Attualità - 23 maggio 2025, 08:00

Alessandro Sarobba, un investigatore privato a Genova: “La città sta cambiando, c’è una rivoluzione anche nel nostro settore”

Un lavoro in costante evoluzione, ma anche un’opportunità per i più giovani: “Si può sviluppare qualcosa, si stanno avvicinando partendo dalle basi”

Alessandro Sarobba

Alessandro Sarobba

Il 68° Congresso Nazionale di Federpol che qualche giorno fa si è svolto per la prima volta a Genova è stato anche l’occasione per fare il punto su una delle professioni più romanzate nella storia del cinema e della letteratura e che trova casa anche nel capoluogo ligure.
Siamo lontani dall’iconografia di James Bond, ma per le strade di Genova ci sono attività che passano inosservate ai più e, invece, nascondono qualcosa di invisibile agli occhi.
Alessandro Sarobba svolge la professione in città dagli anni ’90, l’ha ereditata dal padre e ha visto Genova cambiare durante gli anni. Nelle sue parole c’è il mestiere di chi, facendo i conti con i problemi di tutti i giorni, quelli più basilari e dal minor fascino letterario, porta avanti un lavoro che spesso non gode dei riflettori, ma è sempre presente, dal supermercato alla serata in discoteca.

Che città è Genova dal punto di vista di un investigatore privato?
Genova è una città abbastanza tranquilla anche se ultimamente, come a Milano e in altre città, c’è stato un aumento della violenza. Basta aprire i giornali tutti i giorni. Noi con l’istituto di vigilanza facciamo piantonamenti, controlli delle abitazioni, mentre con la parte security, svolta dall’agenzia di investigazione, abbiamo un settore specializzato nei buttafuori in molti locali genovesi con cui curiamo l’accoglienza della clientela e controlliamo che all’interno non succeda nulla di particolare

Com’è cambiato il vostro lavoro con il passare del tempo?
Sono cambiate tante cose. Il nostro core business si sta specializzando nella tecnologia con la videosorveglianza e gli allarmi. Va a scemare l’impegno come classica guardia giurata davanti alla banca, se ne vedono sempre meno salvo che la filiale non debba fare dei lavori particolari

E i lavori di intelligence?
Quando c’è da muoversi in queste situazioni ci appoggiamo a professionisti del settore, noi arriviamo fino a un certo punto ma è ovvio che bisogna andare verso chi sa fare questo lavoro. Genova sta iniziando a dare lavoro anche in questo senso perché c’è una sorta di diffidenza nel dare in mano i propri dispositivi. C’è un sentore di cambiamento anche nel nostro settore, c’è stata una sorta di rivoluzione, un cambiamento generazionale che ha portato più giovani. Oggi vedo per la prima volta tanti giovani

C’è interesse verso questa professione?
Sì, soprattutto se uno arriva dall’aver lavorato per un’agenzia. Mio papà lo era negli anni ’70, io sono subentrato nei ’90. Ci sono giovani che si stanno avvicinando partendo dalle basi dell’antitaccheggio o del controllo accessi e poi con le licenze prefettizie. C’è stata una innovazione

E a Genova c’è lavoro?
Qualcosa si può sviluppare. Noi abbiamo deciso di andare per settori come gli steward negli stadi, i buttafuori. Ma piano piano bisogna cercare di aumentare

Pietro Zampedroni

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