Entrare da Giglio Bagnara, a Sestri Ponente, oggi è come attraversare un museo vivo, ma senza teche, senza silenzi obbligati, senza distanza. Un museo che si svuota giorno dopo giorno, ma che nel farlo rivela la sua anima più nascosta. Mentre il negozio è in liquidazione e le serrande si preparano a scendere per l’ultima volta, con chiusura prevista "a fine ottobre, le prime settimane di novembre", da magazzini e soppalchi emergono oggetti mai usciti da lì. Non merce dimenticata, ma memoria viva: cimeli che hanno fatto la storia e che nella storia si sono fermati, custoditi per decenni dentro queste mura.
"Sono pezzi autentici, rimasti in negozio per una vita intera. Hanno viaggiato per il mondo e poi sono tornati qui, dove sono stati conservati con cura. Non se ne sono mai andati", raccontano il patron Enrico Montolivo e lo storico dipendente, Luca Masnata.
Tra gli arredi in vendita spiccano le tre vecchie cassaforti: una, ancora perfettamente funzionante, della Lips Vago, e in uso fino a trent’anni fa. L’altra, ancora più antica, risale all’Ottocento ed è intatta, con i ripiani in legno in perfette condizioni. "Quella più moderna la ricordo bene, la combinazione ce l’ho ancora a memoria", sorride mentre la descrive Montolivo.





C’è poi un set di divani vis-à-vis di fine ’800, con tavolino e poltrone in stato impeccabile. Sedie da barbiere, alcune già vendute, mentre una è rimasta, che hanno fatto la storia del quartiere. Tre di queste, infatti, sono state comprate dal figlio di un barbiere che lavorava proprio in zona. Addirittura, ne è presente una della storica ditta genovese, la Vipel. E, perfino, un pullman orientale: "Ha viaggiato in tutto il mondo, esposto in mostre in Europa e all’estero, poi si è fermata qui", raccontano.






In un angolo, quasi appoggiata come in attesa di essere risvegliata, si trova una renna degli anni ’20: "Era parte di una vecchia giostra, l’abbiamo restaurata. L’avevamo trovata a Parma", dice Montolivo.

E ancora: diverse valigie, banchi di scuola anni ’30 con pedana in legno, macchine da cucire anni ’50 ancora funzionanti, un torchio di oltre cento anni, una scrivania secolare, un veliero ottantenne e una radio-giradischi Telefunken degli anni ’30-’40, intatta, mai uscita dal negozio: "È un oggetto rarissimo, davvero", aggiunge.













C’è anche il tocco personale della famiglia: un bilancino da ricarica per cartucce da tiro al piattello, appartenuto a Diego Bagnara, grande appassionato di sport e collezioni. Ogni oggetto, un frammento.

Non è solo una 'semplice' liquidazione, perché c'è passione, cura, senso di responsabilità. "Ci piace sapere dove andranno questi pezzi - spiega Masnata-. Ad esempio, le due auto Union degli anni ’60, che abbiamo trasformato in divanetti, andranno in una carrozzeria dove verranno usate come sedute d’attesa per i clienti". In sintesi, si tratta di due Audi storiche, acquistate dal demolitore presente tempo fa a Borzoli, poi restaurate e poi trasformate in divanetti.



"Sono pezzi di storia portati giù e non li vogliamo nemmeno pulire. Sono belli così come sono, com’erano. In magazzino ci sono ancora oggetti mai toccati: sopra non c’è umidità, e le cose si sono conservate benissimo", prosegue.
In questi giorni, collezionisti e appassionati arrivano da tutta Italia, qualcuno anche da Verona, per acquistare ciò che resta. Ma il racconto continua, anche dopo la vendita. "Abbiamo già visto tornare oggetti nelle mani giuste: poltrone, divise dell’Armata Rossa, macchine da scrivere Olivetti… Molti li tengono negli uffici come pezzi da esposizione. È la storia che continua a parlare", concludono.













