Attualità - 17 giugno 2025, 08:00

Aggiungi un posto a tavola, in strada: così Genova si riscopre comunità

Pranzi e cene condivise, momenti di convivialità che combattono l’isolamento urbano creando collegamenti e tessendo reti capaci di cucire tutta la città

Aggiungi un posto a tavola, in strada: così Genova si riscopre comunità

Tavoli e panche, piatti, bicchieri, poi pietanze di ogni tipo che fanno fare il giro del mondo alle papille gustative.
E ancora musica, chiacchiere, giochi. Chi ha qualche capello bianco in più racconta la sua storia mentre poco più in là una tavolata che suona e canta.
La magia delle cene e dei pranzi condivisi sembra sempre più conquistare i quartieri della città.
Dopo le esperienze delle cene condivise in centro storico, l’ultima delle quali si è svolta lo scorso 24 maggio e ha visto scendere in strada oltre quattromila persone per la sua terza edizione, continuano gli appuntamenti per condividere un momento conviviale, capace di far nascere attimi di confronto, di scambio. Di bellezza.
Ne è l’esempio il prossimo appuntamento di Rivarolo con ‘CeniAMO in piazza’, oppure ‘Vado a tavola: un pranzo di comunità’ di Sestri Ponente. O, ancora, le cene condivise che da piazza San Giorgio hanno raggiunto la Commenda di Pre.
Come dimenticare poi le iniziative del Civ di San Bernardo e dell'indimenticato Silvestro Pintori con la grande tavolata di 'Ferragustando'. Certo, in questo caso la formula cambia leggermente: chi sceglie di partecipare, infatti, non deve portare nessuna pietanza da casa ma acquistare un biglietto e assaggiare i piatti del menù preparato dalle attività della zona. Chi lo desidera, può lasciare un pranzo sospeso permettendo a chi non ha la possibilità, di partecipare senza dover pensare alla quota. Ma, anche stavolta, a muovere tutto è la voglia di non lasciare solo chi è rimasto in città, di costruire legami sociali e di tornare a far nascere relazioni tra e persone che abitano quel territorio.
Ma qual è il motivo di tanto successo?
A differenza di tanti eventi dai grandi sponsor e dalla forte spettacolarità, qui si respira autenticità: ogni partecipante porta qualcosa da condividere e si siede accanto a sconosciuti, creando relazioni inaspettate, conversazioni spontanee e nuove reti di vicinato.
L’obiettivo non è solo celebrare il piacere di condividere pranzi e cene, ma restituire spazio pubblico alla comunità, invertire la tendenza a trattare il centro storico e tante altre aree delle delegazioni come luogo di passaggio, e garantire una forma di inclusione che va oltre pregiudizi e barriere sociali .
Volontari, comitati di quartiere e commercianti uniti rendono possibile una festa gratuita, accessibile a tutti – con persino posti riservati per disabili e famiglie con passeggini – senza bisogno di sponsor altisonanti .
Queste tavolate, lunghe e informali come il cuore dei vicoli, restituiscono alla città una dimensione persa: quella del prendersi cura degli altri, non solo dei propri cari. In una città dove l’anima sociale può sembrare chiusa, lo stare insieme tra sconosciuti – seduti allo stesso tavolo – diventa un atto politico: un antidoto alla solitudine urbana che molti lamentano .
Il profondo significato delle cene condivise emerge nell’atto del donare un piatto, offrire un assaggio di cultura culinaria, sorridere e ascoltare. Non sono solo momenti di divertimento: sono pratiche di rigenerazione sociale, in cui il possesso degli spazi diventa condivisione, la burocrazia si fa sostegno associativo, e la vita cittadina rinasce attraverso relazioni semplici.
Se il modello si consolida, di anno in anno questi appuntamenti possono diventare spina dorsale di una nuova cultura urbana, quella che Genova attende. Un nuovo sostegno alle reti sociali che, dormienti, hanno bisogno di tornare a essere protagoniste attraverso occasioni condivise e vissute nelle piazze, nelle vie, nei quartieri.
La comunità ritrova sé stessa anche attorno a una tavola imbandita sotto i lampioni che illuminano le strade.

Isabella Rizzitano

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