La voce calma, il sorriso che accoglie. Davide Mazzanti, da poche settimane nuovo presidente della Cooperativa Il Laboratorio, che da quarant’anni opera alla Maddalena, sin da subito trasmette empatia e cura, attenzione al prossimo e una forte devozione per quello che è più di un lavoro.
Il suo è un percorso iniziato come volontario nel 1998: “Studiavo ingegneria poi andavo al centro di aggregazione Il Formicaio. Quando ho messo piede lì, mi sono innamorato. Mi sono reso conto che volevo fare questo lavoro: costruire relazioni, lavorare con le persone, far crescere una comunità. Così ho lasciato gli studi e ho cominciato a formarmi per restare in questo mondo”.
Educatore nei primi anni Duemila, poi coordinatore del centro, vicepresidente, responsabile dell’area educativa. Fino a oggi, quando raccoglie il testimone di una storia lunga quattro decenni. “È una grande responsabilità, ma anche una grande soddisfazione. E porterò in questo ruolo il mio modo di essere: l’empatia, l’ascolto, la voglia di lavorare insieme”.
Il suo sguardo è rivolto in avanti, ma senza dimenticare il passato: “In quindici anni siamo passati da venti operatori a quarantacinque. È stato un percorso di crescita che non si ferma. La mia intenzione è dare continuità, portare avanti il grande lavoro fatto, specialmente da Mario Gagliardi, nel creare una rete vera, viva, fatta di enti, commercianti, cittadini. Non servono rivoluzioni, ma energie nuove”.
Mazzanti conosce bene le pieghe della Maddalena, le sue bellezze e le sue ombre. Ha visto cambiare il tessuto sociale, i volti, le lingue. “Negli anni ’80 c’erano gli italiani del sud, poi è arrivato il Nord Africa, il Centroafrica, i senegalesi, i cinesi, oggi c’è una forte presenza di Bangladesh. Le persone cambiano, ma il sistema rimane lo stesso. E il nostro lavoro è sempre lo stesso: tenere insieme, creare occasioni di incontro”.
Come ogni persona che conosce a menadito la realtà in cui opera, anche il neo presidente non si nasconde: “Lo spaccio e la prostituzione esistono, e non è nostro compito eliminarli con la forza. Ma se si genera vita, se si riaccendono le relazioni, allora anche quei fenomeni trovano meno spazio. Noi lavoriamo per questo. Per esempio, la cena condivisa a fine maggio, da San Giorgio alla Commenda, è stata una meraviglia: bastano poche cose, ma vere, per far sentire le persone parte di un luogo”.
Nel racconto di Mazzanti c’è una profonda consapevolezza delle dinamiche urbane, ma anche una proposta concreta. “Il centro storico ha un fascino culturale incredibile. Non possiamo continuare a viverlo con paura. Serve partecipazione. E serve restituire al quartiere spazi veri. Le saracinesche chiuse sono più di quelle aperte. Dobbiamo invertire questa tendenza”.
Il futuro della Cooperativa passa anche per piccoli grandi gesti, capaci di cambiare il volto di un vicolo. “Abbiamo appena riaperto il vecchio fruttivendolo di Luca, in via della Maddalena. Lo stiamo facendo coinvolgendo i cittadini sin dalla progettazione. Alcuni si sono già offerti per gestirlo, per organizzarci cose dentro. È da qui che si parte. Non aprendo solo bar e locali, ma creando veri spazi di socialità. E magari anche panchine, che qui mancano”.
Sogna una Maddalena dove non si viene solo per turismo mordi e fuggi, ma per scoprire, restare, incontrare. “La turistificazione non è il male assoluto, ma deve essere equilibrata, distribuita. Genova ha tanto da offrire, ma va pensata per chi la vive, non solo per chi la visita”.
Nel futuro della Cooperativa si affollano tante opportunità ma il solco tracciato da Mazzanti è chiaro: “Mi piacerebbe che alcune buone pratiche – penso al lavoro fatto con la vita di quartiere, con le attività culturali, con i bambini – potessero essere replicate altrove. La cooperativa è un laboratorio, come dice il nome: un luogo in cui si sperimenta, si prova, si costruisce con pazienza”.
Con una semplicità che rispecchia una profonda conoscenza, Mazzanti mette a disposizione la sua storia, il suo modo di stare in mezzo alle persone ed è questo quello che conta, che serve davvero alla comunità: la voglia di stare insieme, la necessità di costruire qualcosa che sappia durare per lasciare un’impronta profonda nelle vite di tutti, un seme che continui a portare frutti, anche quando sembra tutto fermo.






