Sport - 25 maggio 2024, 08:00

'Lo Sport che amiamo' - Mister Alex Bazzigalupi: "Rimango al Multedo, il mio cuore è granata"

Intervista all'allenatore, che ha sfiorato la Promozione: "Vogliamo arrivare in Eccellenza in quattro anni. I nostri tifosi ci seguono come se fossimo una squadra di Serie A"

'Lo Sport che amiamo' - Mister Alex Bazzigalupi: "Rimango al Multedo, il mio cuore è granata"

Si apre questo sabato, e andrà avanti per tutti i sabati successivi, ‘Lo Sport che amiamo’, una nuova rubrica dedicata a personaggi e storie di sport della nostra città e della nostra regione. Ci piace raccontare quel che c’è oltre il risultato sportivo: il sudore, la fatica, il sacrificio, il duro allenamento, l’impegno, le rinunce, lo spirito del gruppo. Tanti valori che vogliamo portare avanti e mettere in luce con quello che sappiamo fare meglio: comunicandoli. Comunicarli significa amplificarli, ed ecco perché lo sport può diventare, sempre di più, ‘Lo Sport che amiamo’. Ci accompagna in questo percorso un giovane di belle speranze: Federico Traverso, laureando in Scienze della Comunicazione. Buona lettura! 

Mister, un secondo posto e una finale playoff combattuta fino all’ultimo. Si può parlare sicuramente di stagione positiva per il Multedo, quali sono state le chiavi per il successo di quest’annata? 
“La chiave del successo è stata sicuramente il gruppo. Un gruppo affiatato, un gruppo che ancora oggi mi dà grandi soddisfazioni, perché dopo una finale playoff persa in quel modo vedere venti ragazzi ancora ad allenamento è qualcosa che ti fa capire che il gruppo è stato davvero la chiave. Anche se di successo non possiamo parlare, perché siamo arrivati secondi e siamo usciti da una lotta per la promozione che probabilmente non ci avrebbe visto pronti ma che avremmo affrontato, come sempre, per vincere ogni partita”.

A inizio stagione si era visto un Multedo inarrestabile, in vetta alla classifica a punteggio pieno dopo sette giornate. C’è stata una partita che vi ha fatto capire di poter vincere davvero contro tutti?
“Ce ne sono un paio. La partita contro lo Speranza, dove perdevamo 1-0 e abbiamo vinto 3-1, e la partita con il Savona dove perdevamo 2-0, poi eravamo sotto 3-2 dopo una nostra rimonta e alla fine la vittoria per 4-3. Queste partite ci hanno fatto capire che potevamo chiedere qualcosa di più al campionato. Poi ci siamo un po' persi, non voglio dare la colpa agli infortuni ma preferisco darla alla giovane età di questa squadra. È una squadra che potrà raggiungere obiettivi importanti negli anni se rimarrà unità, dato che parliamo di un’età media di poco superiore ai 23 anni in un campionato con rose dove non ci sono giovani”. 

Dopo le sette vittorie consecutive è arrivata la prima sconfitta, un folle 4-3 contro l’Olimpic patito in pieno recupero. Non si trattava certo di un match decisivo, ma nelle gare successive il Multedo sembrava avesse accusato il colpo e infatti ha perso il primo posto. Quanto ha inciso quella gara nella testa dei tuoi giocatori e nell’economia della stagione?
“È stata una partita incredibile: siamo andati in vantaggio 2-0, ci siamo fatti rimontare 2-3, poi l’abbiamo ripresa con Schiano e alla fine è arrivato il gol del 3-4. Quel gol è la fotografia di Multedo, di quello che è stato Multedo fino ad oggi, che ogni tanto, forse, si piange un po’ addosso. Invece Multedo deve ripartire da noi, dal calcio, dal quartiere. Un quartiere che è stato comune, che non deve perdere la brillantezza e l’allegria perché è formato da persone splendide”.

Nella parte finale del campionato l’Albissole sembrava non fermarsi più e infatti ha conquistato il primo posto finale. Il Multedo è arrivato secondo e si è regalato una finale playoff. Se te lo avessero detto ad inizio stagione come avresti reagito?
“Vedi, a me avevano chiesto la salvezza, ma tutti pensavamo a vincere. Un mio collega, Sarpero proprio dell’Albissole, scherzava sul fatto che noi pensassimo alla salvezza pur essendo secondi. A livello societario si chiedeva la salvezza, ma ad inizio anno dissi che se non avessi vinto me ne sarei andato. E sono stato vicino ad andare via. L’Albissole è una società strutturata diversamente, noi siamo a “budget zero”, il loro è molto alto, addirittura avevano un ex-Serie B in rosa. Noi siamo giovani, possiamo dire tanto nel futuro ma quest’anno un po’ di peccati di gioventù ci sono stati. L’Albissole è la squadra più forte del campionato e ha vinto meritatamente”. 

