Ogni domenica 'La Voce di Genova', grazie alla rubrica ‘Gen Z - Il mondo dei giovani’, offre uno sguardo sul mondo dei ragazzi e delle ragazze di oggi. L'autrice è Martina Colladon, laureata in Scienze della Comunicazione, che cercherà, settimana dopo settimana, di raccontare le mode, le difficoltà, le speranze e i progetti di chi è nato a cavallo del nuovo millennio.
Ogni generazione scolastica porta con sé cambiamenti, crisi e novità. Ma chi lavora quotidianamente nelle aule, tra interrogazioni, compiti e registro elettronico, è sempre più d’accordo su un punto: le nuove generazioni - dalla Gen Z fino alla giovanissima Gen Alpha - sono profondamente diverse da quelle precedenti.
Insegnanti e professori descrivono studenti più fragili, ma anche più consapevoli. Più digitali, ma meno concentrati. In grado di affrontare con naturalezza temi come salute mentale, identità e inclusività, ma spesso in difficoltà con la noia, la frustrazione o la lentezza. In un mondo che corre, la scuola - ancora legata a strutture tradizionali - fatica a trovare il passo.
Tra le sfide principali che segnalano i docenti c’è il crollo dell’attenzione. Cresciuti tra social, video brevi e notifiche continue, molti studenti faticano a restare concentrati su una lezione frontale. Alcuni professori raccontano di dover “spezzare” le spiegazioni con pause, giochi, confronti, per evitare che la classe si distragga o si chiuda in silenzio. Eppure, quando il contenuto è coinvolgente e ben proposto, i ragazzi rispondono con entusiasmo, mostrano intuizioni brillanti e una capacità naturale di adattamento, specie in contesti multimediali.
Cambia anche il rapporto con l’autorità. Se una volta l’insegnante era una figura distante, quasi irraggiungibile, oggi viene vissuto spesso come interlocutore diretto. Gli studenti chiedono di comprendere il perché dietro le regole, i voti, le attività. Non per sfidare, ma perché cercano dialogo e senso. Alcuni docenti faticano ad accettarlo, altri vedono in questo un segno di maturità precoce, o almeno un’occasione per crescere insieme.
Un tema trasversale è quello della salute mentale. Ansia, stress, senso di inadeguatezza, insicurezze: i giovani ne parlano, li riconoscono, li nominano. I professori notano una maggiore difficoltà nel reggere pressioni scolastiche o fallimenti, ma anche una capacità, oggi impensabile fino a pochi anni fa, di chiedere aiuto, raccontarsi, cercare ascolto. La scuola non è sempre pronta a raccogliere questo bisogno, ma qualcosa si muove: ascolto, sportelli psicologici, momenti di confronto stanno diventando sempre più necessari.
Per quanto riguarda le competenze, i docenti raccontano un quadro complesso. A una difficoltà nella scrittura tradizionale, nella memorizzazione o nel ragionamento lineare, si affianca una grande rapidità nell’assimilare strumenti digitali, nel lavorare in gruppo, nel trovare soluzioni creative. Le nuove generazioni sono abituate a filtrare grandi quantità di informazioni, sanno orientarsi sul web e sono spesso più autonome nella ricerca, anche se questo a volte va a scapito del metodo.
Certo, non mancano i contro. Alcuni insegnanti parlano di ragazzi più discontinui, poco abituati alla fatica, alla costanza e ai tempi lunghi. Altri segnalano un distacco emotivo dalla scuola, vissuta come obbligo più che come opportunità. In alcuni casi c’è disinteresse, in altri una forte pressione esterna, tra aspettative familiari e confronto social, che porta a burnout scolastico già a 14 o 16 anni.
Eppure, in questo scenario pieno di contrasti, c’è anche grande potenziale. I ragazzi e le ragazze di oggi sono più sensibili a temi globali, più attenti alla parità, più aperti al cambiamento. Vogliono essere ascoltati, coinvolti, valorizzati. E, se trovano adulti in grado di farlo, possono stupire per creatività, lucidità e voglia di fare.
Le nuove generazioni non sono “meno” di quelle passate. Sono semplicemente nate in un mondo nuovo. Tocca alla scuola — e a chi la vive — trovare il modo di camminare accanto a loro. Magari con più fatica, certo. Ma anche con la consapevolezza che educare, oggi più che mai, significa accettare il cambiamento e imparare a leggerlo insieme.






