Genova che lavora, Genova che invecchia. E se lavora oggi più di ieri, domani potrebbe non bastare più.
È il paradosso che emerge con forza dal dossier “Crisi demografica e invecchiamento: l’impatto sul mercato del lavoro in Liguria”, diffuso dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro in occasione della 16ª edizione del Festival del Lavoro.
Un documento che fotografa un presente incoraggiante, almeno nei numeri dell’occupazione, ma che avverte anche che il tempo stringe. E a Genova, dove più della metà dei lavoratori liguri risiede o gravita, la sfida è già cominciata.
Genova che lavora: +5,2% gli occupati in Liguria, bene i giovani
Il primo dato parla chiaro: tra il 2019 e il 2024 gli occupati in Liguria nella fascia tra i 15 e i 64 anni sono cresciuti del 5,2%. A Genova, questo si è tradotto in oltre 30mila persone in più al lavoro, con una crescita sostenuta soprattutto tra i giovani (+12,9% nella fascia 15-34 anni) e tra gli uomini (+6,3%), ma anche tra le donne, seppur con ritmi più lenti (+3,8%).
Un segnale positivo, che racconta di un tessuto produttivo che, nonostante la crisi post-Covid, ha saputo rigenerarsi. L’occupazione giovanile, spesso trattata come fanalino di coda delle politiche attive, segna un’inversione di rotta. Ma la fotografia, se allargata di un passo, mostra anche la crepa che si allarga sotto il manto del presente.
Troppi ‘over’: il 45,4% degli occupati ha più di cinquant’anni
Genova, come il resto della Liguria, è una città anziana. Lo sappiamo, lo diciamo da tempo, lo vediamo. Ma nel mercato del lavoro questo si traduce in una fragilità strutturale: oggi, quasi un lavoratore su due (45,4%) ha più di cinquant’anni. E l’uscita progressiva di questa generazione dal mondo del lavoro, con i prossimi pensionamenti, rischia di lasciare vuoti difficilmente colmabili.
Lo studio spiega che l’attuale dinamica demografica, se non invertita o almeno mitigata, porterà Genova a perdere circa 40mila occupati entro il 2040, pari all’11,8% dell’intera forza lavoro locale. Una cifra enorme, che non tiene conto solo dei pensionamenti, ma della perdita netta di popolazione in età lavorativa.
Mancano i profili tecnici: quasi un’assunzione su due è “introvabile”
A questa emorragia silenziosa si somma un altro allarme: quello delle competenze. Le imprese genovesi faticano sempre più a trovare personale. Tra il 2019 e il 2024, la percentuale di assunzioni considerate di difficile reperimento è passata dal 23,4% al 49,9%. Un dato che, da solo, fotografa un mercato del lavoro che non riesce a incontrarsi.
Non è una questione di formazione, dicono i numeri, ma di disponibilità. Sempre più aziende segnalano non l’inadeguatezza dei candidati, ma la loro assenza. Mancano meccanici, tecnici, infermieri, operai specializzati. Mancano persino conducenti di mezzi. Le figure più richieste sono anche quelle più difficili da intercettare, con punte di irreperibilità che superano il 70%.
Come fermare l’emorragia: le politiche strutturali
Lo scenario che si profila all’orizzonte richiede un cambio di passo. Per mantenere gli attuali livelli occupazionali, il tasso di occupazione della popolazione genovese dovrebbe salire dal 68,9% attuale al 78,1% entro il 2040. Una soglia difficilmente raggiungibile senza una strategia concreta.
La Fondazione Studi indica una via: sbloccare il potenziale inattivo. In Liguria ci sono circa 260mila persone tra i 15 e i 64 anni che oggi non lavorano e non cercano lavoro. Quasi la metà sono under 35, e oltre il 60% sono donne. Troppo spesso bloccate da mancanza di servizi, scarsa accessibilità a percorsi formativi o semplicemente da assenza di politiche mirate.







