Nato a Chicago da una famiglia di origini italiane, il nuovo Pontefice Robert Francis Prevost ha stravolto completamente le aspettative di molti, segnando un nuovo capitolo della storia dei Papi, diventando di fatto il primo pontefice americano della storia della Chiesa. Definito come lo 'Yankee latino', moderato e umile, l'americano meno americano di tutti: così il nuovo Pontefice diventa ponte fra le due Americhe.
Non un copia incolla di Papa Francesco, avendo una caratura e un'esperienza differente, ma che certamente lo accomuna per lo spirito e per una chiesa sinodale.
Agostiniano, missionario per molti anni in Perù, è figura nota e stimata nei contesti ecclesiali latinoamericani. Proprio questo radicamento nei due poli del continente fa della sua elezione un segnale dal forte valore geopolitico e spirituale: una scelta che parla a entrambe le Americhe e che potrebbe, di conseguenza, rafforzare il cammino della Chiesa tra i popoli di quei territori.
La sua elezione è apparsa a molti come una sorpresa, ma la sua biografia racconta un percorso coerente, fatto di umiltà, rigore e servizio. La sua figura ricorda per molti versi quella di Papa Francesco, con cui condivide la sensibilità per gli ultimi e una visione missionaria del Vangelo. Eppure, fin dal suo primo affaccio, ha segnato anche un ritorno alla tradizione: ha indossato tutti i paramenti previsti dalla liturgia papale, in linea con Giovanni Paolo II, distinguendosi dalle scelte più sobrie di Papa Bergoglio.
Prevost parla correntemente spagnolo, portoghese, italiano e francese e in Perù aveva dimostrato una particolare attenzione agli emarginati e ai migranti, molto apprezzata da Francesco, il quale lo ha nominato Prefetto del Dicastero per i Vescovi e Presidente della Pontificia Commissione per l'America Latina. Nel suo ruolo ha nominato centinaia di prelati, forgiando una generazione di religiosi 'bergogliani', aperti e progressisti.
Prevost si è guadagnato fama di cardinale 'schivo' ed equilibrato: nel 2023 ha gestito insieme al segretario di stato Parolin la situazione del Cammino sinodale tedesco: un dibattito interno alle diocesi germaniche che stava diventando troppo innovatore, e rischiava di provocare uno scisma. Lo scorso 6 febbraio, Papa Francesco lo ha promosso all'Ordine dei Vescovi, assegnandogli il Titolo della Chiesa Suburbicaria di Albano.
È stato finora membro dei dicasteri per l'Evangelizzazione (sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari), per la Dottrina della Fede (Chiese Orientali), per il Clero, per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, per la Cultura e l'Educazione e per i Testi legislativi. È stato inoltre membro della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano. Prevost ha riportato il percorso nell'ortodossia, ma senza traumi.
Nel suo primo discorso ha lanciato un messaggio che tiene insieme spiritualità e impegno sociale: “Pace nei cuori, dono dello Spirito, e pace nel mondo, come riconciliazione tra i popoli e cessazione dei conflitti”. Un programma di pontificato che si delinea attorno alla fedeltà alla dottrina, ma anche alla compassione del pastore. Una Chiesa che accoglie, che costruisce ponti, che invoca la protezione di Maria come madre di tutti, per una pace disarmata e disarmante.
Il discorso del nuovo Papa:
"La pace sia con tutti voi. Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto che ha guidato il cammino del gregge di Dio. Anche io vorrei che questo saluto entrasse nei vostri cuori: alle famiglie, a ogni persona, a tutti i popoli, ai responsabili politici e a tutta la terra. La pace sia con voi. Questa è la pace di Cristo risorto: una pace disarmata e disarmante, umile e perseverante. Essa proviene da Dio, che ci ama tutti incondizionatamente. Ancora risuona nelle nostre orecchie quella voce debole ma coraggiosa di Papa Francesco, che benediceva Roma. Il Papa che benediceva Roma dava, in realtà, la sua benedizione al mondo intero, in quella mattina luminosa del giorno di Pasqua. Consentitemi di proseguire quella benedizione: Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti. E il male non prevarrà.Siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto, senza paura, uniti mano nella mano – con Dio e tra di noi – andiamo avanti. Siamo discepoli di Cristo. Cristo ci precede, e il mondo ha bisogno della sua luce. L’umanità necessita di Lui, ponte tra Dio e gli uomini, per giungere al Suo amore.Aiutateci anche voi a costruire ponti, con il dialogo, l’incontro, l’unione. Uniamoci tutti per essere un solo popolo, un popolo di pace.Grazie a Papa Francesco. Voglio ringraziare anche tutti i confratelli cardinali che mi hanno scelto come successore di Pietro, per camminare insieme a voi come Chiesa unita, cercando sempre la pace e la giustizia. Lavoriamo come uomini e donne fedeli a Gesù Cristo, per proclamare il Vangelo ed essere missionari. Sono figlio di sant’Agostino, un agostiniano, che diceva: 'Con voi sono cristiano, per voi sono vescovo'. In questo spirito possiamo camminare insieme verso quella patria che Dio ci ha preparato. Alla Chiesa di Roma rivolgo un saluto speciale. Cerchiamo insieme come essere una Chiesa missionaria, che costruisce ponti, promuove il dialogo, e rimane sempre aperta ad accogliere – come questa piazza, con le braccia spalancate – tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, della nostra presenza, del nostro amore. Vogliamo essere una chiesa sinodale, che cammina e cerca sempre la pace, la carità e vicino specialmente a coloro che soffrono. Oggi il giorno della supplica alla Madonna di Pompei, la nostra Madre Maria vuole sempre camminare con noi, aiutarci con la sua intercessione e amore. Allora vorrei pregare insieme con voi, per questa nuova missione, per la chiesa e per la pace nel mondo e chiediamo questa grazia speciale di Maria, nostra madre. Il santo padre Leone a tutti i fedeli presenti e a quelli che ricevono la sua benedizione a mezzo di radio, tv e altre tecnologie, concede l'indulgenza nella forma stabilita dalla chiesa. Preghiamo Dio perché conservi a lungo il papa a guida della chiesa e conceda pace e unità in tutto il mondo".