Il recente decreto che pone fine all’uso del cellulare in classe ha riacceso il dibattito sul rapporto tra scuola e nuove tecnologie. C’è chi vede nel divieto una misura necessaria per tutelare l’attenzione e la concentrazione degli studenti, ma c’è anche chi sottolinea come lo smartphone, più che bandito, debba essere compreso e governato.
“Non basta dire agli studenti di non usare il cellulare: bisogna insegnare loro a usarlo in modo consapevole” spiega Maddalena Carlini, la Dirigente scolastica dell’I.C. Sestri Est e segretaria della Cisl Scuola Liguria. “La scuola deve assumersi la responsabilità di avviare percorsi concreti che rendano i ragazzi capaci di distinguere rischi e opportunità legate allo smartphone”.
Un esempio arriva da un progetto attivato nella secondaria, in collaborazione con una rete di istituti coordinata dall’Istituto Comprensivo Finale Ligure: “Un bit alla volta”. L’iniziativa prevede il rilascio di un patentino digitale agli studenti, al termine di un percorso formativo sull’uso corretto del cellulare. “I ragazzi hanno già seguito un corso - racconta la dirigente - e in ottobre ci sarà la cerimonia di consegna della patente digitale. Nel frattempo stiamo lavorando per introdurre un percorso simile anche alla primaria: le classi quarte e quinte riceveranno un ‘foglio rosa' digitale e parteciperanno alla cerimonia insieme ai compagni più grandi”.
Il tema non riguarda solo la dimensione didattica, ma anche la sicurezza. “Non sono d’accordo con chi propone di vietare ai ragazzi di portare il cellulare a scuola. È uno strumento che fa parte della vita quotidiana, che può essere d’aiuto, persino salvare situazioni delicate. Penso agli studenti delle medie che tornano a casa in autonomia: avere un cellulare con sé rappresenta una sicurezza in più”.
Per questo, in molte scuole la soluzione scelta non è vietarne il possesso, ma regolamentarne l’uso. Gli studenti consegnano i telefoni all’inizio delle lezioni e li riprendono all’uscita. “In questo modo - aggiunge - non diventa un oggetto proibito, che accende ancora di più la curiosità, ma resta uno strumento a disposizione quando serve. Il vero obiettivo non deve essere solo il divieto, che rischia di restare un atto sanzionatorio, ma la crescita di una consapevolezza reale”.
Il percorso verso un uso equilibrato del cellulare, insomma, non si può ridurre a un regolamento: richiede educazione, esperienze pratiche e occasioni di responsabilizzazione. “Negare che lo smartphone possa essere utile sarebbe folle, e la scuola non può chiamarsi fuori dalla realtà: deve guidare gli studenti a vivere la tecnologia in modo critico, sicuro e consapevole”.






