Mentre la Genova blucerchiata è alle prese con l’elaborazione delle cinque fasi del lutto sportivo, c’è un’altra parte della città che fa i conti con le conseguenze operative, economiche e progettuali di un fallimento sportivo senza precedenti. Il pensiero va, inevitabilmente, al destino dello stadio ‘Luigi Ferraris’, la casa di Genoa e Sampdoria, al centro di un maxi progetto di ristrutturazione con l’obiettivo di ospitare alcune delle partite degli Europei 2032.
La volontà di Palazzo Tursi è sempre stata quella di coinvolgere anche le due società cittadine ma, come ormai è chiaro, la sponda blucerchiata del pallone locale ora ha altri pensieri per la testa. Per la Sampdoria la prima retrocessione in Serie C ha delle evidenti conseguenze economiche e ora le priorità sono altre: iscrivere la squadra nella terza serie nazionale, costruire un assetto stabile, pianificare un ritorno nel calcio che conta. In tutto questo lo stadio, il suo futuro e la sua ristrutturazione, non sono una priorità.
C’è poi da capire quale sia ora l’appeal del ‘Ferraris’ per l’investitore privato tanto caro all’amministrazione comunale e al centrodestra. Tra un Genoa che ‘vivacchia’ in Serie A senza prospettive di crescita in stile Bologna, Atalanta o Como, e una Sampdoria finita nel baratro del calcio professionistico per gli effetti di una gestione da rivedere. Se il Comune (almeno a parole) pensa in grande, il calcio genovese non sembra guardare nella stessa direzione.
E poi c’è la politica. Lo stadio è uno dei tanti terreni di scontro tra i due principali contendenti: Silvia Salis (centrosinistra) da una parte e Pietro Piciocchi (centrodestra) dall’altra. Lei difende a spada tratta la vocazione pubblica del ‘Ferraris’ che “deve rimanere del Comune”; lui, invece, punta sui privati e, nello specifico, su Genoa, Sampdoria e la società Cds che si è fatta avanti per il maxi progetto. E se il privato, da un lato, potrebbe essere garanzia di tempi rapidi nel nome dell’interesse e del guadagno veloce, dall’altro la grande mano del Comune a vegliare sullo stadio significherebbe la tranquillità di avere sempre la gestione ‘in casa’ a prescindere dai destini delle squadre.
Ma lo stadio non è solo calcio. Nelle grandi città d’Italia gli impianti sportivi sono anche location ideali per grandi concerti e Genova non vuole essere da meno. Come noto, al momento il ‘Ferraris’ non è adeguato per ospitarli, è una struttura obsoleta e le sue porte d’accesso non consentono il passaggio dei tir che trasportano le componenti dei palchi. Anche qui, in caso di gestione pubblica i proventi dei concerti sarebbero garanzia di introito per il Comune, mentre qualora lo stadio passasse ai privati, nelle stesse mani finirebbero anche i guadagni dell’utilizzo della struttura al di fuori della stagione sportiva.
Un derby che proseguirà ancora per un paio di settimane in attesa del voto che darà a Genova un nuovo sindaco e una nuova amministrazione comunale. Poi sarà il momento di parlare di rinascita: strutturale, per lo stadio; sportiva, per la Sampdoria.