Una richiesta formale perché venga monitorata la qualità dell’aria tutelando così la salute pubblica.
Questo l’intento del Comitato No Forno Elettrico Genova al Comune di Genova, ad ARPAL e agli assessorati competenti, perché avvenga l’installazione immediata di centraline e campionatori ambientali nel quartiere di Cornigliano, dove oltre 15.000 residenti convivono da anni con le conseguenze dell’inquinamento industriale.
La richiesta si inserisce nel contesto della riattivazione dell’Osservatorio Ambiente e Salute del Comune e arriva con urgenza dopo le recenti dichiarazioni del Ministro Adolfo Urso, che ha rilanciato l’ipotesi di un ritorno alla produzione a caldo dell’acciaio nell’area ex Ilva. Una prospettiva che, secondo il Comitato, riaccende l’allarme in un quartiere già gravemente segnato dalla presenza industriale, dal traffico pesante e dall’impianto di trattamento delle acque reflue (DAC), il più grande d’Italia.
“Da quando si parla di ritorno alla produzione a caldo, molti si chiedono: cosa stiamo respirando? La verità è che oggi, a Cornigliano, non c’è alcuna centralina attiva. La rete pubblica di monitoraggio è stata smantellata dopo la chiusura della cokeria e degli altoforni”, denuncia il Comitato.
La richiesta inoltrata alle assessore Pericu e Lodi comprende l’installazione di centraline per polveri sottili, NO₂ e altri inquinanti; campionatori passivi nei punti sensibili del quartiere (Via Cornigliano, Via Bertolotti, Via San Giovanni d’Acri); verifica del rispetto dei nuovi limiti europei per la qualità dell’aria, entrati in vigore nel 2024.
Un dato su tutti: il nuovo limite UE per il biossido di azoto è fissato a 20 µg/m³. “Se uno solo di questi valori risultasse superato, non sarebbe legalmente ammissibile introdurre nuove fonti emissive, come un nuovo forno”, spiega il Comitato, citando dati dell’Ecoistituto di Reggio Emilia secondo cui anche un moderno forno elettrico può emettere fino a 120 tonnellate annue di ossidi di azoto.
Il monitoraggio, aggiungono i promotori, è possibile e già sperimentato altrove. A Livorno, ARPAT – l’agenzia ambientale toscana – ha condotto rilevazioni in 14 punti della città esposti a emissioni portuali, utilizzando proprio campionatori passivi. Genova può e deve fare lo stesso, dicono.
“I cittadini di Cornigliano hanno diritto alla stessa tutela della salute e della trasparenza ambientale di qualunque altro quartiere. Non vogliamo promesse, ma strumenti reali per capire cosa respiriamo ogni giorno.”






