Attualità - 01 luglio 2025, 10:45

Buon compleanno Walkman, la colonna sonora della vita sempre in tasca

Da ‘Il tempo delle mele’ all’amarcord dei giorni nostri, storia di un piccolo oggetto che ha cambiato il modo di vivere la musica

Buon compleanno Walkman, la colonna sonora della vita sempre in tasca

Era il 1° luglio 1979,  una domenica per l’esattezza, quando un oggetto blu e leggero comparve sugli scaffali giapponesi. 

Un parallelepipedo che aveva le dimensioni di un libro tascabile, con due alloggi per le cuffie e un vano dove inserire la musicassetta: era il Walkman.

Ideato da Akio Morita, fondatore della Sony, questo oggetto è diventato con il tempo simbolo di un’intera generazione. Inizialmente era stato pensato per consentire agli uomini d’affari di ascoltare musica in aereo. Ma furono i giovani a farne un oggetto cult tanto che il Walkman cambiò per sempre il modo di ascoltare e vivere la musica.

Una piccola, grande rivoluzione che ha portato la musica a diventare un elemento personale, un qualcosa di intimo e sempre a portata di mano, rovesciando il passato che relegava la radio a una stanza e la musica al giradischi di famiglia.

La musica è scesa in strada facendo del Walkman un simbolo di indipendenza e di affermazione di libertà.

Appena uscito, il walkman costava centocinquanta dollari, l’equivalente di oltre cinquecento euro oggi, un vero e proprio gioiellino tecnologico che costava una piccola fortuna.

Ma la portata della rivoluzione che questo oggetto avrebbe provocato era già chiara appena due anni dopo quando il walkman arrivò in orbita a bordo dello Shuttle Columbia. Era il 1981.

Che fosse appeso alla cintura o nella tasca della giacca di jeans, il Walkman è stato il fedele compagno delle corse in motorino, delle gite scolastiche sui pullman quando sembrava di non arrivare mai, ha suggellato amicizie e visto spezzarsi cuori, diventando la personale colonna sonora di ciascuno.

Il cinema, come spesso accade, ha fissato per sempre quell’immaginario. Ne Il tempo delle mele, Vic, interpretata da una giovanissima Sophie Marceau, ascolta musica in cuffia durante una festa, isolandosi nel rumore per vivere il suo primo bacio. Impossibile non pensare che quella sequenza, le cuffiette arancioni e quell’aura sospesa tra sogno e realtà non abbiano contribuito a fare del walkman una vera e propria metafora dell’adolescenza.

Oggi la musica è ovunque, ma per chi ha vissuto gli anni del Walkman (e successivamente dei primi lettori cd portatili) resta immutata la sensazione dell’attesa che partisse il nastro, la paura che si ingarbugliasse nei meccanismi e la pazienza quasi ascetica che si doveva avere per riavvolgerlo con l’aiuto di una matita o di una penna.

Le pile che si scaricavano rallentando il movimento fino a far fuoriuscire un suono indistinguibile, un lamento. Poi le cuffie, nell’era degli auricolari, condivise per vivere insieme pochi minuti di canzone. Perché ogni gesto era una scelta precisa e ogni brano un messaggio, un atto d’amore.

Il walkman si potrebbe definire un po’ il papà dell’iPod, arrivato a ventidue anni dall’inizio di quella rivoluzione sonora e musicale che ha segnato gli anni ’80 e non solo, facendo della musica un rifugio.

Oggi, a quarantasei anni di distanza, quel piccolo oggetto sopravvive nei mercatini, nei ricordi, nelle collezioni nostalgiche. Ma più ancora sopravvive in quell’idea semplice e rivoluzionaria: che la musica non sia solo sottofondo, ma una dichiarazione. E che basti premere “play” per ritagliarsi un angolo di mondo tutto proprio e godere di colonna sonora della propria vita sempre in tasca.

Isabella Rizzitano

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