Attualità - 10 settembre 2025, 08:00

Il partigiano Giotto, cento anni e lotta sempre: “Regali? Macché, fate offerte per la Palestina”

A pochi giorni dal suo compleanno, Giordano Bruschi rilancia l’impegno civile e svela il suo sogno di memoria condivisa: “Vorrei trasformare l’Acquedotto in un percorso storico che racconti la storia di Genova e che sia simbolo di pace”

Il partigiano Giotto, cento anni e lotta sempre: “Regali? Macché, fate offerte per la Palestina”

Se ci arrivo, il 20 settembre saranno cent’anni”. Con la sua abituale cautela, ma con la solidità che lo ha sempre contraddistinto, Giordano Bruschi, il partigiano conosciuto con il nome di battagliaGiotto”, si prepara a spegnere cento candeline. Un traguardo che non appartiene soltanto a lui, ma a tutta la città. Per celebrarlo, il Giardino della Casetta dei Filtri del Circolo Sertoli a Molassana ospiterà una festa dedicata a una vita lunga un secolo, intrecciata con la storia della Resistenza, delle lotte operaie e della memoria civile.

Nato a Pistoia nel 1925 e cresciuto a Genova, Bruschi entrò appena diciassettenne nel Fronte della Gioventù, scegliendo “Giotto” come nome di battaglia e diventando staffetta partigiana. Dopo la Liberazione, non smise più di lottare: divenne dirigente della Cgil e protagonista dello storico sciopero dei marittimi del 1959, durato quaranta giorni e capace di fermare le navi nei porti di tutto il mondo, da New York a Melbourne. “Io ho sfidato i grandi padroni come Costa, Fazio e Lauro - ricorda -. Quelli sono stati i grandi avversari della mia vita”.

Oggi, alla soglia del secolo, conserva la stessa energia di un tempo. “La cosa straordinaria - dice - è che non ci arrivo da vecchio rimbambito, sono in piena attività. Ogni giorno faccio qualcosa: sono cento anni di creatività, di attività”. E infatti, per il suo compleanno, ha deciso di rinunciare ai regali, ma di trasformarli in offerte per la Palestina, facendo così diventare la ricorrenza un’occasione di impegno collettivo. “Ho tante idee, ora bisogna vedere se riesco a realizzarle. Non solo le sottoscrizioni per la pace, ma anche l’idea di imitare Stoccolma, dove la metropolitana è diventata un percorso storico mondiale. Io vorrei trasformare l’Acquedotto nello stesso modo, con sezioni che rammentino pezzi della mia vita e della storia di Genova. Vorrei una sezione dedicata alla Palestina, una a un poeta come Edoardo Firpo, una a un sindaco come Beppe Pericu, una a un partigiano come Michele Campanella. Ogni tratto dell’Acquedotto dedicato a qualcuno, così che passeggiando ognuno trovi un frammento della nostra storia”.

E aggiunge un sogno ancora più grande: “Vorrei creare un grande bosco di olivi, segno di pace lungo l’Acquedotto, per unire palestinesi e israeliani. Tentiamo noi la pace che non si riesce a fare a Gaza: proviamo a costruirla a Genova”.

La vita di Giotto non si è fermata alla Resistenza. Dopo gli anni partigiani e l’impegno sindacale, ha continuato nella politica e nella cultura, diventando un punto di riferimento per le scuole, dove con costanza ha portato la testimonianza della lotta antifascista. “Le battaglie che ho cominciato da bambino sono ancora in corso - spiega -. Non abbiamo finito tutto, anzi: molte volte siamo andati indietro rispetto alla Resistenza. Per questo continuo a raccontare”.

Il suo impegno civile è stato riconosciuto anche dalle istituzioni: nel 2020 ha ricevuto dal Comune di Genova il Grifo d’Oro, mentre il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo ha ringraziato per l’Almanacco del popolo antifascista, un calendario perpetuo con 366 figure della Resistenza. Nel 2021 la sua storia è diventata un docufilm, Giotto: il Novecento proletario di Giordano Bruschi, presentato in Italia e negli Stati Uniti. “Io sono una persona normale. I milioni che hanno combattuto per la libertà sono stati i veri protagonisti. Io ho solo continuato: ho scritto libri, ho raccontato nelle scuole, ho fatto la mia parte. E ancora oggi mi chiamano da tutta Italia: l’ultima volta dalla Calabria, per raccontare la storia dei compagni che hanno lottato insieme a me”.

Il 20 settembre sarà lui stesso a prendere la parola, con la sua voce instancabile. “Racconterò, ma devo stare attento a non parlare troppo, mi rimproverano sempre perché sono troppo attivo” scherza. Insieme a lui ci saranno l’amico storico Luca Borzani e il giornalista Rai Pietro Adami. Sarà un pomeriggio di memoria viva e di futuro, perché, come dimostra la vita di Giotto, la storia non appartiene mai soltanto al passato.

Chiara Orsetti

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