Attualità - 11 maggio 2025, 08:00

La mamma delle feste

La storia vera di Anna Jarvis, che trasformò il desiderio di sua madre in una delle celebrazioni più sentite al mondo. Una battaglia iniziata nel 1876 e diventata, nel 1908, una commemorazione nazionale grazie al coraggio, alla determinazione e all’amore di una figlia per sua madre

La mamma delle feste

Una sera del 1876, in un cottage interamente in legno a Grafton, nella parte occidentale della Virginia, una donna stava dando la buonanotte alla propria figlia, in una cameretta piena di bambole, di quadretti, di vestiti colorati, con un elegante pavimento in legno e un letto in ferro. Ann accarezzava i capelli di sua figlia, che si chiamava quasi come lei: Anna. Aveva gli occhi tristi e, pur essendo una mamma abituata a lasciarsi tutti i problemi fuori dalla porta di casa, per rispetto della sua bambina di 12 anni, quella volta non era riuscita a dissimulare.

“Mamma, perché sei così giù, hai pianto vero?”, chiese Anna. E Ann non aveva potuto mentire, non ne sarebbe mai stata capace: “Sì, ho pianto perché avevo un progetto bellissimo, insieme a una mia amica, e non è stato accettato. Era un progetto per tutte le mamme”.

“Raccontami”, disse Anna. E così, quella sera del 1876, la ragazzina di 12 anni aveva appreso per la prima volta che la mamma era un’attivista per i diritti delle donne e che, insieme alla sua amica poetessa, Julia Ward Howe, si era spesa anima e corpo perché la Contea di Taylor, dove vivevano, e successivamente la Virginia, e successivamente tutti gli Stati Uniti d’America, istituissero il Mother’s Day, la Festa della Mamma, una ricorrenza da celebrare tutti gli anni.

Non c’erano riuscite, Ann e Julia, e alla fine del suo racconto, la mamma aveva detto esattamente questa frase alla figlia: “I hope and pray that someone, sometime, will found a memorial mothers day commemorating her for the matchless service she renders to humanity in every field of life. She is entitled to it”, spero e prego che qualcuno, prima o poi, possa intitolare un giorno di festa alla mamma, giorno che possa commemorarla per il servizio impareggiabile che rende all’umanità in ogni campo della vita. Ha diritto a questo.

Così aveva detto, nel gesto di spegnere l’abat-jour, e Anna si era promessa che sì, che l’avrebbe portato a termine lei, quel desiderio della sua mamma, che era cosa buona e giusta, che valeva la pena battersi e che, prima o poi, qualcuno l’avrebbe ascoltata, qualcuno avrebbe dato valore alla mamma e al suo ruolo. Crebbe e diventò maestra nella scuola pubblica, poi si trasferì in Tennessee e in Pennsylvania, insieme al fratello: fece per poco l’impiegata bancaria, poi si rese conto che numeri e bilanci non facevano per lei, e iniziò il suo impegno formidabile verso tutte le donne, senza dimenticarsi mai di cosa, dentro di sé, aveva promesso alla sua mamma, una sera del 1876 nella sua cameretta.

Divenne editor di letteratura al femminile e di pubblicità per donne, divenne l’angelo custode di sua mamma, quando questa iniziò ad ammalarsi, divenne un punto di riferimento in tutta Filadelfia sino a che, nel maggio del 1905, mamma Ann morì, lasciando i suoi quattro figli. Anna si ricordò, anche questa volta, della promessa fatta alla mamma, dentro il bel cottage interamente in legno di Grafton, e tre anni dopo, la seconda domenica di maggio, organizzò una cerimonia commemorativa per la sua mamma, per tutte le altre mamme che non c’erano più, ma in generale per tutte le mamme, quelle vive e quelle non più vive, perché sì, perché aveva ragione Ann: “La mamma rende un servizio impareggiabile all’umanità, in ogni campo della vita”.

Fu un successo clamoroso, ne parlarono in ogni parte d’America e da allora, ogni seconda domenica di maggio, si festeggia il Mother’s Day negli Stati Uniti e, a seguire, in varie parti del mondo, tra cui l’Italia. A istituire la festa nazionale fu il presidente degli Stati Uniti d’America, Woodrow Wilson, nel 1914: trascinata da quell’enorme importanza, la Festa della Mamma non poteva più essere confinata in una città, in una contea, in uno stato singolo. Quella di New York è una delle più famose, come si può immaginare.

Ma stavolta forse poco importa: conta che se festeggiamo la mamma la seconda domenica di maggio, tutto è nato così, dentro una cameretta piena di bambole e di quadri colorati, con una bambina che stava per andare a dormire, una mamma che non era riuscita nel suo intento e una figlia che, anni dopo, lo fece per lei, per tutte le mamme, per tutte le donne che lo sono diventate o che lo stanno per diventare.

Questa storia, la storia di Anna Jarvis (così si chiamava) è tutta per voi. Ve la dedico con tutto il cuore, insieme al manifesto di una delle prime cartoline della Festa della Mamma. Diceva così: “In honor of the best mother who ever lived. Your mother”, in onore della migliore mamma mai vissuta.
La tua.

Buona Festa della Mamma. 
E buona domenica!

Alberto Bruzzone

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