A meno di due anni dall’apertura, Strakkino, locale che aveva puntato a portare una nuova offerta commerciale e culinaria nel cuore di Sestri Ponente, ha deciso di chiudere la sua insegna in via Sestri, la via centrale dello shopping del quartiere. Nato a giugno 2023 come una scommessa coraggiosa e anche, in parte, come risposta originale alla grande distribuzione, in queste settimane ha deciso di chiudere definitivamente il suo secondo locale, mantenendo perfettamente inalterata, invece, la sede centrale in via alla Porta degli Archi, in centro a Genova, e la nuova apertura su Bologna, in via Zamboni.

La chiusura arriva in un momento in cui Sestri Ponente si trova al centro di importanti cambiamenti urbanistici e commerciali, con l’imminente apertura di grandi superfici come Esselunga e la presenza consolidata di Coop, che stanno profondamente modificando l’equilibrio delle attività commerciali tradizionali. In questo scenario, Strakkino ha cercato di rappresentare una proposta alternativa, legata alla genovesità e a un modo diverso di fare impresa, ma senza riuscire a ottenere il riscontro atteso dalla comunità locale.
A spiegare le ragioni di questa decisione è Alessandro Di Somma, titolare e uno dei quattro soci fondatori, che racconta con sincerità il percorso difficile ma fatto con passione e impegno. I quattro ragazzi che hanno portato avanti questa impresa fin dall'inizio, prima sportiva, poi commerciale e infine lavorativa, sono per l'appunto Alessandro Di Somma, suo fratello Roman Di Somma, Arnaldo Deserti e Luigi Fasce, rispettivamente classe 1988, 1986, 1979 e 1964.
"Non è stata una decisione presa a cuor leggero - racconta Di Somma - La nostra attività va bene, non siamo assolutamente in difficoltà economiche. Abbiamo semplicemente voluto, due anni fa, investire nel quartiere, ma senza ottenere la risposta che ci aspettavamo. È una scelta davvero sofferta, ci abbiamo provato fino alla fine".
All'orizzonte, però, si prospettano altri progetti: "Non disinvestiamo da Sestri perché siamo in difficoltà, anzi: vogliamo continuare ad investire nella nostra idea, nella nostra genovesità. Proprio per questo, ci tengo a chiarire che non abbiamo venduto nulla del punto attualmente chiuso, nemmeno la sedia, perché abbiamo ricevuto diverse opportunità di aprire non solo a Genova, in altri quartieri, ma anche fuori", chiarisce Alessandro.
Così, la riflessione del titolare: "A Sestri non c’è stato il riscontro che ci aspettavamo, nonostante la grandezza del locale che avrebbe potuto garantire numeri ancora più importanti rispetto alla sede in centro. Forse Sestri necessita di proposte diverse dalla nostra; ovviamente - rimarca - non è certamente colpa della delegazione, è un discorso di esigenze e necessità commerciali".

Una situazione che, però, mette all'attenzione diverse criticità, in una una piazza dove, sotto il profilo della ristorazione, si fa fatica a decollare per molteplici ragioni: diversi operatori hanno tentato di affermarsi, comprese grandi catene multinazionali come McDonald’s e Burger King, che si sono insediate proprio vicino a Strakkino ma hanno chiuso una dopo l’altra, dove oggi, invece, in quell’area, è presente un punto vendita Tigotà.
Un ulteriore elemento di difficoltà generale sono gli affitti elevati, che rappresentano un costo significativo per chi opera in zona, ma anche per chi vive il quartiere esclusivamente come residente, in un mercato che ha sempre più fame di appartamenti e locali.
E, ancora, una chiusura in quartiere che sta vivendo profondi cambiamenti, per diverse ragioni, ma anche dovuti alla crescita della grande distribuzione: nei prossimi mesi, come scritto in precedenza, è prevista l’inaugurazione di una vasta Esselunga in via Hermada, nella ex Cognetex, mentre Coop è già presente con migliaia di metri quadrati in via Siffredi, nella ex Esaote.
Tra sfide strutturali, mutamenti degli equilibri economici e nuovi modelli di consumo, resta aperto il nodo di come riuscire, quindi, a valorizzare e rilanciare un contesto in cui si evidenzia un quartiere in forte mutamento. Per Strakkino,di certo, la porta non si chiude definitivamente su Sestri, ma si apre a nuove strade, con la speranza che la "genovesità" e l’innovazione possano trovare presto terreno fertile per fiorire ancora in città.