La partita da dentro o fuori con il Savona è stata incerta fino alla fine e decisa dagli episodi. Cosa è mancato secondo te per portare a casa la partita?
“Quella partita non si è mai giocata. Abbiamo fatto due settimane di allenamento intensissime, ai mille all’ora. Abbiamo anche corso per il quartiere, il che è una cosa che a me piace tantissimo, far vivere ai ragazzi le salite di Monte Oliveto o le scalinate di Via Pacoret. Secondo me siamo arrivati troppo carichi al prepartita, e quando siamo scesi in campo abbiamo subìto la pressione del match. Anche se abbiamo perso, non tutto il male vien per nuocere. Stiamo facendo cose importanti che la vittoria dei playoff non ci avrebbe probabilmente permesso di fare. Quella partita l’abbiamo persa perché eravamo troppo tranquilli, ci eravamo allenati talmente bene che la sentivamo come già vinta. Dall’altra parte sono arrivati comunicati, lamentele riguardo alla trasferta dei tifosi o sull’arbitro, e questa “tattica” per loro ha pagato. Quando siamo scesi in campo e ci siamo resi conto che non fosse una partita già vinta, ci siamo impauriti. Certo, c’è un rigore sbagliato, una grande chance al 95’ e un gol subìto che assomiglia più a un cross, ma credo che sia stata quella la chiave della partita. Una partita stregata”. 

In quell’occasione, ma anche durante tutto l’arco della stagione, il supporto dei tifosi è stato instancabile. Sono stati loro l’uomo in più di questo Multedo?
“Mi viene quasi da ridere, perché lo sento dire per i club di Serie A, ma una cosa del genere a questo livello non l’ho mai vista. Questi ragazzi ci hanno seguito sempre, sotto la pioggia, sotto il sole, ovunque, da Spotorno a Masone. È un qualcosa che ci inorgoglisce, ogni volta che parlo alla squadra prima della partita la prima cosa che dico riguarda proprio i tifosi, che seguono una squadra di Prima Categoria come se giocasse in Serie A. Mi piacerebbe seguire le orme del ChievoVerona, seguire quella storia lì, perché sono ragazzi che meritano altri palcoscenici. Ci danno una forza incredibile, li amo veramente”. 

Dopo un percorso che per te è iniziato sette anni fa, ad inizio stagione avevi dichiarato: «Se non vinco, vado via». Lo hai ribadito al termine della sfida con il Savona, nel mezzo ci sono state voci su un tuo possibile passaggio al Masone: ad oggi i tuoi piani sono cambiati?
“Sì, sono cambiati. Il rapporto si era un po’ appiattito: in questi sette anni abbiamo perso tre volte i playoff, una volta non siamo andati in Promozione per un mancato ricorso contro la Voltrese che è salita d’ufficio in seguito allo stop per Covid, in un’altra occasione abbiamo ricevuto tre punti di penalizzazione, tutte queste vicissitudini mi avevano fatto capire che non potessimo andare oltre. Poi a fine campionato c’è stato l’interessamento del Masone, che io elogio e ringrazio perché hanno fatto sentire me e il mio staff delle persone importanti. Però qui ho il cuore. E il cuore va oltre la ragione, perché se avessi ragionato con la testa oggi sarei a Masone. Ho fatto delle richieste alla società, non economiche ovviamente, ma per la squadra. La società le ha accolte, e mi hanno dimostrato nei fatti che anche loro hanno voglia di cambiare e di crescere. Mi piace parlare di Bazzigalupi-bis. Al presidente ho chiesto quattro anni, e in questi quattro anni vogliamo raggiungere l’Eccellenza. Questo è il nostro obiettivo. Il presidente mi ha concesso questo tempo per fare qualcosa di eccezionale per Multedo, e questo mi ha caricato tantissimo. Ora bisogna scendere in campo e vincere: non più partire per la salvezza, occorre cambiare mentalità”.

È stata una scelta di cuore, quindi.
“Assolutamente sì. Il mio pensiero va sempre a Bozzano, l’ultimo dei soci che è mancato e che purtroppo non ha potuto vedere la promozione. Non voglio che ci sia un altro Bozzano che non veda il Multedo in Promozione. Vedere coloro che hanno costruito questo campo ancora in società mi riempie di gioia, e sapere che ci sono persone che addirittura fermavano mia mamma per dirle che non dovevo mollare il Multedo mi riempie il cuore. Il Multedo 1930 è tutta un’altra storia”.

Se l’obiettivo a lungo termine è l’Eccellenza, come sarà il Multedo nell’immediato futuro?
“L’obiettivo è di vincere l’anno prossimo. Anche se si tratta di un nuovo corso, io ho confermato tutti. Non abbiamo bisogno di granché per vincere, ho chiesto solo dei miglioramenti a livello di staff che daranno l’idea di questo nuovo corso. Aggiungeremo due figure che ci daranno una grossa mano. Una è Paul Tacchino, che fino all’anno scorso giocava e dall’anno prossimo gli ho chiesto di entrare nello staff, ci sta pensando ma so che dirà di sì. L’altra è Valerio Verde, che lascia la Juniores per affiancarmi e fare qualcosa di speciale. Per questo parlo di nuovo corso, perché non cambiando i ragazzi ho dovuto cambiare per forza di cose qualcosa nello staff. Mi seguiranno sempre Mario Bordo e Marco D’Amelio, l’unico altro cambiamento riguarderà il team manager, che dall’anno prossimo sarà Lorenzo Pisani perché Lorenzo Fossati purtroppo non ha potuto seguirci”.

Federico Traverso

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