Innovazione - 20 maggio 2025, 08:00

I mestieri moderni - Michela Bracco, la scienziata genovese in finale al Premio GiovedìScienza: “Studio i superconduttori per rendere più efficiente il mondo dell’energia e della ricerca”

La ricercatrice presenterà il suo progetto al concorso nazionale il prossimo 26 maggio: “Spiegare il mio lavoro in modo accessibile a tutti è una sfida, ma è anche un esercizio che ci aiuta a riflettere sul senso della ricerca e sul suo impatto nella vita quotidiana”

I mestieri moderni - Michela Bracco, la scienziata genovese in finale al Premio GiovedìScienza: “Studio i superconduttori per rendere più efficiente il mondo dell’energia e della ricerca”

Prosegue oggi, e andrà avanti per tutti i martedì successivi, ‘I mestieri moderni’, un ciclo di servizi de ‘La Voce di Genova’ che vuole fornire uno spaccato del mondo del lavoro contemporaneo, anche un po’ in contrapposizione con l’altro nostro ciclo del mercoledì, ‘I mestieri di una volta’. Dove andrà il mondo dell’occupazione? Dove sta già andando? Quali sono le professioni più richieste? Quali i mestieri che letteralmente ci si inventa? Tra storie di successo, innovazione e idee vincenti, ci fa piacere raccontare come si trasforma l’occupazione e come si trasforma, di pari passo, anche la società. Buona lettura!

C’è anche una giovane scienziata genovese tra i dieci finalisti del Premio Nazionale GiovedìScienza 2025, concorso che premia ogni anno i migliori progetti di divulgazione scientifica portati avanti da ricercatori e ricercatrici under 35. Si tratta di Michela Bracco, dottoranda in Fisica, che lavora nel campo della superconduttività applicata, una delle frontiere più affascinanti e promettenti della fisica moderna, con risvolti importanti in settori che vanno dalla ricerca scientifica al trasporto dell’energia.

Laureata in Scienza dei Materiali all’Università di Genova, Bracco ha scelto di proseguire gli studi con un dottorato in Fisica presso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), collaborando con il Politecnico di Torino e l’Università di Bologna. Il suo campo di ricerca è tanto tecnico quanto cruciale per il futuro: la simulazione e la progettazione di cavi e magneti superconduttori.

Mi occupo di costruire modelli e fare simulazioni per capire come si comporteranno questi superconduttori una volta messi in funzione”, spiega. “Sono materiali che, se raffreddati a temperature molto basse, vicine allo zero assoluto, permettono il passaggio della corrente elettrica senza alcuna perdita di energia. Inoltre, producono campi magnetici molto intensi, fondamentali ad esempio negli acceleratori di particelle come quelli del CERN di Ginevra, dove ho iniziato a lavorare proprio durante la laurea magistrale”.

Il lavoro di Michela è fortemente orientato all’applicazione: i superconduttori su cui lavora vengono utilizzati per la creazione di magneti ad altissima efficienza e cavi per il trasporto di energia senza dispersioni, contribuendo così al miglioramento delle tecnologie esistenti e allo sviluppo di nuove soluzioni energetiche.

Con il gruppo di ricerca dell’INFN ci occupiamo di progettare e simulare il funzionamento di questi sistemi. Collaboriamo anche con un’azienda che produce superconduttori proprio qui a Genova, quindi dal punto di vista scientifico e industriale la città offre spunti interessanti. Il problema è sempre lo stesso: mancano fondi e stabilità. La ricerca è precaria e questo, alla lunga, costringe molti giovani a cercare lavoro altrove”.

Il 26 maggio Michela presenterà il suo progetto davanti alla giuria del Premio GiovedìScienza, composta da esperti di comunicazione scientifica e studenti delle scuole superiori di tutta Italia. In poco più di sei minuti dovrà raccontare il cuore della sua ricerca con chiarezza, passione e semplicità. “Di solito partecipiamo a conferenze molto tecniche. Qui invece bisogna imparare a parlare a tutti, spiegare il proprio lavoro in modo semplice e coinvolgente. Non mi aspetto nulla in particolare, ma credo che sarà un’esperienza utile. Spiegare il mio lavoro in modo accessibile a tutti è una sfida, ma è anche un esercizio che ci aiuta a riflettere sul senso della ricerca e sul suo impatto nella vita quotidiana”.

La passione per la scienza, racconta Michela, è nata proprio grazie al desiderio di “capire come funziona il mondo”, di porsi domande e cercare risposte. “Non avevo in mente un piano preciso, ma ho seguito quello che mi appassionava. E oggi posso dire che rifarei tutto da capo. Certo, è un percorso impegnativo, ma stimolante. Se un ragazzo o una ragazza sente che la ricerca è la sua strada, io dico: provaci. Non fatevi guidare dal lavoro che vi aspetta dopo, scegliete di studiare ciò che vi appassiona. Io non sapevo dove sarei finita, ma so che sto facendo qualcosa che mi piace davvero. Se poi un giorno decido di aprire un bed and breakfast, va bene lo stesso — intanto ho studiato quello che volevo”.

Chiara Orsetti

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