Attualità - 31 luglio 2025, 08:00

Valpolcevera, non solo cantieri: la ricchezza culturale nascosta della valle

Il presidente del Municipio Versace: “Comitati e associazioni sono una risorsa. Serve una visione lunga per attrarre nuove energie e valorizzare il nostro patrimonio”

Il MUCE

Il MUCE

La Valpolcevera non è solo cantieri: la vita culturale, fatta di tante associazioni, di buoni propositi e tante iniziative. Una Valpolcevera che, nonostante e le ferite ancora aperte, prova a risollevarsi facendo leva sulla partecipazione e sull’orgoglio di comunità. 

A raccontarla è Michele Versace, presidente del Municipio V, che in un'intervista mette in luce il fermento culturale e sociale della valle, e invita a guardare al territorio con occhi nuovi: “Tra i tanti problemi che abbiamo – ammette – c’è anche una grande ricchezza, che è quella dell’associazionismo. Nonostante la crisi generale, qui è vivo: laico, cattolico, sportivo, e con comitati spontanei che spesso possiedono archivi fotografici e documentali incredibili”.

Secondo Versace, il vero valore aggiunto di questo territorio è proprio nella voglia di partecipazione attiva dei cittadini: “Ci sono persone disposte a prendersi cura delle aiuole, a riaprire le ville e poi a richiuderle la sera. I comitati ti chiedono conto, ma sono anche pronti a collaborare. È stimolante e utile per chi amministra”.

Ma non basta. L’obiettivo è ambizioso: rilanciare l’immagine della Valpolcevera e trasformarla in una meta attrattiva per giovani, famiglie e visitatori. “Dobbiamo cominciare a parlarne in termini positivi – dice il presidente – e per farlo servono incentivi veri per chi vuole aprire attività di qualità. Non si può pensare che i giovani vengano qui solo per dormire a 400 euro al mese invece che a 800. Servono locali, musica, cultura, intrattenimento. Solo così si può rendere la valle interessante anche per un certo tipo di turismo”.

Il patrimonio non manca. Versace elenca con entusiasmo le bellezze spesso trascurate: il Chiostro della Certosa, la Fondazione Ansaldo, la Via delle Rose a Trasta “esportata fino in Giappone”, la futura apertura del Palazzo della Cultura a Bolzaneto, la Casa della Resistenza – “una delle poche digitalizzate” – e la futura Casa della Montagna. “Se riuscissimo ad avere una visione lunga, potremmo davvero far parlare della Valpolcevera come un luogo sorprendente. E non solo in occasione delle prossime elezioni”.

A proposito di visione lunga, uno dei progetti simbolici è il ritorno del Municipio nella sua sede storica, Villa Pallavicini a Certosa: “È un edificio bellissimo, di grande valore simbolico. Da bambino mi ricordo che era tutto lì: uffici demografici, polizia locale, municipio. Torneremo lì. È una scelta importante anche dal punto di vista dell’identità”.

Anche le ville storiche, come la stessa Carrega, l’attuale sede del Municipio, sono, per Versace, potenziali elementi di rilancio culturale e turistico. “Oggi me la immagino vuota, ma potrebbe entrare in un circuito museale, proprio come i palazzi dei Rolli. Qui ci sono luoghi straordinari da riscoprire, e abbiamo anche le professionalità per farlo”.

La metropolitana, nonostante i disagi legati ai cantieri, rappresenta un’opportunità strategica: “Siamo sulla linea più corta del pianeta – scherza Versace – ma può portare turisti anche da noi. Con tour guidati, potremmo portarli a vedere il Chiostro, Villa Pallavicini, il Muce. Magari ne arrivano 100 a settimana. Io ci credo”.

Il presidente ricorda poi un’esperienza significativa nata dopo la tragedia del ponte Morandi: “Organizzammo, con l’aiuto delle Pro Loco e delle pubbliche assistenze, pullman da fuori Genova che arrivavano il sabato per dare una mano a Certosa. Venivano a comprare nei negozi, a mangiare nelle trattorie. Se da un disastro nacque un movimento di solidarietà, perché non possiamo pensare a qualcosa di simile per attrarre persone con la cultura e la bellezza? Quando ci sono cose da fare, la gente arriva. Dobbiamo crederci e lavorarci. Gli elementi ci sono: Villa Parodi, Villa Pallavicini, la Casa della Beata Chiara. Tocca a noi metterli in rete e farli conoscere”.


 

Chiara Orsetti

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