Meraviglie e leggende di Genova - 11 maggio 2025, 08:00

Meraviglie e leggende di Genova – L’oratorio senza facciata che vegliava sul mare della Superba

Nascosto tra le case che sembrano proteggerlo, l’Oratorio di San Giacomo della Marina è uno dei luoghi più affascinanti e forse meno conosciuti del centro storico. Un tempo a picco sulle acque del porto, oggi continua a raccontare la spiritualità e l’arte della città

A osservarlo dal mare, tra i tetti d’ardesia e i piccoli balconi che si susseguono tra le facciate, l’Oratorio di San Giacomo della Marina sembra nascondersi, mimetizzarsi tra le case affacciate sul porto, in attesa di essere scoperto solo da chi è disposto a cercarlo davvero. 

A renderlo riconoscibile sono il colore inconfondibile del suo muro e le grandi finestre mistilinee da cui filtra una luce piena, che anima le grandi opere barocche custodite all’interno dell’oratorio.

Il legame diretto con il mare che questo luogo ha sempre mantenuto, tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, è stato in parte reciso, prima dalla costruzione della Circonvallazione a Mare, poi dalla Sopraelevata. Eppure, nonostante l’urbanizzazione che ha modificato la zona, l’oratorio continua a rimanere un faro spirituale nel cuore della città vecchia.

Edificato nel 1403, come ricordava una lapide marmorea oggi perduta, l’Oratorio di San Giacomo della Marina accoglieva i pellegrini in partenza o in arrivo, diretti a Santiago de Compostela. Era un luogo di sosta e preghiera, il primo approdo per chi giungeva via mare e l’ultimo saluto per chi salpava.

Vi aveva sede la confraternita di San Giacomo, tra le più antiche della città, che con regole severe condivideva gli spazi con altre casacce, spesso in clima di rivalità ma sempre nella grande devozione che contraddistingueva Genova. 

Nel Seicento, al culmine del suo splendore, l’oratorio si arricchì di opere d’arte straordinarie: vere e proprie tele affidate ai più grandi nomi della pittura genovese del tempo, trasformandolo in un’antologia pittorica del barocco locale.

Appena varcata la soglia, è la luce a colpire: entra dai finestroni e si posa sulla navata unica, muovendo stucchi dorati, dettagli architettonici e racconti per immagini che coinvolgono chi osserva. 

Ogni tela è una scena, ogni scena una narrazione legata a San Giacomo: dal ritrovamento delle spoglie del santo di Giovanni Lorenzo Bertolotto alla predicazione di San Giacomo di Domenico Cappellino, fino alle scene epiche firmate da Carlone, Castello, De Ferrari, Nomi, Piola e Grechetto.

Sull’arcone trionfa l’affresco con la Fede e la Speranza di Paolo Gerolamo Piola, mentre putti e prospettive illusionistiche di Nicolò Malatto amplificano lo spazio e il senso di meraviglia. La scultura non è da meno: la cassa processionale di Honoré Pellé, (giunta in questo oratorio dopo la soppressione dell’oratorio dei Santi Giacomo e Leonardo di Prè, la statua spagnola di San Giacomo pellegrino, i crocifissi lignei delle botteghe di Maragliano e Bissone, il banco del priore in noce, simbolo di autorità e memoria collettiva.

Anche nei momenti più difficili, come nell’Ottocento, quando la confraternita fu costretta a vendere parte degli arredi, o durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, l’oratorio ha resistito. E le sue opere, restaurate negli anni Novanta, ancora oggi trasformano questo spazio sacro in un museo vivente del Seicento genovese.

Come scrisse lo storico Federico Alizeri, è “quasi un museo de’ migliori che onorassero in Genova il secolo XVII”. Un luogo dove arte, fede e memoria si fondono in un racconto che ancora oggi vale la pena ascoltare.

Isabella Rizzitano

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