Attualità - 27 giugno 2025, 08:00

Alta Val Chiaravagna sotto ‘assedio’ tra cave, cantieri e polveri. I residenti: “Confinati in casa” - Video

La denuncia di Enrico Dagnino, abitante della frazione di Serra: “Viviamo blindati nelle nostre abitazioni come durante il lockdown, tra rumori continui, boati notturni e finestre chiuse per la polvere sollevata da attività simultanee. La situazione va avanti da anni: ad oggi ci riserviamo di intraprendere azioni con forme di protesta civili”

Alta Val Chiaravagna sotto ‘assedio’ tra cave, cantieri e polveri. I residenti: “Confinati in casa” - Video

Una valle trasformata in un cantiere a cielo aperto, dove i residenti sono costretti a vivere "sigillati" nelle proprie abitazioni per "difendersi da un ambiente ormai inquinato dal rumore, dalle polveri e da un traffico pesante fuori controllo": è il quadro che emerge dalla situazione contestualizzata Enrico Dagnino, residente nella frazione di Serra, in Alta Val Chiaravagna, che dà voce a un’intera comunità. 

Una denuncia circostanziata e dettagliata, che fotografa una situazione fuori scala: in un’area ristretta e abitata si concentrano, contemporaneamente, numerosi interventi ad alto impatto ambientale e acustico. Le attività in corso includono l’estrazione in due cave attive, la demolizione del vecchio stabilimento industriale ex Basital, e i cantieri del nodo ferroviario genovese collegati al Terzo Valico, con annessi interventi per la realizzazione della vasca antincendio, della sottostazione elettrica e di nuovi impianti. Senza contare il continuo transito di mezzi pesanti su una strada inadatta e degradata.

Viviamo circondati da cantieri – afferma Dagnino – e in una valle che funziona come una cassa di risonanza. Il risultato è un rumore continuo, tridimensionale, con mezzi, martelli pneumatici, cicalini di retromarcia, trivelle, vibrazioni e boati metallici, anche durante la notte e nei giorni festivi. È diventato impossibile anche solo parlare con le finestre aperte”.

A peggiorare la situazione sono le condizioni morfologiche del territorio, con la valle a forma di anfiteatro che amplifica ogni suono, e la mancanza di un’adeguata mitigazione del rumore e delle polveri: “Ci sono giornate in cui non vola una mosca – racconta Dagnino – e altre in cui i livelli di rumorosità superano ogni soglia di tollerabilità. Lavorano anche fino a mezzanotte, e in galleria proseguono pure durante la notte. Il giorno del Santo Patrono tutti i cantieri erano in attività”.

Dal febbraio 2024, con l’accelerazione dei lavori per la vasca antincendio e l’avvio della demolizione dell’ex Basital, la situazione è peggiorata drasticamente: “È come vivere in lockdown. Con l’arrivo del caldo non possiamo nemmeno aprire le finestre: le polveri entrano ovunque. Ci troviamo a sigillarci in casa per non respirare l’aria contaminata da nuvoloni bianchi provenienti dai cantieri. Non è più solo un disagio: è un rischio per la salute, per i polmoni e anche per la tenuta psicologica”.

La strada che collega la zona al resto della città, già compromessa, è quotidianamente attraversata da camion e perfino da semirimorchi:È a una corsia alternata, con asfalto mai rifatto da almeno vent’anni, ringhiere arrugginite e sporgenti, tratti con cedimenti evidenti. E sopra ci passa anche il mezzo pubblico”.

Nel frattempo, nulla si è mosso sul fronte istituzionale: "Da anni chiediamo un riconoscimento formale del disagio da cantiere – afferma Dagnino – come è avvenuto in altri quartieri della città. Non parliamo di risarcimenti in denaro, ma almeno di misure concrete, come un contributo per installare i condizionatori, visto che siamo costretti a vivere con tutto chiuso”.

I cittadini chiedono tre cose, in modo chiaro:

  • la revisione urgente delle autorizzazioni concesse ai cantieri e la revoca dei permessi a operare nelle ore notturne e nei festivi;
  • un incontro immediato tra tutte le parti coinvolte (imprese, comitati e istituzioni), da tenersi entro i primi dieci giorni di luglio;
  • l’avvio di un piano di recupero ambientale e infrastrutturale per l’Alta Val Chiaravagna, da troppi anni trascurata.

Nel caso in cui non si registrassero risposte concrete e immediate, i residenti si dichiarano pronti ad attivare azioni di protesta civile e a presentare un esposto collettivo, firmato da tutti i cittadini coinvolti: “Non possiamo più accettare che le nostre case diventino il prezzo da pagare per lo sviluppo infrastrutturale. Vivere in casa propria, respirare aria pulita e poter dormire la notte non sono privilegi: sono diritti”. 

Federico Antonopulo

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A LUGLIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU