Attualità - 15 maggio 2025, 11:12

Quando cade una squadra, trema anche lo stadio: ora il futuro del ‘Ferraris’ deve fare i conti con la crisi della Sampdoria

Le due società cittadine sono coinvolte in prima linea nel progetto di riqualificazione in vista di Euro 2032, ma adesso in casa blucerchiata le priorità sono altre. E intanto non si placa il derby tra chi lo vuole pubblico e chi apre le porte ai privati

Lo stadio 'Luigi Ferraris'

Lo stadio 'Luigi Ferraris'

Mentre la Genova blucerchiata è alle prese con l’elaborazione delle cinque fasi del lutto sportivo, c’è un’altra parte della città che fa i conti con le conseguenze operative, economiche e progettuali di un fallimento sportivo senza precedenti. Il pensiero va, inevitabilmente, al destino dello stadio ‘Luigi Ferraris’, la casa di Genoa e Sampdoria, al centro di un maxi progetto di ristrutturazione con l’obiettivo di ospitare alcune delle partite degli Europei 2032.
La volontà di Palazzo Tursi è sempre stata quella di coinvolgere anche le due società cittadine ma, come ormai è chiaro, la sponda blucerchiata del pallone locale ora ha altri pensieri per la testa. Per la Sampdoria la prima retrocessione in Serie C ha delle evidenti conseguenze economiche e ora le priorità sono altre: iscrivere la squadra nella terza serie nazionale, costruire un assetto stabile, pianificare un ritorno nel calcio che conta. In tutto questo lo stadio, il suo futuro e la sua ristrutturazione, non sono una priorità.

C’è poi da capire quale sia ora l’appeal del ‘Ferraris’ per l’investitore privato tanto caro all’amministrazione comunale e al centrodestra. Tra un Genoa che ‘vivacchia’ in Serie A senza prospettive di crescita in stile Bologna, Atalanta o Como, e una Sampdoria finita nel baratro del calcio professionistico per gli effetti di una gestione da rivedere. Se il Comune (almeno a parole) pensa in grande, il calcio genovese non sembra guardare nella stessa direzione.

E poi c’è la politica. Lo stadio è uno dei tanti terreni di scontro tra i due principali contendenti: Silvia Salis (centrosinistra) da una parte e Pietro Piciocchi (centrodestra) dall’altra. Lei difende a spada tratta la vocazione pubblica del ‘Ferraris’ che “deve rimanere del Comune”; lui, invece, punta sui privati e, nello specifico, su Genoa, Sampdoria e la società Cds che si è fatta avanti per il maxi progetto. E se il privato, da un lato, potrebbe essere garanzia di tempi rapidi nel nome dell’interesse e del guadagno veloce, dall’altro la grande mano del Comune a vegliare sullo stadio significherebbe la tranquillità di avere sempre la gestione ‘in casa’ a prescindere dai destini delle squadre.

Ma lo stadio non è solo calcio. Nelle grandi città d’Italia gli impianti sportivi sono anche location ideali per grandi concerti e Genova non vuole essere da meno. Come noto, al momento il ‘Ferraris’ non è adeguato per ospitarli, è una struttura obsoleta e le sue porte d’accesso non consentono il passaggio dei tir che trasportano le componenti dei palchi. Anche qui, in caso di gestione pubblica i proventi dei concerti sarebbero garanzia di introito per il Comune, mentre qualora lo stadio passasse ai privati, nelle stesse mani finirebbero anche i guadagni dell’utilizzo della struttura al di fuori della stagione sportiva.

Un derby che proseguirà ancora per un paio di settimane in attesa del voto che darà a Genova un nuovo sindaco e una nuova amministrazione comunale. Poi sarà il momento di parlare di rinascita: strutturale, per lo stadio; sportiva, per la Sampdoria.