Tra le meraviglie di Genova, esiste una piazza che più di tutte riporta nel Medioevo.
Si tratta di piazza San Matteo, la piazza gentilizia della famiglia Doria che a pochi passi da una delle porte della città, proprio a ridosso delle mura, aveva trovato il suo insediamento intorno all’anno Mille.
I Doria erano gabellieri e per questo decisero di dedicare la propria chiesa a San Matteo: una chiesa che domina la piazza, circondata dai palazzi dei grandi Doria che nei secoli hanno dato alla città personaggi illustri come Andrea.
Tra i Doria che hanno segnato gli accadimenti e la letteratura con le proprie gesta, uno viene raccontato anche da Dante Alighieri nella Divina Commedia.
Si tratta di Branca Doria, il cui palazzo, ancora oggi, si trova a sinistra della chiesa della famiglia.
Branca fu un nobile vissuto tra il Duecento e il Trecento, un personaggio fatto di luci, poche, e ombre, molte.
Branca, infatti, divenne governatore di alcuni territori in Sardegna dopo aver assassinato a tradimento il suocero, Michele Zanche.
Un gesto che non passò inosservato e che, secondo Dante, costò la dannazione dell’anima di Branca mentre il suo corpo ancora era in vita.
Il sommo poeta, infatti, lo colloca nel 23esimo canto dell’Inferno, nella Tolomea, dove sono dannati i traditori. Qui Dante che, nonostante Branca Doria sia ancora vivo, colloca l’anima di un traditore che, appena commesso il delitto, viene subito dannata e gettata nella Tolomea mentre un diavolo prende possesso del corpo in terra.
Ma secondo alcuni l’anima di Branca si potrebbe incontrare a vagar nella piazza.
Alcuni giurano di aver visto la sua ombra allontanarsi tra le colonne della chiesa e c’è chi pensa che la traccia rossastra che si trova su una di queste, sia proprio “colpa” di Branca che, passando con le mani insanguinate per l’omicidio di Zanche, appoggiandosi lascia macchie di sangue prima di scomparire.






