Gen Z - il mondo dei giovani - 17 luglio 2022, 09:30

Fast fashion: cosa si nasconde dietro la moda per giovanissimi?

Convenienti e di tendenza, ma dietro alla produzione di abiti a pochi euro si celano svariati problemi etici e ambientali

Fast fashion: cosa si nasconde dietro la moda per giovanissimi?

Quali grandi catene di negozi di abbigliamento vi vengono in mente se pensiamo allo shopping? Sicuramente catene di fama mondiale come Zara, HM, Primark e molti altri.
Il problema fondamentale di questi marchi famosi è che fanno tutti parte della categoria del fast fashion. Che cosa intendiamo con questo termine?

Viene utilizzato per definire tutte quelle catene di abbigliamento che producono capi di medio-bassa qualità ad un prezzo conveniente per la maggior parte della popolazione mondiale. Sicuramente se avessimo bisogno di acquistare una semplice maglietta bianca, la maggior parte di noi sceglierebbe quella con il prezzo più basso. Il fast fashion è sicuramente un ottimo metodo per comprare molti capi ad un prezzo conveniente. Da Primark, secondo un’indagine americana, con un budget di 50 dollari si possono comprare tre magliette, una gonna e tre paia di pantaloni. Tutti noi penseremmo subito che sia un investimento più che valido.

Ma quali sono i problemi che si celano dietro al fast fashion?

Sicuramente il primo problema è legato alle condizioni precarie delle persone che lavorano per questi grandi marchi. Il loro salario è basso rispetto alla grande mole di lavoro a cui sono sottoposti ogni giorno e vengono molto spesso sfruttati, poiché il livello di produzione mensile è davvero elevato. Solitamente, quando si parla di fast fashion, il riferimento va ai paesi sottosviluppati come il Bangladesh, il Pakistan, il Marocco ecc.. Dato che la manodopera costa molto poco, si predilige il lavoro delle donne e molte volte addirittura dei bambini.

Il secondo problema del fast fashion riguarda l’impatto ambientale e l’inquinamento. La colpa è principalmente delle sostanze chimiche che vengono utilizzate per produrre determinati capi di abbigliamento. Le sostanze che vengono usate nelle fabbriche si propagano nell’aria, inquinando intere città. Nella situazione di siccità che ci troviamo ad affrontare in questo momento, è doveroso sottolineare che anche lo spreco di acqua utilizzata per il fast fashion è notevole. Secondo uno studio americano, per produrre una semplice t-shirt vengono utilizzati circa 6 litri d’acqua.

Acquistare vestiti che vengono prodotti dalle grandi catene che si trovano sul mercato è sicuramente economico e conveniente, ma bisognerebbe prestare attenzione a tutte le problematiche che si celano dietro ad una semplice maglietta da 10 euro.

Gaia Uccheddu

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