"Il taser è regolato da procedure precise, la scelta di sospendere la sperimentazione è opportuna ma sullo strumento serve un approccio tecnico, non politico. E' uno strumento talmente delicato che deve essere oggetto di formazione e non risulta che la giunta precedente avesse avviato una collaborazione interistituzionale. Chi forma chi lo usa deve essere abilitato". Roberto Traverso, storico segretario genovese del Siap, sindacato di polizia, commenta così la decisione della giunta cittadina di fermare la sperimentazione del taser in uso alla polizia locale di Genova. Tema tornato di attualità con un'interrogazione del Pd in Comune nel merito, per chiarire la posizione in merito all'uso delle pistole a dardi elettrici dopo i casi in Italia e anche a Genova di decessi che hanno fatto seguito all'utilizzo. L'ultimo in ordine di tempo riguarda il giovane Elton Bani, colpito con il taser durante un intervento di emergenza a Genova da due carabinieri poi indagati. La seconda vittima in Italia nel giro di pochi giorni.
E se, la giunta precedente, aveva dichiarato di voler avviare una sperimentazione per dotare anche la polizia locale di pistole elettriche per il contenimento dei fermati, la giunta attuale non solo chiarisce. Ma dichiara lo stop.
"Il periodo di sperimentazione del taser non ha mai avuto inizio - spiega l'assessore alla Sicurezza Arianna Viscogliosi - Secondo la normativa vigente, che è il decreto legislativo n.113/2018, è condizione necessaria per l’utilizzo del Taser all’interno del corpo un regolamento comunale che definisce le modalità della sperimentazione stessa, in particolare in base ai principi di precauzione e sicurezza, che sono alla base e a fondamento della tutela di tutti e dell’incolumità pubblica".
Regolamento che non c'è, mai redatto dalla scorsa amministrazione, quindi la sperimentazione termina qui.
"Decisione corretta - commenta Traverso - Non si tratta infatti di uno strumento qualsiasi, ma di un dispositivo che richiede un livello di formazione altissimo, garantibile soltanto da formatori abilitati delle Forze dell’Ordine, come la Polizia di Stato o i Carabinieri. Posizione che sostenevo già quando, con la precedente giunta, era uscita la notizia che sarebbe iniziata la sperimentazione. Avevo ribadito la necessità assoluta di affrontare il tema del taser in maniera tecnica, senza improvvisazioni e senza scorciatoie. A conti fatti, occorre ricordare che quella sperimentazione in realtà non è mai partita, e oggi la scelta di non proseguire su quella strada mi sembra ancora più comprensibile e sensata".
All'ombra rimane l'utilizzo di uno strumento delicato, ormai parte delle dotazioni delle forze dell'ordine, ma discusso. E che presuppone una formazione. "Regole rigidissime di utilizzo - sottolinea Traverso - può produrre conseguenze importanti. Funziona solo se c’è preparazione tecnica accurata, addestramento costante e capacità operativa consolidata. Prima di pensare a un suo impiego da parte della Polizia Locale, è necessario garantire percorsi formativi specifici, continuativi e certificati".
Per gli agenti della questura di Genova l'uso del taser, introdotto da una normativa del 2018, ebbe un'accelerata dopo l'esito tragico di un intervento a Sestri Ponente, a casa del ventenne Jefferson Tomalà, che aveva dato in escandescenze minacciando di togliersi la vita. All'epoca colpito da 6 colpi di pistola da un agente, poi assolto, che cercava di fermare il ragazzo che aveva colpito un collega. Si pensò al tempo che l'introduzione del taser potesse essere utile, sulla scorta di casi simili e dietro adeguata formazione.
A quasi 7 anni di distanza e a taser ormai in dotazione a tutte le forze dell'ordine, Traverso sottolinea: "La questione non deve trasformarsi in un terreno di scontro politico tra destra e sinistra. Troppo spesso, purtroppo, alcune discussioni su strumenti di sicurezza vengono strumentalizzate. Il taser in Italia è stato introdotto già nel 2018 e da allora è stato oggetto di verifiche e discussioni tecniche: non siamo davanti a un tema nuovo, e proprio per questo il dibattito non dovrebbe mai scivolare sull’ideologia politica, ma restare sul piano tecnico, operativo e formativo".
"Lo strumento, se usato correttamente, è indubbiamente un ottimo deterrente. Ma proprio perché può rivelarsi decisivo in situazioni di rischio, deve essere maneggiato con la massima cautela, seguendo regole chiare e percorsi formativi adeguati - conclude - Serve un approccio serio, tecnico e responsabile, fondato sulla formazione e sulla tutela della sicurezza pubblica".






