzi, anche battendo i pugni sui tavoli di Regione e Ministero. Urge una città in cui i ragazzi, le famiglie, e tutti lavoratori del mondo della scuola non si sentano mai abbandonati».






