Un tema che per certi aspetti assume i toni della psicosi? Sì, in parte. Ma la verità sul lupo in Liguria, a Genova, sempre più vicino ai centri abitati e urbanizzati, come sempre, sta nel mezzo.
"Quello che accadeva prima con i cinghiali, succede ora con i lupi. Genova è una città particolare, non ci sono grandi confini tra le aree boschive e la città", spiega Andrea Marsan, zoologo e docente all'Università degli Studi di Genova, che interpellato sul tema lupi, al netto di un altro fine settimana di avvistamenti presunti che hanno fatto il giro di piattaforme e social, sull'argomento preferisce la sintesi: sì, i social, ma "il problema è la verifica delle fonti".
E quando si parla di lupi e della loro presenza in aree antropizzate, per evitare il caos è meglio fare chiarezza. "Io mi occupo principalmente di prede, cinghiali, caprioli, daini, camosci, cervi. Dei lupi, in via indiretta. Ma questo è conseguenza. Il lupo è una specie che in quarant'anni è passata dall'essere a rischio estinzione a non essere più a rischio. Non sarà mai in numero abbondante".
Quello a cui assistiamo, con decine di segnalazioni al giorno, ultime provenienti ancora una volta dal ponente di Genova, a Multedo, dove un esemplare non meglio identificato è finito in un video postato sui social mentre si addentra in un giardino pubblico proprio sotto il casello, è una psicosi? "Sì", spiega Marsan. Almeno in parte. Ma il fenomeno è più ampio e complesso.
"Si tratta - dice - di animali molto, molto intelligenti. Che si adattano a qualsiasi condizione, che ora sono tornati in numero a cibarsi di caprioli e cervi ma nel tempo si sono adattati a mangiare pecore da transumanza. Serve informazione e un discorso equilibrato: la loro presenza è un evento naturale e riguarda la rinaturalizzazione del territorio. Erano scomparsi quando abbiamo usato tutte le risorse disponibili. Il problema è che la natura a noi piace quando la guardiamo in tv ma quando ci scardina un campo di patate non piace più". O quando ci troviamo faccia a faccia con qualcosa di inaspettato, nel pieno di un quartiere residenziale urbano.
"Genova - precisa il docente - è una città particolare: non è un caso che sia tra le prime città che hanno conosciuto il fenomeno dei cinghiali urbani. È che qui non ci sono grandi confini tra aree boschive e città". Nel centro di Milano, per fare un esempio, è più difficile incappare in un cinghiale. "Intanto - prosegue - c'è la città, poi c'è attorno una periferia urbana, a seguire una periferia industriale, poi ancora una periferia agricola. E poi il bosco, che è lontano".
Quelli che appaiono in queste settimane, a volte lupi veri a volte esemplari confusi con cani lupo cecoslovacchi ma sui quali non c'è certezza, "sono animali giovani che vengono cacciati dai nuclei familiari, e finiscono dove possono, dove altri lupi non li aggrediscono", prosegue Marsan. Spesso, sono quelli destinati a non trovare posti per loro. E ce li ritroviamo in città, in qualche caso ce la fanno a ritrovare una via per l'Appennino. In altri no.
"I lupi - spiega ancora - sono animali al vertice della piramide alimentare. Nei loro confronti c'è un aspetto che riguarda la prevenzione: se non c'è offerta di cibo la loro presenza è molto molto limitata. Questo riguarda la spazzatura, o il cibo per gatti che ad esempio attira e viene lasciato in strada. Controllare questo, ridurrebbe l'eventuale presenza. Dopodiché se ci fossero lupi particolarmente confidenti, sarebbe necessario che gli enti preposti intervenissero per catturare e liberare altrove gli esemplari".
Gli eventi di aggressione sono improbabili, "i lupi nei confronti degli uomini sono diffidenti - conclude - ma c'è una moderata via di mezzo in cui si cerca di tenerli lontani dalla città e non si fa di loro un animale totemico. Serve un giudizio che tenga conto di tutto, anche della sicurezza o di chi è preoccupato o spaventato dall'eventuale presenza nelle campagne, altrimenti si rischia una risposta da far west generale".