"Le bodycam? Uno specchietto per le allodole, di fronte a un problema sistemico. Il tema non è registrare ma evitare le aggressioni". Maurizio Calà, segretario generale della Cgil Liguria, interpellato sul tema, commenta così l'ipotesi relativa alla possibile introduzione sperimentale delle bodycam per il personale sanitario dei pronto soccorso liguri, idea al vaglio e contenuta in un ordine del giorno proposto ma non ancora discusso in consiglio regionale. Dove, tra le misure da mettere in campo per tentare di risolvere il problema delle aggressioni, in continua crescita nei reparti di emergenza urgenza ospedaliera ai danni dei professionisti che operano nella sanità, si ventila anche la possibilità di mediare con il governo per ottenere le autorizzazioni, previo accordo con i professionisti e la parte sindacale, per sperimentare le telecamere con l'obiettivo di introdurre un ulteriore deterrente alla violenza sistemica nei confronti di medici e infermieri.
Il problema va risolto a monte: questo in sintesi il parere del segretario della Cgil regionale, ed è un tema strutturale e composito. L'idea, ancora al vaglio, potrebbe portare in via sperimentale anche in Liguria le nuove dotazioni, come già accade all'estero. Che servirebbero da disincentivo, oltre che da prova in caso di aggressione vera e propria, da produrre in giudizio.
"Si tratta - spiega Calà - di una problematica che dipende da fatti molto chiari: dalle 8 di sera esistono solo i pronto soccorso per tutto, che diventano l'imbuto delle disfunzioni della sanità e del sociale. Ci ritroviamo bolge in cui c'è di tutto, oltre ai casi realmente gravi, situazioni che esplodono nei weekend e nelle feste, oltre che d'estate, per l'assenza della medicina territoriale che non riguarda solo i medici di base ma le strutture stesse e la mancanza di un sistema di garanzia sociale". In mezzo, il tema delle risorse trasmesse da Roma alla Liguria, esigue per stessa ammissione della Regione per gestire un apparato e un territorio con altissima percentuale di popolazione anziana, ma anche le mancanze di personale dei reparti di emergenza urgenza, dai quali chi può si sottrae preferendo una diversa mansione, per rischi e per ragioni contrattuali, sempre indietro negli adeguamenti, a fronte di una casistica percentualmente alta di aggressioni.
"Quello delle bodycam è un ragionamento che non serve - conclude Calà - le telecamere negli ospedali ci sono già. Aggiungerne non cambia la situazione, sono i presidi che andrebbero rafforzati. E serve cercare di evitare e bloccare questo genere di situazioni. Con personale adeguato, medicina territoriale e adeguati servizi di welfare".
Personale, carichi di lavoro, turni massacranti e rischio professionale sono tra i temi insieme alle aggressioni e alla sicurezza che Fp Cgil e Uil Fpl hanno portato all’attenzione del tavolo di conciliazione previsto con gli enti locali. A fronte di richieste alla Regione di mettere subito a disposizione le risorse già accantonate, pari a 5 milioni e 200 mila euro, relative alle Indennità di Pronto Soccorso. A metà maggio è previsto un nuovo incontro tra le parti, mentre all'orizzonte è ventilato un nuovo sciopero dei lavoratori del comparto sanità.