Cultura - 26 luglio 2022, 15:19

26 luglio 1956, affonda il transatlantico Andrea Doria

Il transatlantico costruito nei cantieri genovesi dell'Ansaldo subì lo speronamento da parte di una nave e affondò

26 luglio 1956, affonda il transatlantico Andrea Doria

Era il 26 luglio del 1956 quando il transatlantico Andrea Doria, definito una delle navi più belle della storia, si inabissava per sempre nelle acque dell’Oceano Atlantico.

La nave venne costruita nei cantieri dell’Ansaldo di Sestri Ponente e venne varata il 16 luglio 1951, ribattezzata col nome di uno degli ammiragli che fece grande la storia di Genova.

Comandata da Pietro Calamai, la nave lasciò per l’ultima volta il porto ligure il 17 luglio. Nove giorni più tardi lo speronamento da parte di un’altra nave a causa di un banco di nebbia.

Ad annunciare la tragedia fu Giuseppe Annovazzi, dalle colonne della rivista “Genova”: “L’Andrea Doria, una delle navi più moderne e ammirate, orgoglio della nostra Marina, e particolarmente cara al cuore dei genovesi che la videro nascere, quatto anni or sono, sugli scali dell’Ansaldo, è affondata, in seguito alla collisione con la nave svedese Stockholm”.

Ancora, nell’articolo Annovazzi scrisse: “Partita da Genova il 17 luglio e da Gibilterra il 19 con 1.134 passeggeri, oltre ai 568 componenti dell’equipaggio, l’Andrea Doria navigava, la sera del 25 luglio, in prossimità del Battello-Faro di Nantucket a 180 miglia dal porto di New York, dove era appunto attesa la mattina del 26”.

Ma lo scontro con la nave passeggeri della Swedish American Line, dovuto a un banco di nebbia, provocò la terribile sciagura.

Subito dopo lo scontro partì la macchina dei soccorsi con un salvataggio che venne definito “perfetto” e un numero di vittime limitato.

Non appena incontrammo la nebbia - dichiarò il comandante Calamai - si provvide a chiudere le porte stagne e si comincia a emettere regolari segnali di nebbia e vennero prese altre precauzioni normali. Passato il Battello-Faro di Nantucker, su scala 20 miglia, il nostro Radar rilevava a considerevole distanza l’indicazione di una nave che risultò essere la Stckholm. Siccome la nave si avvicinava e aumentava anche il rilevamento, ordinai il cambio di rotta a sinistra per garantire all’Andrea Doria il maggior spazio possibile. La nave che si avvicinava era costantemente osservata e, non appena uscita dalla nebbia e potemmo vederla a occhio nudo, virò verso di noi e venendo incontro a grande velocità ci colpì sul fianco destro, malgrado il mio tentativo di evitare la collisione”.

Il plauso di tutti andò all’equipaggio del transatlantico italiano, che nella circostanza si comportò, come venne definito dal comandante del transatlantico francese “Ile de France” “al di là del loro dovere e sarebbe impossibile credere a uomini del mare più di quanto essi hanno fatto”.

Il relitto dell’Andrea Doria giace ancora a 75 metri di profondità, mai recuperato, ma razziato da sommozzatori che, nel tempo, hanno portato via materiali di pregio.

 

Redazione

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