C’è una Genova molto osservata ma poco conosciuta.
È una città in bianco e nero, che affonda la sua tradizione nel Medioevo e che racconta storie di potere, prestigio e, allo stesso tempo, di grande avanguardia architettonica.
Si tratta di quella parte di città, ‘sparsa’ per tutto il centro storico, che si presenta a fasce orizzontali bianche e nere, quasi fossero dei tasti di un pianoforte a incalzare il ritmo della città.
Ma se si pensa che questa sia una scelta casuale o un qualche stratagemma architettonico, ci si sbaglia di grosso.
Questa bicromia racconta un pezzo di storia della città e per incontrarne la nascita bisogna tornare indietro al periodo della Repubblica marinara.
Nel Medioevo, infatti, non tutti potevano fregiarsi di vestire la propria casa con i conci in pietra di promontorio e marmo bianco di Carrara.
Questo ‘privilegio raro’ era riservato a quattro famiglie genovesi: i Doria, gli Spinola, i Grimaldi e i Fieschi.
E mentre il marmo arrivava dalla Toscana, la pietra nera tipica genovese veniva estratta da una cava vicino alla Lanterna, un promontorio, appunto, da cui prendeva il nome.
Il bianco e nero era così un messaggio immediato: a colpo d’occhio si poteva capire chi abitava il palazzo. Le fasce non erano solo decorazione, ma un vero e proprio stemma inciso nella pietra, una sorta di biglietto da visita.
C’è un dettaglio che spesso sfugge anche agli sguardi più attenti: le strisce non sono tutte uguali.
Chi si occupava di costruire e scolpire i conci di pietra, infatti, conosceva molto bene i trucchi della rifrazione della luce.
Il nero, assorbendo più luminosità, sembra più sottile del bianco quando lo si guarda da lontano. Per mantenere l’armonia visiva, le bande scure venivano dunque realizzate più alte – fino a un 10% in più – rispetto a quelle chiare. Un espediente sorprendentemente moderno, che dimostra quanto la sapienza degli antichi maestri genovesi fosse vicina all’arte dell’illusione ottica.
E così, mentre si cammina e si lascia vagare lo sguardo, i palazzi ‘in bianco e nero’ appaiono perfettamente proporzionati grazie allo stratagemma prospettico.
Con il passare dei secoli, quel motivo che un tempo apparteneva solo a pochi privilegiati si diffuse. Oggi lo trovi sulle chiese, come la Cattedrale di San Lorenzo, che sembra scolpita in un gioco di luce e ombra in cui i colori si alternano.
La bicromia è diventata parte del DNA di Genova, un segno che la rende immediatamente riconoscibile e che racconta, a chi sa ascoltare, la storia di una città fiera, ricca e ingegnosa.
Un altro modo della Superba per raccontare la sua storia.






