Ancora un grido d’allarme arriva dai quartieri genovesi più esposti all’inquinamento atmosferico prodotto dal traffico portuale, in particolare San Teodoro, ma anche Sampierdarena, Oregina e Lagaccio. È quanto emerge dalla lettera aperta firmata da Roberto Caristi a nome della Rete di associazioni di San Teodoro, indirizzata alla sindaca Silvia Salis e al presidente della Regione Liguria Marco Bucci. Il documento chiede un intervento urgente per fronteggiare una situazione definita “critica” e per istituire un tavolo di crisi. Il tema è ormai noto, e affonda le radici in anni di mobilitazioni civiche e iniziative spontanee. Secondo quanto riportato nella lettera, il lavoro della Rete è iniziato circa due anni fa, raccogliendo il testimone di battaglie precedenti e puntando il dito contro l’inquinamento causato dai fumi delle navi, in particolare le emissioni di ossidi di zolfo (SOx), ossidi di azoto (NOx) e polveri sottili (PM2,5).
“In questo tempo ci siamo documentati, organizzati e abbiamo coinvolto i cittadini attraverso petizioni e assemblee, sempre molto partecipate, chiedendo al Comune e alla Regione di intervenire, nell’ambito delle rispettive competenze istituzionali, per affrontare i gravi problemi sopra indicati, coordinando i vari soggetti deputati a intervenire.”
La lettera riconosce una collaborazione positiva con la Capitaneria di Porto di Genova, che ha accolto il supporto dei volontari della Rete, le cosiddette “Sentinelle dei fumi dal porto”, nella documentazione delle emissioni sospette. Anche il Difensore civico regionale e il Garante della salute vengono citati come interlocutori attenti e reattivi.
Tutt’altra è invece la valutazione nei confronti delle istituzioni politiche locali. La critica si concentra sull’assenza di risposte concrete da parte dell’ex sindaco (oggi presidente della Regione) Marco Bucci e, finora, anche della nuova amministrazione comunale guidata da Silvia Salis.
“Non siamo riusciti, invece, ad avere riscontri utili né dall’allora Sindaco di Genova (al di là di un incontro nel giugno 2024 e di alcune poco fruttuose riunioni dell’Osservatorio Ambiente e Salute), né dal Presidente della Regione Liguria, che il 24 febbraio ci ha convocati per un incontro tecnico con le sue strutture (ARPAL e ASL 3, con l’assenza determinante di ALISA), senza far seguire nessuna azione concreta e senza dare risposta alle nostre lettere del 13 marzo e del 28 maggio u.s.
Siamo consapevoli dell’importanza dell’attività portuale per la nostra economia e per il mondo del lavoro, nonché della complessità dei problemi che stiamo affrontando, ma sentiamo anche l’urgenza di dare risposte ai cittadini che subiscono da molti anni questa situazione, a scapito della loro salute.”
L’emergenza, evidenzia la lettera, si aggrava con l’arrivo della stagione estiva. A fine maggio 2025, i dati registrati dalla centralina di Via Bari parlano chiaro: livelli di biossido di azoto oltre ogni soglia di sicurezza. “Nella giornata del 30 maggio 2025, secondo i dati pubblicati da ARPAL Liguria, presso la centralina di Via Bari si è registrata una media giornaliera di 67 µg/m³ di biossido di azoto (NO₂): valore quasi tre volte superiore alla soglia raccomandata dall’OMS (25 µg/m³) e ben oltre quanto considerato sicuro per la popolazione, soprattutto in aree densamente abitate. Il dato è aggravato dalla presenza, nello stesso giorno e per tre ore consecutive, di concentrazioni orarie superiori a 100 µg/m³, con picco massimo di 118 µg/m³: livelli che rappresentano una minaccia concreta per la salute pubblica, specialmente per bambini, anziani e soggetti fragili in generale. Nel corso del 2025, a San Teodoro si sono già verificati almeno tre superamenti significativi di NO₂. La concomitanza con condizioni meteo favorevoli all’inversione termica notturna, previste anche quest’oggi, aumenta ulteriormente il rischio di accumulo e ristagno degli inquinanti”.
La richiesta della Rete è chiara: attivare un tavolo di crisi con tutti gli attori coinvolti, istituzionali e sociali, per affrontare l’immediata emergenza estiva e iniziare un percorso strutturale di risanamento ambientale. Una delle proposte è la sottoscrizione di un Patto per Genova, con un obiettivo preciso: nessun giorno sopra la soglia dei 50 µg/m³ di NO₂.
“In tale sede avanzeremo nostre proposte concrete - a partire da “Un Patto per Genova: nel 2025 nessun giorno sopra i 50 microgrammi di biossido di azoto per metro cubo d’aria” - rivolte a tutti gli attori del sistema, per contribuire ad affrontare rapidamente la fase acuta di questi mesi e ad andare verso una soluzione strutturale dei problemi, realizzando un nuovo “modello Genova”: quello di una convivenza proficua e salutare tra il Porto e la sua città”.






