Gen Z - il mondo dei giovani - 30 ottobre 2022, 09:30

Il fenomeno Shein e i reali costi dei capi di abbigliamento a poco prezzo

Turni massacranti per i dipendenti garantiscono prezzi di vendita bassissimi: ora anche un documentario inglese racconta cosa succede nelle case di produzione del noto marchio di abbigliamento online

Il fenomeno Shein e i reali costi dei capi di abbigliamento a poco prezzo

Un fenomeno che è notevolmente aumentato durante la pandemia globale è sicuramente lo shopping online. Amazon, Zalando, ASOS... ma quello che alla generazione Z, e non solo, piace di più è sicuramente Shein. È ormai il negozio online per eccellenza, e chiunque io conosca negli ultimi due anni ha acquistato almeno un capo o un accessorio su Shein. È diventato così famoso sia per la varietà di capi di abbigliamento che possiamo trovare, da quelli più sportivi ai più eleganti, sia per i prezzi stracciati. Su Shein è possibile acquistare più di un paio di magliette e qualche pantalone con soli 20 euro. I tempi di spedizione non sono proprio rapidi, ma i prezzi bassi che offre prevalgono sulla lunga attesa. Anche io mi sono ritrovata ad acquistare più volte su Shein, soprattutto durante il periodo della quarantena, dato che tutti abbiamo provato anche solo un po' l'astinenza dallo shopping.

Purtroppo, però, dietro i bassi costi del brand online si cela un gravissimo sfruttamento nei confronti dei dipendenti che lavorano per la catena mondiale di Shein. In questa rubrica ho già parlato dei rischi e dei lati oscuri del fast fashion, e Shein è addirittura considerato ultra fast fashion, dato che i tempi di produzione di un capo ed il suo prezzo sono ancora più bassi del normale. In particolare, gli avvenimenti dell’ultimo periodo hanno scatenato le critiche e l’indignazione del popolo del web. Qualche settimana fa Iman Amrani, giornalista e reporter di un giornale britannico, è riuscita ad infiltrarsi in una delle case di produzione di Shein in Cina per vedere con i suoi occhi come funzionano le fabbriche e come vivono i lavoratori. Secondo il documentario inglese, i turni dei dipendenti sono massacranti, alcuni iniziano a lavorare alle 8 del mattino e finiscono a notte fonda, arrivando così a lavorare circa 18 ore al giorno. Il costo medio della manodopera è di circa 550 euro mensili, ed ogni articolo prodotto viene pagato circa 4 centesimi. La giornalista Iman Amrani ha dichiarato che le donne arrivano a lavarsi i capelli addirittura durante la pausa pranzo, dato il misero tempo che hanno a disposizione per occuparsi della loro igiene personale.

Quello che accade all’interno delle case di produzione di Shein è preoccupante, nessun essere umano dovrebbe essere sfruttato in questa maniera. Ognuno ha il diritto ed il dovere di lavorare, ma le condizioni affinché questo avvenga devono essere dignitose per ogni singolo individuo. Il fenomeno del fast fashion va progressivamente ridotto, e noi siamo la chiave per far sì che questo avvenga: è importante cercare di ridurre l’acquisto di capi fast fashion per cercare di tutelare e salvare coloro che si occupano di realizzare i nostri capi di abbigliamento.

Gaia Uccheddu

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