Un milione di piccoli oggetti elettronici dimenticati nei cassetti delle case genovesi. Vecchi cellulari, caricabatterie, accessori che non funzionano più o che, semplicemente, non servono più: è in questo patrimonio nascosto che Amiu ha deciso di scavare.
Dopo l’estate, la società di igiene urbana del Comune di Genova lancerà un progetto sperimentale unico in Italia, dedicato alla raccolta e al recupero dei piccoli Raee domestici, quei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche che contengono terre rare, metalli preziosi e materiali utili per l’industria tecnologica.
L’iniziativa, di cui ha dato notizia Il Sole 24 Ore, punta a costruire un modello replicabile su scala nazionale. Prevede una campagna di sensibilizzazione capillare, un circuito premiante per i cittadini che restituiranno i dispositivi e una serie di attività operative come centri del riuso, il camioncino Ecovan in servizio nelle piazze, domeniche di “Grande Raeecolta” nei quartieri. In collaborazione con le scuole tecniche genovesi sarà creato un outlet di piccoli elettrodomestici riparati dagli studenti, mentre l’Università potrà contribuire sviluppando nuovi modelli di contenitori e reti di raccolta anche all’interno dell’Ateneo.

Il direttore generale di Amiu, Roberto Spera, parla di “un tesoro da valorizzare” e di un’occasione per mostrare che “anche con un piccolo gesto quotidiano si può generare un impatto positivo, concreto, per le persone, per l’ambiente e per il futuro del Paese”.
Secondo un recente studio di The European House – Ambrosetti, commissionato da Erion, se l’Italia raggiungesse entro il 2030 l’obiettivo europeo del 65% di raccolta dei Raee (oggi ferma al 37%), si potrebbero recuperare 312mila tonnellate in più di rifiuti elettronici, da cui estrarre circa 17mila tonnellate di materie prime critiche. Un risultato che equivarrebbe al 25% delle importazioni cinesi del 2021, con un risparmio di 2,5 milioni di tonnellate di CO₂ e benefici ambientali e sociali stimati in 487 milioni di euro.
L’urban mining, letteralmente “estrazione urbana”, è la nuova frontiera dell’economia circolare e consente di trasformare i rifiuti in risorsa, ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime e creare filiere locali di recupero.






