Il futuro delle aree ex Ilva è stato al centro del tavolo che ha visto incontrarsi oggi nella sala ‘Caduti di Nassiriya’ nella sede di Regione Liguria, il presidente Marco Bucci (in collegamento da Roma), gli assessori regionali Simona Ferro e Paolo Ripamonti, il consigliere regionale delegato Alessio Piana, l’assessore comunale Mario Mascia, l’assessore regionale piemontese Enrico Bussalino, il direttore generale Acciaierie d’Italia Maurizio Saitta, il direttore generale Gruppo Ilva Francesco Zambon e le rappresentanze sindacali dei lavoratori delle acciaierie genovesi.
Un focus concentrato in particolare sui siti produttivi di Cornigliano, Novi Ligure e Racconigi anche in relazione all’andamento della produzione e alle tre proposte di acquisto arrivate ad Acciaierie d’Italia.
L’incontro è stato anche occasione per sottoscrivere l’accordo con cui 'Società Per Cornigliano' riconoscerà, per il 2025, ai lavoratori Ilva in Amministrazione straordinaria che svolgono lavori di pubblica utilità un welfare pari a 390 euro annui, in aggiunta a quelli già riconosciuti dal CCNL dei metalmeccanici.
“Un anno fa, quando siamo entrati come amministrazione straordinaria, abbiamo trovato una situazione degli impianti abbastanza disastrosa - ha detto Maurizio Saitta a margine dell’incontro - quest'anno, compatibilmente con l'amministrazione straordinaria e con le risorse che sono sempre poche, sono state fatte diverse attività su Genova, su Novi Ligure e su Taranto. In particolare, sugli stabilimenti del Nord, abbiamo recuperato livelli produttivi con le macchine in servizio che hanno performato in tutt'altro modo. È stata fatta manutenzione, lavorano meglio e anche di più rispetto a prima. Questo ci ha consentito, nell'arco dell'anno, di recuperare i ritardi in termini di ordini, anche per la latta. Siamo soddisfatti. Attualmente non superiamo il 70% dell'utilizzazione ed è il motivo per cui oggi abbiamo ancora del personale in cassa integrazione. È anche legato al fatto che attualmente a Taranto siamo in un regime di produzione ridotta: meno si produce a Taranto, meno arriva agli stabilimenti del Nord, meno si può lavorare. In questo anno abbiamo visto anche una forte trasformazione del mercato. Quando siamo entrati come amministrazione straordinaria, il valore del MEPS recitava 670 euro a tonnellata per l'acciaio nero ed è sceso fino a un minimo di 535. In questo ultimo periodo, stiamo assistendo a un cambio di tendenza. Grazie a quanto è stato fatto dai lavoratori e da chi si è preso cura degli impianti, oltre a recuperare i ritardi siamo anche riusciti ad arrivare a vendere tutto quello che produciamo. Abbiamo recuperato tutti i clienti storici che avevamo, ovviamente non riusciamo a soddisfarli per le quantità che vorrebbero perché abbiamo una produzione limitata. La situazione è migliorata molto dal 15 ottobre con la messa in servizio del secondo altoforno che ci consente oggi di traguardare per l'anno in corso un valore di produzione tra i 3,6 e i 4 milioni di tonnellate. L'anno scorso, tutti insieme, siamo riusciti a raggiungere 2 milioni di tonnellate prodotti con un forte lavoro e sacrificio da parte di tutti e un cambio di mentalità e di passo che ha riconto di prendersi cura degli impianti”.
In merito alla vendita e al destino della aree ex Ilva di Cornigliano, Saitta ha spiegato che “gli stabilimenti del Nord sono funzionali al tutto, il che non vuol dire che non possono vivere da soli, ma vivono bene se vivono nel tutto perché il tutto, messe insieme, a possibilità di fare cose che con le singole parti non si riscontra. Ecco perché il bando di gara privilegia chi offre per il tutto. Fortunatamente ci sono tre offerte per il tutto e hanno la precedenza”.
“Le aree di Cornigliano servono tutte allo stabilimento, dipende da qual è lo sviluppo che si vuole dare a questi impianti - ha aggiunto - se li uso per un milione di tonnellate all’anno, è eccessivo. Ma ricordiamoci che è una situazione transitoria legata a un'amministrazione straordinaria e a una ripresa produttiva degli impianti. Ma se servivano prima, possono servire anche domani. È importante non pensare a come ridurre le aree, ma come sfruttarle al meglio. Non bisogna fare i conti su quello che è stato fatto in questi anni di amministrazione straordinaria e di ripresa produttiva”.
Il consigliere delegato Alessio Piana, invece, ha puntato su temi cardine come gli investimenti sugli impianti esistenti, la sicurezza, il confronto con i lavoratori e la centralità di Genova.
“Insieme alle organizzazioni sindacali, i vertici dell'azienda, i colleghi di Regione Piemonte e i sindaci di tutti i Comuni che vedono una presenza di siti produttivi importanti, abbiamo voluto organizzare questo momento di confronto genovese e ligure che segue le iniziative analoghe che sono state portate avanti da Regione Piemonte con l'ultimo incontro del dicembre 2024, al quale abbiamo preso parte come Regione Liguria e che sono fondamentali per seguire quello che sta avvenendo a livello nazionale rispetto alla procedura di vendita dello stabilimento nel suo insieme - così Piana a margine dell’incontro - sappiamo che ieri c'è stato un vertice con la terna commissariale e il ministero per una prima valutazione sull'aumento delle offerte, c'è un dibattito in atto anche rispetto alla posizione dello Stato all'interno della futura compagine industriale. Vogliamo però nel frattempo che gli investimenti sugli impianti esistenti, l’attenzione alla sicurezza, il confronto costante con i lavoratori vengano portati avanti in maniera fruttuosa e vogliamo porre il tema della presenza della lavorazione dell’acciaio nell’ambito del Nord-Ovest come centrale rispetto a tutto l’asse del sito produttivo di Taranto. Genova deve rimanere centrale, dobbiamo essere considerati con grande attenzione e far parte di tutto l’asset produttivo dell’azienda. Vogliamo essere coinvolti negli approfondimenti sullo sviluppo del piano industriale per rendere possibile il mantenimento del sito produttivo nella nostra città e perché siamo certi e sicuri del fatto che la presenza industriale anche dell’acciaio a Genova e in Liguria sia determinante”.