Attualità - 23 luglio 2025, 18:19

Cornigliano contro il forno elettrico all’ex Ilva: “Non a spese della nostra salute”

All’assemblea pubblica oltre duecento persone: preoccupazioni per ambiente, traffico e futuro del quartiere. Avagnina: “Non possiamo rivivere i sacrifici di un passato che ci è costato morti e malattie”

Cornigliano torna a mobilitarsi e chiedere chiarezza sul destino dell’ex Ilva e sull’ipotesi forno elettrico, che da giorni sta catalizzando l’attenzione del quartiere.

Nel corso del question time alla Camera, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, è tornato sull’argomento, sostenendo che il piano siderurgico nazionale “prevede anche una valorizzazione degli impianti del Nord così che la produzione complessiva dell’ex Ilva possa raggiungere otto milioni di tonnellate di acciaio green”. 

In quest’ottica, il quarto forno elettrico sarebbe quello fondamentale per raggiungere l’obiettivo.

Un’ipotesi che ha immediatamente scatenato le reazioni della popolazione. Circa duecento persone, alcune delle quali rimaste sulle scale, questo pomeriggio hanno partecipato all’assemblea al centro civico di viale Narisano.

Al centro del dibattito è finito proprio il progetto di installare un forno elettrico negli impianti dell’ex Ilva, all’interno di un accordo di programma legato a Taranto.

Patrizia Avagnina, storica voce del quartiere, non usa giri di parole: "Uno dei problemi è che là, a Taranto, non hanno demolito gli altoforni. Ora si parla di sostituirli gradualmente con forni elettrici, anche in mezzo alle case. Questa è la ‘caramella’ promessa ai quartieri,  Cornigliano non può rivivere questo destino”.

Avagnina ricorda come Cornigliano sia stata dichiarata zona a elevato rischio ambientale e sanitario: "Non perché siamo belli e ricchi, ma perché abbiamo pagato con anni di lotte e sacrifici. Ci hanno tolto persino le centraline di monitoraggio che avevamo ottenuto, arrivando a far firmare ai vigili del fuoco autodichiarazioni sulla non esposizione all’amianto. Ci fu uno sciopero".

Le preoccupazioni non si limitano alle emissioni. Tra le preoccupazioni c’è quella legata alla logistica e ai rischi a essa collegati: traffico di camion e tir in un quartiere già congestionato, arrivi di rottami via mare senza controlli, rumori moltiplicati – “un forno elettrico è quattro o cinque volte più rumoroso di uno tradizionale” – e mancanza di una vera valutazione di impatto ambientale complessiva: "Se bevo, fumo e mi drogo, il danno è moltiplicato. Così per Cornigliano: non possiamo sommare fumi, traffico, aerei e nuovi impianti e dire che tutto è sostenibile”.

L’appello è poi alla Sindaca Salis, incontrata nei giorni scorsi, poco prima che la Prima Cittadina andasse a Roma. Avagnina prosegue: “Questa non è una pietrina da poco che le capita. Le abbiamo chiesto di prendere tempo per capire fino in fondo e sapere studiare, insieme a noi, tutto quello che c'è da sapere. Poi deciderà, ma deve essere molto, ma molto convinta perché la sua è la firma chiave per il progetto. Diamole il tempo”. 

Non è mancato il riferimento alla capriola di Bucci sulla questione Ilva: “Se una persona  con esperienza si è convinta sul niente, che Salis non faccia lo stesso errore”.

Il presidente di Municipio, Fabio Ceraudo, ha rincarato la dose durante l’assemblea:
"Un accordo di programma per Taranto non può includere un forno elettrico a Genova, senza ascoltare né coinvolgere il territorio. Non c’è un acquirente, né copertura finanziaria. Genova rischia di diventare pedina di un’operazione che non è né una vera transizione ecologica né un rilancio della siderurgia, ma solo una svendita dell’acciaio italiano”.

Ceraudo ha chiesto trasparenza e partecipazione, annunciando un question time a Roma per ottenere dati chiari su impatti economici, ambientali e sanitari: "Non esiste l’impatto zero. Esiste un impatto da valutare seriamente, e non possiamo affidarci alle promesse di chi produce forni elettrici. Genova merita un percorso partecipativo, con dati e confronti pubblici”.

Avagnina ha concluso con un appello alla comunità e alle istituzioni: “Non fasciamoci la testa, non accettiamo provocazioni né ricatti sul lavoro. Cornigliano non ha bisogno di un nuovo impianto e lo abbiamo detto per dritto e per traverso, ma di alternative, di aiuto ai lavoratori, di progetti per i giovani, come un campus universitario vicino al parco. Aiutiamoci a vicenda, senza piegarci a decisioni calate dall’alto. Un altro mondo è possibile, anche per loro”.

Isabella Rizzitano

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A NOVEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU