Attualità - 05 dicembre 2022, 15:51

Moda di seconda mano, chiude definitivamente il marketplace ‘greenchic’

Online dal 2014 con il nome di ‘armadioverde’, si occupava di gestire lo scambio di abiti usati sulla propria piattaforma e aveva il suo centro logistico a Genova

Moda di seconda mano, chiude definitivamente il marketplace ‘greenchic’

Prima di Vinted e di tutte le altre app dedicate allo scambio e alla compravendita di abiti usati, armadioverde si occupava di ridare vita a vecchi capi in buone condizioni, con una notevole diminuzioni di consumi di risorse e risparmio a livello economico per gli utenti. 

L’utente doveva semplicemente creare il proprio profilo, selezionare gli indumenti da mettere in vendita e inviarli al marketplace online. In cambio venivano accreditate stelline, che potevano essere utilizzate per acquistare sulla stessa piattaforma gli abiti di altri utenti, come una vera e propria moneta, aggiungendo una piccola cifra in euro. L’idea era nata da David ed Eleonora, genitori che si sono ben presto resi conto che i capi per bambini avevano vita brevissima: dopo un paio di mesi diventavano infatti inutilizzabili, con conseguenti costi per l’ambiente e per le tasche. Ecco così che con il nuovo portale gli abiti potevano essere riciclati, e non solo quelli per bambini. 

Gli affari andavano bene, tanto che nel 2021 era stato potenziato il centro logistico con sede a Genova e armadioverde ha preso il nome di greenchic, appoggiandosi a MHART, società specializzata nella progettazione, produzione e integrazione di Sistemi di Movimentazione Integrati per le aziendelegate al mondo della moda. 

Nei locali genovesi venivano raccolti gli abiti ricevuti dai clienti per essere poi sottoposti al controllo qualità e poi messi in vendita sulla piattaforma dopo averli fotografati.  

In questi giorni, però, i clienti hanno ricevuto una mail con novità poco piacevoli: dal 1° dicembre, dopo aver messo in circolazione oltre un milione di articoli, armadioverde chiude definitivamente

Una cosa è sempre vera: la ricetta per un buon piatto è fatta con un determinato numero di ingredienti, che devono essere di qualità e utilizzati da abili professionisti della cucina. Tanto più è sofisticato il piatto tanto più è facile che in un attimo venga fuori qualcosa di immangiabile.

Non è facile comprendere per chi è stato seduto in sala come mai le cose siano continuate a cambiare negli ultimi due anni. A tutti loro possiamo dire che siamo profondamente dispiaciuti di non essere riusciti a ostacolare l’ingresso in cucina di sedicenti “chef” chiamati per dare impulso alla crescita, con il mandato  di cambiare tutto ciò che ritenessero necessario, stravolgendo ricette e ingredienti, “chef” che sono andati via (con le tasche piene) lasciando macerie e che sulla porta (con un po’ di spocchia e naso all’insù) hanno anche avuto la faccia tosta di dichiarare: “qui non c’è nulla da fare”. Standing ovation per voi, siamo pienamente d’accordo: non c’era nulla da fare, almeno nulla di quello che è stato fatto o non fatto in questi ultimi 2 anni. Certamente tutto poteva essere migliorato e reso finanziariamente sostenibile ma non necessariamente doveva essere tutto stravolto”. 

La denuncia arriva proprio tra le righe della mail ricevuta dagli utenti iscritti. E continua: “Sarà pure una coincidenza, ma prima del loro ingresso e dei grandi cambiamenti, armadioverde continuava a crescere anno dopo anno, più che raddoppiando in soli 2 anni e subito dopo il delicato ingranaggio che lo governava si è rotto. Negli ultimi pochi mesi è stato distrutto quel che ne restava con la fuga in massa di clienti storici e il crollo delle vendite.

Caro armadioverde nel nostro cuore non sei mai stato greenchic, come non lo sei mai stato per tutti i clienti che ti hanno visto snaturare e che con dispiacere e un po’ di rabbia ti hanno abbandonato rimpiangendoti nelle recensioni. Il nostro più grande rammarico? Aver creduto a chi ci diceva che era arrivato il momento di managerializzare l’azienda con esperti professionisti che avrebbero dato struttura e ulteriore impulso alla crescita”. 

Sulla pagina Facebook di greenchic ci sono diversi commenti di disappunto dei clienti che negli anni avevano affidato i propri abiti ad armadioverde. Un utente scrive in merito alla comunicazione della chiusura: “Ce l'avete fatta a far fallire un sito che, fino a un anno fa, funzionava benissimo. Complimenti. avete fatto tutti gli errori possibili. maleducazione, saccenza, cattiva gestione delle clienti. Pensare che ci ho rifatto il guardaroba spesso su ARMADIO VERDE, con maglioncini semplici e senza marca, ma di ottima qualità, anche di puro cachemire, o anche pezzi presi con un tocco di fortuna, come una borsa Furla o degli stivaletti neri che ho messo fino alla consunzione totale. Poi vi siete votati alle firme ed alle marche ed è finita. Normale. Se voglio le firme sono altri i siti. Se voglio la roba di alto consumo la vado a comprare in negozi a pochi Euro: ma allora dove è l'animo green? ARMADIO VERDE era un sito con una cliente che H&M e Zara non li compra, al limite li scambia. Non avete capito il target. E infatti chiudete”.

Ma molti commenti e giudizi negativi sulla “nuova gestione” non sono mancati nel corso dei mesi: alcuni lamentavano l’abolizione del servizio dei pacchi di abiti direttamente a casa; altri hanno denunciato che le stelle accumulate non avevano più valore d’acquisto; altri ancora che venivano richiesti capi di abbigliamento di brand specifici e le difficoltà incontrate in caso di necessità di effettuare un reso.  

La mail di congedo dei fondatori del marketplace termina ringraziando tutti coloro che hanno partecipato e contribuito alla crescita del progetto, e con le specifiche per chi avesse degli ordini in corso o dei resi da effettuare. Con l’amaro in bocca. 

Chiara Orsetti

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