"La semplicità e la figura di Martina continuano a vivere". E quattordici anni dopo è nelle parole di papà Bruno Rossi che si misura il tempo di un'assenza. E di un presente fatto di delusione, nei confronti della giustizia, ma anche di speranza, di poter agire per cambiare.
Speranza che domani pomeriggio a Genova prenderà la forma di una cerimonia, all'Università, nella sede di via Balbi 5, dove si terrà la cerimonia di conferimento del premio di laurea intitolato al ricordo di Martina Rossi, morta a vent'anni nel 2011 precipitando dalla finestra di un hotel di Palma di Maiorca. Non un incidente, ma una caduta mentre cercava di fuggire, per sottrarsi ad uno stupro di gruppo.
Per la sua morte, ci sono voluti dodici anni di processo, viaggi, rogatorie internazionali, battaglie legali, per arrivare a due sentenze definitive: quelle nei confronti di Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, condannati per tentata violenza sessuale di gruppo a tre anni di carcere. Ma, dopo la semilibertà, entrambi hanno ottenuto l'affidamento in prova ai servizi sociali. "Come se non avessero preso niente - dice il signor Rossi - nessuno ha pagato, neanche per l'omissione di soccorso, Martina è stata un'ora lì a terra, prima di morire, dopo essere precipitata. Aveva vent'anni. L'hanno strappata dalla vita".
Nei prossimi mesi sarà il processo civile a pronunciarsi ancora una volta sui risarcimenti. Ma "sono soldi maledetti, che non voglio vedere", continua il papà. Bruno, che insieme alla moglie ha dedicato la vita ad una battaglia processuale durata più di un decennio che non può riportare indietro Martina ma che poteva portare al riconoscimento della verità sulla sua morte, ha fondato due anni fa anche un'associazione di promozione sociale, intitolata a sua figlia.
"Una delle ragioni di questa associazione era dare un appoggio alle famiglie di chi, come noi, si è trovato in una battaglia come questa per la giustizia - sottolinea - perché le difficoltà ci sono, in processi come questi. Noi solo dopo anni siamo riusciti a sciogliere un nodo dal punto di vista del diritto.
Ma senza i soldi non avremmo potuto affrontare dodici anni di processo, e arrivare alla fine, per ottenere il riconoscimento di quella tentata violenza di gruppo. Non accetto di aver perso Martina così. Io ho l'ambizione di pensare di avere la possibilità di cambiare questa visione della legge, sono testardo ma non è possibile che in Italia possa esserci una giustizia così di parte che permette ai ricchi di non andare mai in prigione, prigione dove finiscono solo i poveri".
L'associazione dei genitori di Martina Rossi, finanzierà questo premio di laurea insieme alla “Sezione due Genova” di Fidapa BPW Italy, scegliendo tra undici tesi quella vincitrice.
"Premierà - spiega Bruno Rossi - il bel lavoro fatto da questi ragazzi, ho letto pagine e pagine di queste tesi e volevamo che fosse un'iniziativa aperta: l'Università ci ha dato il suo aiuto e un grande spazio, per discutere del tema delle donne e della violenza e del caso di Martina".
Giovedì nell'aula Meridiana dell'Ateneo ci sarà anche il rettore Federico Delfino che presiederà la cerimonia in collaborazione con il Comitato per le pari Opportunità di Ateneo e il Dipartimento di giurisprudenza.






