La storica Vetreria Crisà di Sestri Ponente ha abbassato definitivamente la saracinesca il 30 giugno, chiudendo un capitolo lungo oltre quarant’anni nella lavorazione artigianale del vetro. Il titolare, Armando Crisà, racconta senza filtri i motivi dietro questa dolorosa decisione: "Adesso che è passato il dolore, va tutto bene, sono ben contento di aver fatto questo passo. Ma è stata una scelta difficile".
Il passaggio generazionale, spiega Crisà, è stato impossibile da realizzare: "L’unico che avevo trovato, un ragazzo ucraino, aveva difficoltà con l’italiano e diventava difficile pensare di fare un passaggio. E poi c’era la questione del prezzo: per cedere l’attività dovevi chiedere una cifra legata al fatturato degli ultimi quattro anni, e il commercialista calcolava una cifra iperbolica".
Le difficoltà economiche si intrecciano con un quadro politico e sociale che Armando definisce problematico: "Secondo me, è una scelta che parte dai nostri politici. È tutto allo sbando. Lavori per pagare le tasse, troppe tasse. Vivevo per pagare le tasse, avevo l’età per la pensione, ma troppe spese".
Crisà punta il dito contro la mancanza di aiuti concreti per chi vorrebbe subentrare: "Gli incentivi ci sono, però mi sono reso conto che non si impegnano più di tanto, sono molto blandi. E poi, per chiudere, ti escono tante di quelle spese… la burocrazia è una giungla".
Tra i momenti più amari, la vendita a pezzi del magazzino: "Ho dovuto svendere, non c’è un acquirente unico ma più acquirenti per singole porzioni. Il locale era di mia proprietà, ma è ancora invenduto. Neanche chiedono. Spero di venderlo al più presto e andarmene da Genova, perché è diventata invivibile".
La visione di Armando sulla città è critica e preoccupata: "Hanno voluto una Genova turistica, hanno permesso a Fincantieri di espandersi, ma senza dare lavoro ai locali. Sono arrivati stranieri, è aumentato il caporalato e ora Sestri sembra in mano a Fincantieri, con appartamenti svalutati. E adesso, per completare, mettono la ciliegina con l’altoforno… Sestri diventerà un'area industriale, e non è razzismo, è una gestione sbagliata".
Un’altra critica pesante riguarda la fuga dei giovani: "I laureati scappano. C’è troppa burocrazia, mancano prospettive, e con l’età pensionabile a cui sono arrivato, la decisione di chiudere è stata inevitabile".
La storia della Vetreria Crisà si chiude così, con un bilancio delicato ma con la passione di chi ha vissuto da protagonista una realtà artigianale che lentamente scompare. Un pezzo di Sestri Ponente va via, lasciando un’eredità di dedizione, competenza e voglia di fare che difficilmente sarà dimenticata.








