‘La musica che ci gira intorno’ è il format de ‘La Voce di Genova’ dedicato alla scoperta e alla valorizzazione della scena musicale ligure, con un focus su artisti locali, eventi, nuovi talenti e le tradizioni sonore della nostra regione. Ogni settimana la musica sarà protagonista, in ogni sua forma e da ogni punto di vista. Qui troverai interviste agli artisti, le nuove uscite discografiche, gli appuntamenti per vedere concerti ed esibizioni live e spazio a chi, con la musica, ci lavora: dai produttori ai fonici, dai musicisti ai gestori di locali, teatri e spazi dove è possibile far sentire la propria voce.
Il nome, ‘Retablos’, da solo è capace di evocare antiche tradizioni e preziosi tesori.
Se a questo si aggiunge la canzone d’autrice, l’emozione di qualcosa di unico è assicurata.
Questo accade nell’ultimo lavoro di Giua, dal titolo appunto ‘Retablos’, scritto quattro mani con Riccardo Tesi, virtuoso dell’organetto diatonico, frutto di un’amicizia che dura da oltre vent’anni e che ha visto i due artisti più volte lavorare insieme.
‘Retablos’ è la celebrazione dell’incontro tra culture, esperienze personali e tradizioni, un’opera capace di unire la poesia musicale all’arte popolare peruviana.
Pensare che l’idea di questo disco è nata quasi per caso.
“Riccardo mi ha ingannata - racconta Giua - mi ha chiamata e mi ha chiesto se fossi impegnata la settimana seguente per un concerto. Ero appena tornata dalla tournée con Neri Mar1coré ma mi sono subito resa disponibile così quando ho chiesto dove fosse, mi ha risposto ‘In Perù’. Qualche giorno più tardi siamo partiti”.
È nato così uno spettacolo dal vivo che ha riscosso un grande successo spingendo Giua e Tesi a lavorare per proseguire nel progetto: “‘Retablos’ arriva da questa esperienza. I retablos sono una forma artistica prettamente peruviana, patrimonio dell’UNESCO. Sono opere sacre, delle pale d’altare che si dischiudevano e servivano in forma più modesta a mo’ di cassetto apribile per evangelizzare la popolazione. Col tempo è diventato un qualcosa di matrice popolare che racconta storie di vita quotidiana e non solo. È una forma meravigliosa e ci sembrava la perfetta descrizione di ciò che è per noi fare musica, cioè svelare piccoli quadri, piccole sensazioni, racconti, emozioni, pensieri, che fanno parte della nostra vita”.
Da poche settimane Giua è impegnata in un tour che la porterà in giro per l’Italia. Otto date in cui non mancheranno artisti di grande calibro. Tosca, Vincent Boniface, Vieri Sturlini sono solo alcuni dei nomi: “Ogni ospite è stato scelto perché, in un qualche modo, siamo legati. Vincenzo Boniface è venuto con noi in Valle d’Aosta e a Torino; Tosca Donati sarà con me a Roma. Mia sorella Silvia sarà ospite a a Milano; Vieri Sturlini, chitarrista straordinario con cui ho collaborato nel mio disco precedente, sarà un altro dei musicisti che mi accompagnerà. Sono tutte persone che fanno parte della nostra vita, sono amici e artisti con cui collaboriamo da tanti anni e che stimiamo. Quando si ha la fortuna di fare questo lavoro con degli amici che sono anche musicisti così bravi, il gioco è facile”.
Ogni ospite ha portato una propria impronta, rendendo l’album un mosaico di stili, dalla musica popolare alla canzone d’autore. Tesi, con il suo organetto diatonico, ha fatto da filo conduttore, aggiungendo una dimensione sonora profonda e radicata nella tradizione.
Nata a Rapallo, ma genovese d’adozione, Giua vive un rapporto speciale con il capoluogo ligure. "Genova è una città burbera, contraddittoria. La amo tantissimo con tutte le sue imperfezioni. È una città del mondo ma ha anche un aspetto estremamente provinciale, vive di contraddizioni, di compressioni ma questo è quello che mi piace. C’è qualcosa che mi racconta del mondo e che mi lega profondamente a un qualcosa di paesano. Non lo dico in senso dispregiativo, al contrario per me significa vivere in una città che ha la fortuna di mantenersi non troppo globalizzata, gentrificata, anche se la tendenza inizia a essere questa anche qui. La sua anima da un lato antica, dall’altro figlia dei tempi che corrono, è qualcosa che c’è nella mia musica. Qui sono nati due tra i miei autori preferiti, Ivano Fossati e Fabrizio De André mi fa sentire leggera. È una città che ti fa venire voglia di partire ma ti fa anche venire voglia di tornare. Genova mi tiene in movimento e questa cosa mi piace tantissimo. Avrei potuto, forse avrei dovuto andare via, scegliere un’altra città dove vivere quando, a un certo punto della mia vita, vent’anni fa, ho iniziato a fare questo lavoro. C’era chi mi diceva che avrei dovuto vivere a Milano, chi a Roma; io ho sempre preferito viaggiare e poi tornare qua”.
Tra poche settimane, si accenderanno i riflettori sul Festival di Sanremo e Giua sul palco dell’Ariston si è esibita nel 2008 con il brano ‘Tanto non vengo’, qualificandosi per la serata finale nella categoria Nuove Proposte.
Negli ultimi anni, però, il mondo musicale e ciò che gravita attorno al festival della canzone italiana è cambiato: “Il Festival, sin dalla sua nascita, è sempre stato legato alla musica popolare, di grande consumo. Cantautori come De André hanno scelto di non partecipare e la matrice televisiva ha fatto si che ci fossero musiche popolari, famose. Oggi il mondo musicale è cambiato e la fruizione della musica passa oramai dai social. Anche il Festival si è adeguato in questo senso e ha cercato di inserirsi in una comunicazione più facile. Quest’anno ci saranno artisti come Brunori, Lucio Corsi, Toni Effe e altri in un giro di nomi che tenta di accontentare tutti. È una vetrina ma oggi preferisco dare priorità ad altro”.
Un concetto che apre a una seconda riflessione: “Quello che mi interessa è un prodotto che oggi si può considerare artigianale. Mi sento fuori dalla logica del mercato e chi oggi fa musica, suona, si ritrova all’interno di una forbice con margini meno ampi. C’è un folto pubblico che apprezza queste produzioni ma i canali per raggiungerlo sono sempre più chiuso e Sanremo, di certo, non è andato in questa direzione”.
La carriera di Giua, iniziata da giovanissima, è un percorso eclettico che ha spinto l’artista a misurarsi in diversi ambiti: dal cantautorato al teatro, passando per i progetti sociali legati alla musico-terapia senza tralasciare la pittura, cardini di una poliedricità rara.
“Sono una persona molto curiosa e dinamica, mi affascina proprio continuare a ricercare, a scoprire, a uscire dalla mia comfort zone. Mi sono sempre rivista tra teatro, canzone d’autore, progetti sociali, il tutto sempre legato alla musica. Quando immagino il mio futuro, desidererei continuare a fare quello che mi piace che è un lusso stratosferico continuando con il mio ‘artigianato’, quel lavoro che ha a che fare con le persone, con il saper cantare e saper suonare uno strumento. Quindi tanto teatro, tanti concerti dal vivo, tanti oggetti d’antiquariato come sono i dischi e quadri; viaggiare, salire sul palco, incontrare persone e scoprire storie”.







