Tutto, come è ormai consuetudine, è iniziato con una serie di foto pubblicate sui social. Il periodo è quello delle feste di Natale, passeggiando per strada senza la fretta dei giorni feriali c’è più tempo del solito per guardarsi attorno e, inevitabilmente, l’occhio viene attratto da cumuli di spazzatura che prima non c’erano.
Cartoni, scatole, imballaggi generici, ma anche elettrodomestici, qualche prodotto di elettronica. Di tutto, lasciato lì a bordo strada ad accumularsi senza che nessuno lo portasse via. La condivisione sui social alimentata dall’indignazione (giustificata) generale ha fatto il resto.
Perché la questione rifiuti, in quel di Genova, non è certo esplosa sotto Natale, ma si trascina da mesi, da quando i cittadini si sono trovati a pagare la Tari più cara d’Italia a fronte di un servizio che definire poco soddisfacente è riduttivo.
Il sistema al collasso nelle feste
Il 31 dicembre, a poche ore dal Capodanno, il caso inizia a prendere una forma concreta con il ping pong di parole tra Amiu e il vice sindaco Pietro Piciocchi. L’azienda parla di “alcune criticità”, mentre Piciocchi va dritto al sodo definendo la situazione come “incresciosa e inaccettabile”. In quelle ore sui vari gruppi social cittadini non si contano più le foto delle montagne di spazzatura che sono spuntate nei giorni in tutta Genova. Tutti si chiedono il perché e la risposta è tanto semplice quanto disarmante: nei giorni festivi i centri di raccolta sono chiusi. Quindi, anche raccogliendo i rifiuti, non si saprebbe dove portarli.
La ‘toppa’ di Natale
Sulla scia delle polemiche, Piciocchi l’ultimo giorno dell’anno si è lanciato in un perentorio “nelle prossime ore la città verrà tirata a lucido” annunciando poi una serie di misure da adottare per evitare nuove situazioni simili. Dalle ‘squadre lepre’ per portare via in tempi record la spazzatura buttata fuori dai bidoni ai non meglio descritti ‘educatori ambientali’ con la funzione di dissuadere chi sta per conferire i rifiuti in modo non corretto, arrivando anche ai ‘sacchetti intelligenti’ in grado di quantificare l’indifferenziato. E poi controlli, minacce di multe, e immancabili ringraziamenti ad Amiu a mo’ di ‘toppa’ per fare da contraltare a quei “incresciosa e inaccettabile”. Una spazzata e via per dimenticare il disastro di Natale, ma non sufficiente per mettere mano a un sistema generale che fa acqua.
I maxi progetti
Il futuro, per forza di cose, passa da progetti che portino a un cambio di passo onde evitare che ci si affidi alle sole ‘toppe’ per rimediare ai problemi nella gestione dell’intero sistema. In particolare, si parla da tempo della cosiddetta chiusura del ciclo in Liguria, in modo da rendere la regione indipendente e da gestire completamente in casa la faccenda.
L’ultima novità porta in dote una data da segnare in rosso sul calendario. Durante l’ultima seduta del consiglio comunale di Genova, l’amministrazione ha garantito la fine dei lavori per il TMB (impianto di Trattamento Meccanico Biologico per il secco) di Scarpino entro il 31 marzo 2026. In ritardo rispetto al previsto, ma almeno c’è una data. I lavori, come noto, sono slittati per via di alcuni problemi di cedimento del terreno che ora sembra siano stati superati.
E poi c’è il termovalorizzatore (o, più prosaicamente, l’inceneritore). Solo sulla carta, per ora. Se ne parla da tempo, si ipotizza di sistemarlo a Scarpino, ci si divide anche tra steccati ideologici con l’amministrazione regionale di centrodestra fortemente favorevole e le opposizioni altrettanto fortemente contrarie. Ne ha fatto accenno in consiglio il presidente Marco Bucci, Amiu si candida per realizzarlo, ma al momento è solo nei progetti.
La politica
Impossibile riassumere in poche parole quando l’argomento sia centrale nella narrazione politica cittadina e regionale. Tiene banco da Ventimiglia a Sarzana, fermandosi inevitabilmente a Genova.
Mentre l’amministrazione comunale è alle prese con le ‘toppe’ e con una Tari difficile da giustificare a chi poi deve mettere mano al portafoglio, le opposizioni annunciano battaglia. Nelle ultime ore il Partito Democratico ha annunciato un esposto alla Corte dei Conti puntando il dito contro il centrodestra e contro l'Agenzia dei Rifiuti voluta dall'amministrazione Toti: “Ancora una volta si nasconde e non sceglie. Sulla chiusura del ciclo dei rifiuti Bucci presidente contraddice Bucci sindaco. Nel frattempo i cittadini liguri pagano un’agenzia regionale dei rifiuti inutile e costosa”.
E poi ci sono il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra che, per storia e per comuni radici ambientaliste, hanno una loro visione ancor più oltranzista della gestione rifiuti. Ed è facilmente intuibile la loro strenua opposizione ai sistemi proposti dall’amministrazione regionale per chiudere il ciclo all’interno dei confini regionali.
All’orizzonte, poi, ci sono le elezioni che daranno a Genova un nuovo sindaco dopo sette anni di amministrazione Bucci. Su di lui e sulla sua amministrazione ricadrà l’eredità di un quadro non certo esaltante.
…ma non è sempre tutta colpa della politica e di un sistema lacunoso
È vero, sotto Natale qualcosa non ha funzionato e, più in generale, è anche vero che il sistema di raccolta e gestione rifiuti a Genova non funziona bene. Ma la colpa non è sempre tutta “loro”.
Perché se si va a vedere nei sacchetti e nei bidoni, ci si rende conto che a Genova la percentuale di raccolta differenziata fatta alla base (quindi, in casa) è davvero bassa rispetto alla media di altre realtà nazionali. E non facciamo paragoni con altri Paesi, perché sarebbe impietoso. Secondo Amiu, circa il 40% dei rifiuti buttati come indifferenziati sarebbero potuti essere riciclati e, quindi, avrebbero in qualche modo contributo all’abbassamento della Tari. Perché, lo ricordiamo, Genova al momento è al 51,4% di raccolta differenziata, un dato ben al di sotto della media nazionale che è del 65,2% e che la piazza all’ultimo posto tra le città del Nord. Dato che si traduce in sanzioni che, a loro volta, si traducono in una Tari da record.
E poi, tornando all’intoppo di Natale ma, più in generale, agli abbandoni indiscriminati, se è vero che a monte manca un sistema di raccolta e gestione capace di risolvere le situazioni più critiche, è anche vero che a valle ci sono cittadini che le situazioni critiche le creano senza preoccuparsi delle conseguenze che un incurante abbandono può avere. E poi le foto finiscono sui social.